top of page
Marco Travaglini

Il racconto. Alla scoperta delle isole del lago Maggiore


di Marco Travaglini


Il lago Maggiore è il secondo specchio d’acqua dolce d’Italia per superficie (dopo il Garda) e profondità (dopo quello di Como). Conosciuto e apprezzato in tutto il mondo anche per le innumerevoli opere dedicategli da artisti e viaggiatori italiani e stranieri il Verbanus Lacus (nome donatogli dai Romani, dal quale probabilmente derivò poi il termine Verbano) o Lacus Maximus (nome attribuitogli da Virgilio) ha una superficie di 212 chilometri quadrati (l’80% in Italia e il restante 20% in Svizzera), una lunghezza di 64.37 km e una larghezza di 5, un perimetro di 170 km e una profondità massima di 372 metri. Un bacino di tutto rispetto con diverse isole. A proposito, quante sono le isole del lago Maggiore?


Quante sono?

Una domanda all’apparenza banale alla quale però nemmeno chi vive sulle sponde del Verbano, spesso, sa rispondere correttamente. Così, istintivamente, si pensa subito alle più famose, quelle del golfo Borromeo. Ma in realtà le isole del lago Maggiore sono ben undici! Nel conto vanno messe le uniche due nelle acque svizzere a Brissago, l’isola Grande (isola di San Pancrazio) e l'isola Piccola (isola di Sant'Apollinare o isola dei conigli) e le tre dell'arcipelago della Malpaga, più conosciute come i Castelli di Cannero (l'isola grande, lo scoglio delle Prigioni, e lo scoglietto del Melgonaro, poco fuori la torre che guarda verso Maccagno, sul quale cresce una solitaria ma tenace pianta che ha affascinato scrittori e incisori come Piero Chiara e Carlo Rapp).

C’è poi il minuscolo e affascinante isolino di San Giovanni a Pallanza dove il grande direttore d'orchestra Arturo Toscanini scelse di risiedere tra il 1927 e il 1952 godendone "la pace e d'ospitalità" circondato solo da una stretta cerchia di amici. Più avanti il celebre golfo Borromeo incastona in un diadema ben quattro perle: Isola Madre, Isola Bella, Isola Superiore o dei Pescatori e lo scoglio della Malghera, l’isolotto degli innamorati, collocato a metà strada tra quest’ultime due isole. Fin qui, sommandole, fanno dieci. Dove sarai mai l’undicesima isola?

A sud-est del lago, al centro del golfo di Angera, unica isola situata in territorio lombardo e nascosta da canneti e brume, c’è l’isolino Partegora (l’isulin degli angeresi). Su questo lembo di terra, secondo leggende e tradizioni, si fermarono i fratelli San Giulio e San Giuliano, originari dell’isola greca di Egina, che oramai sfiniti dal loro girovagare per l'Italia allo scopo di edificare chiese, volevano costruirvi l’ultima dimora dove attendere la chiamata di Dio. Un mattino però Giulio, pervaso da spirito profetico, chiamò Giuliano e gli disse: "Un lupo e una volpe qui faranno strazio di carni innocenti. Allontaniamoci!". E così abbandonarono Angera per portarsi sul lago d’Orta dove Giulio diede il suo nome all’unica isola del più occidentale fra i grandi laghi prealpini.

La scoperta del metano di Alessandro Volta

L’isolino di Partegora non ospitò la casa dei santi, ma divenne noto per un'importante scoperta scientifica risalente al 1776. Su quel lembo di terra, il 4 novembre dell’anno in cui venne sottoscritta la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, il geniale fisico italiano Alessandro Volta, ospite della famiglia Castiglioni, rovistando con un bastone nella palude che circondava la parte nord dell'isola, notò la fuoriuscita di bolle di gas dal fondo della melma, le raccolse in alcune bottiglie e nei giorni seguenti, durante alcuni esperimenti, riuscì a provocare la combustione del loro contenuto. Chiamò "aria infiammabile" quel gas che in seguito venne classificato come metano. Ma le undici isole condividono un’altra particolarità: quella di essere un poco ballerine e flottanti. Almeno così vennero rappresentate nelle riproduzioni pittoriche che hanno visto all’opera numerosi artisti.

Non vi è mai stato uno di loro che abbia scelto di dipingerle senza rinunciare a darne una propria interpretazione o un tocco personale, spostandole a piacimento secondo le convenienze al fine di ottenere i migliori effetti prospettici per stupire e deliziare il potenziale turista. Ma di fronte a un lago così si può anche chiudere un occhio. Lo sapeva bene Marie-Henri Beyle, vale a dire Stendhal quando scrisse: “Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore”. E qualora non bastasse aggiungiamo l’altrettanto autorevole parere di Gustave Flaubert: “E' il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza”. Ogni parola spesa in più suonerebbe superflua.


7 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page