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Stefano Capello

Il senso dell'Accoglienza per l'Informazione: esseri umani, non porci e cani...

di Stefano Capello


Uso strumentale delle notizie, provocazioni per tornaconti politici a fini elettorali, parole in libera uscita raccolte acriticamente, toni in crescendo per seminare ostilità: il cortocircuito mediatico, che si genera sui migranti e sui temi dell'immigrazione più in generale, è stato "processato" ieri pomeriggio sul palco del Teatro Gobetti di Torino. L'occasione, propiziata dal Festival dell'Accoglienza, emanazione della Pastorale Migranti, ha avuto come protagonisti dialoganti Marco Girardo, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, e Andrea Malaguti, direttore de La Stampa, moderati dalla giornalista Letizia Tortello.

Ma, prima del confronto, la platea è diventata anch'essa protagonista, ascoltando una lettera di un giovane rifugiato che ha affermato, innanzi tutto, "di non essere né un cane, né un porco, ma un essere umano"; messaggio semplice e diretto a chi, come il ministro Salvini, tende a essere indelicato, per usare un eufemismo, sempre con i più deboli, i più fragili, gli ultimi sulla Terra. Dunque, una provocazione per tutti e nel contesto una sollecitazione al ruolo dei giornali sull’argomento.

Da qui, la prima grande questione: la differenza che passa tra comunicazione ed informazione, dove quest'ultima è l’esposizione di numeri, fatti, criticità, mentre l'altra consiste nel veicolare messaggi preconfezionati o funzionali all'interesse di una parte precisa. In questo caso, i giornali diventano megafoni, amplificatori di una posizione tutt'altro che neutra. Il che si traduce spesso in una alterazione della realtà, con la politica, e alcuni giornali di rimando, che operano più sul piano della propaganda, trasformando una questione strutturale in emergenza, che sull'informazione.

La gestione muscolare del problema, è stato detto, a sua volta si traduce in propaganda, fattore tipico delle democrazie emotive, quando non avviate sul piano inclinato del populismo. Il cosiddetto "modello albanese" ne è la dimostrazione lampante con tutte le sue iniziali contraddizioni.

Dall'incontro sono emerse altre due importanti considerazioni: la prima ha riguardato la composizione della platea, persone in grado di distinguere tra informazione e propaganda, tra strumentalizzazione e realtà, e via discorrendo. Insomma un pubblico culturalmente ed umanamente preparato, che prelude a un altro e fondamentale domanda: come si raggiungono gli altri?

La seconda considerazione, ha toccato i toni della politica, tendenzialmente votati a creare scontro e divisione, instillando distorsioni e paure, che all'opposto o non ci sarebbero o sarebbero decisamente più contenute.

Attribuire poi, fazioni e bandiere ai valori risulta molto grave ed è tipico della propaganda elettorale in servizio permanente effettivo, a discapito della sua funzione istituzionale di governare per il bene comune.

Quali sono allora i titoli di coda al dibattito? L'auspicio è quello di moltiplicare le iniziative che privilegino l'informazione e che possano agire da moltiplicatore per raggiungere il maggior numero possibile di cittadini, soprattutto i giovani, affinché imparino a formarsi opinioni e non a rimanere vittime di propaganda.

Si potrà allora accogliere, ma anche essere accolti, si potrà così smettere di essere cani e porci, e diventare uomini e donne accolti, accoglienti, umani.



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