Il rapporto politico tra Pd e M5S è lungo e complesso, ma è una buona ragione per andare avanti
Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Nadia Conticelli, capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Torino e Presidente del Pd regionale del Piemonte.
Si respira ancora diffidenza e timore, ma questo non è un elemento necessariamente negativo, perché implica consapevolezza dell’altezza della sfida e del percorso. Sul piano locale pesano le criticità di rapporti spesso deteriorati ben oltre il confine delle contrapposte posizioni politiche. Ma nell’era del post pandemia in cui i cambiamenti sono fortemente accelerati, e in cui per converso le forze progressiste rischiano di restare un po’ “impantanate”, a guardare indietro si rischia di restare pietrificati. Non si tratta neppure di “buttarsi tutto alle spalle”, il passato e, in alcuni casi, anche il presente, piuttosto di declinarlo al futuro, puntando ad obiettivi chiari ed esplicitati, sui quali costruire un rinnovato impegno che dia però ai cittadini una alternativa reale e progettuale, che non resti ferma alla fase teorica e ideale, di cambiamento.
Questo il vero dato politico attorno a cui riflettere sull'incontro “ufficiale” di ieri, 4 gennaio, tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, in vista delle elezioni amministrative 2024. Si tratta, in sostanza, di dare avvio a un percorso autentico; se poi i tempi siano maturi o meno lo vedremo nelle prossime settimane.
Le forze di centro sinistra in Italia, e a caduta in Piemonte, hanno una responsabilità che è insieme complessa e sfidante: costruire un nuovo centro sinistra, che sappia presentarsi come reale alternativa, non solo di perimetro numerico, ma valoriale e di visione, alle destre di governo.
Il cosiddetto governo giallo-rosso (al pari di quello giallo-verde) hanno rappresentato delle fusioni a freddo, sulla spinta della “necessità”, il risultato elettorale, in un caso, la pandemia, nell’altro. Ma hanno rivestito carattere molto diverso, di mero accordo elettorale (il reddito di cittadinanza in cambio del decreto sicurezza) l’uno, di confronto politico il secondo, su temi relativi al welfare o all’ambiente ad esempio. Certo più faticoso, di mediazione ma anche di costruzione di una prospettiva reale di governo, che non può reggersi a lungo su un accordo di puro “scambio”, privo di una visione della società, dello sviluppo e del futuro.
Ora, ad oltre un anno dell'insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, e a cinque anni di Alberto Cirio in Piemonte, entrambi governi di centro destra, ma con una diversa caratterizzazione e peso specifico nel rapporto tra Fratelli d'Italia e Lega, appare evidente che non ci sono scorciatoie. Bisogna “ricostruire”, a partire proprio da questi temi fondanti di una visione di centro sinistra: il lavoro, la sanità pubblica, i trasporti, l’inclusione e i diritti, le misure per l’ambiente non più rinviabili, la transizione tecnologia e digitale. Sono tutti ambiti che non possono essere affrontate a spot, ma richiedono azioni di sistema e, quindi, devono stare in una visione complessiva e condivisa di alleanza politica. Il centro destra non sarà in grado di affrontare le conseguenze dei provvedimenti di facciata e fortemente identitari che sta mettendo in atto, ma bisogna farsi trovare pronti, con una alternativa di governo reale e credibile.
I sistemi elettorali del nostro Paese, multiformi e spesso disorganici, con una mescolanza non sempre virtuosa di maggioritario e proporzionale, non favoriscono la visione di sistema, ma piuttosto il messaggio enfatizzato, del qui e ora, tutto e subito.
Proprio per questo, però, la focalizzazione delle parole chiave che identifichino un nuovo centro sinistra, alternativo ai vecchi schemi, darebbero nuova dignità e vitalità ai percorsi politici interni che i partiti, in particolare Pd e Movimento 5 Stelle hanno messo in atto.
Nadia Conticelli
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