"Il tempo preso dallo schermo è tempo sottratto alle nostre vite"
di Domenico Cravero
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Viviamo nel mondo iperconnesso del metaverso, abitiamo costantemente mondi virtuali, comunichiamo per lo più tra “non presenti”. Gli algoritmi dei social sono stati programmati per trattenere online il più possibile chi li usa. Devono catturare l’attenzione, raccogliere le informazioni fornite, trasformarle con l’Intelligenza Artificiale e venderle. Le conseguenze del tempo catturato dagli schermi sono tanto invasive e diffuse da cambiare e riconfigurare l’infanzia e l’adolescenza attuali. È facile vederlo: più si passa tempo ai social, meno si gioca, meno si parla, meno si hanno amici, meno si dorme, più veloci si mangia.
L’adolescenza invece ha ancora bisogno di gioco libero e non solo di sport, di amici e non solo di like, di esperienze e anche di avventure, non solo di fantasticherie virtuali. Ha bisogno di dialogo e di intimità familiare, ma anche del tempo giusto di sonno, di un’alimentazione sana. Le piattaforme sono pensate invece per creare dipendenza, sono inibitori di esperienze. Il tempo preso dalla schermo è tolto alla strada, agli incontri. Si riduce il valore del corpo; ne soffrono l’attenzione e la memoria. Perfino l’intervallo di scuola ormai passa in silenzio, rapiti dai like che si aspettano e che si sa di dover dare. Siamo di conseguenza diventati meno capaci di vivere insieme, di accettarci diversi. Si estende in questo modo la sensazione della vulnerabilità, il vissuto della fragilità, le forme di intransigenza.
A rischio la salute mentale
Non deve quindi stupire l’impennata del disagio e dei problemi della salute mentale dei più giovani in questi ultimi anni: il deficit attentivo, l’ansia, la depressione. Crescono sia i disturbi “interiori”: paura, tristezza, inquietudine, sia quelli rivolti all’esterno: disturbi della condotta, rabbia, violenza, bullismo. Sono aumentati gli accessi al Pronto Soccorso per autolesionismo. La pre-adolescenza vive una trasformazione storica, senza precedenti. Sono coinvolte soprattutto le ragazze che molto investono sulla loro immagine, il profilo social con cui si presentano al mondo, in attesa di riconoscimento.
Gli algoritmi puntano sul loro desiderio di essere belle, magre, conformi. Possono però farsi male e trascinarsi in basso a vicenda. Le possibili conseguenze sono rabbia, demotivazione, sensi di colpa per non essere all’altezza delle attese. Diversa, ma non meno dolorosa, è la reazione maschile: aumenta la depressione, la bassa autostima. La pornografia è l’opzione più semplice per cercare soddisfazione. Ne è nata un’industria fiorente.
Possiamo reagire: con la cura della mente (non esporsi ai social più di un’ora e ½ al giorno; la media oggi è 3 ore), con la cura dello spirito (la riflessione, il silenzio, la lettura, la vita nella natura). I ragazzi, infatti, hanno bisogno di bellezza e di dignità. Il senso genuino della bellezza si forma attraverso il disgusto nei confronti del mediocre, del volgare e del falso.
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