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Luca Rolandi

Il messaggio di Lisbona: Francesco indomito, con la gioventù per la Pace

di Luca Rolandi

Un Papa anziano, stanco, malato ma indomito, coraggioso, pieno di vita e di speranza umana e cristiana. A dieci anni dalla sua prima Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) di Rio de Janiero, dove era in forze e iniziava il suo pontificato con grande slancio, Francesco a Lisbona è sembrato rigenerato nel suo abbraccio con un milione e mezzo di giovani provenienti da tutto il mondo. La forza mediatica della sua parola si è affievolita, perché insiste su temi che la nostra cattiva coscienza rimuove. E il valore dell’andare controcorrente non paga più come all’inizio del suo pontificato.


"Giovani, Gesù vi dice: non temete"

Questi incontri che da oltre trent’anni per volontà di Giovanni Paolo II riuniscono la gioventù da ogni angolo del pianeta resistono al tempo e ripropongono le speranze e anche le illusioni, le utopie e i sogni di quella fascia generazionale orientata al futuro. Qualcuno critica questi incontri oceanici, altri puntano il dito sul rapporto eccessivamente concentrato sul successore di Pietro, ma è evidente che Francesco ha capovolto il paradigma mettendo al centro la Parola di Dio, la misteriosa presenza dello Spirito, in rapporto ai giovani informazione e in crescita umana e spirituale.

"Giovani, Gesù vi dice: non temete": con questa esortazione, più volte ripetuta in spagnolo, papa Francesco ha concluso l'omelia della messa finale della 37esima Gmg. E all'Angelus ha pregato per la pace In Ucraina e annunciato il Giubileo dei Giovani nel 2025 a Roma e la prossima Gmg a Seul in Corea nl 2027, annuncio accolto da fragorosi applausi. Nell'omelia, il Pontefice ha cercato di delineare l'eredità dell'incontro per consegnarlo ai giovani che stanno per tornare a casa. Francesco è tornato al Parque Tejo di buon mattino, per incontrarli nuovamente, gli stessi che sera per la veglia si erano stretti a lui.

I mali interni della Chiesa

Francesco, il papa che non dimentica mai la costruzione della pace, anche quando risuonano i cannoni, ha fatto poi un ultimo appello: "In particolare, accompagniamo con il pensiero e con la preghiera coloro che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre. Nel mondo sono tante. Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto. Amici, permettete a me, anziano, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace”.

Tanti i temi trattati e sullo sfondo un richiamo sempre poco ripreso e condiviso dalla coscienza collettiva e l’opinione pubblica mondiale sul continente africano. Sull’aereo che l’ha riportato a Roma, papa Bergoglio è tornato senza alcun filtro su tanti temi, come l’immane tragedia del Nord Africa e il Mediterraneo trasformato in un cimitero per il criminale sfruttamento dei migranti, l’apertura della Chiesa a tutti, perché Dio è il padre di tutti, incluse le persone LGBT+, "ma la Chiesa ha le sue regole interne" e ancora sugli abusi nella chiesa definiti una peste tremenda, e sulla quale la tolleranza sarà zero e infine, un riferimento personale, quanto atteso da tutti: "la mia salute va bene, conduco una vita normale".



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