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Il sillabario di Macron: "Après moi le déluge"

Lo Sciacallo


E' quanto mai evidente che il giocatore d'azzardo Emmanuel Macron, più che per le physique du rôle, per caractéristiques psychique, meriterebbe di interpretare il ruolo che fu di Robert De Niro nel "gioco" della roulette russa, in un remake de Il cacciatore, il celebre film di Michael Cimino sulla guerra in Vietnam. In effetti, la chance cinematografica è dovuta a Macron se non altro per l'incoscienza con cui ha saputo esporre i suoi concittadini a una gratuita divisione politica ed emotiva, a stretto giro di posta dal voto europeo. Vi è poi un'altra chance che gli va riconosciuta, ed è quella storica, per come alla stregua di un meschino Luigi XV, quello di après moi le déluge nel cinguettificio con madame Pompadour, ha deciso di abbracciare il nichilismo dozzinale dei potenti e alterare d'impeto il destino di 68 milioni di francesi. E, se vogliamo, anche di noi europei.

Perché, al di là del risultato che scaturirà la prossima settimana dal secondo turno, ciò che prevale è la netta convinzione che lunedì prossimo la Francia sarà spaccata elettoralmente in due, politicamente in più parti, e con numeri che difficilmente assicureranno la maggioranza dell'Assemblea. In compenso, assicureranno ai contendenti rimasti in piedi, destra lepeniana (33 per cento), sinistra (28 per cento) di Malenchon e centristi (20 per cento) di Macron, la convinzione granitica di dover guidare il Paese in nome dei propri milioni di elettori: ognuno di essi a tutti i costi e fino all'ultimo respiro. Speriamo soltanto che non sia quello l'ultimo della democrazia francese. Se dovesse accadere, francesi, controllate bene la pistola alla tempia di Macron!

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