Il mese della Resistenza: il 25 Aprile, la fiaccolata a Torino
di Nino Boeti * |
Stasera, 24 aprile, alle 20, dopo due anni di blocco a causa della pandemia, la fiaccolata della libertà ritorna a Torino. In testa lo striscione dell’ANPI e il gonfalone della Città di Torino, città medaglia d’oro della Resistenza. Il corteo si muoverà come da tradizione da piazza Arbarello per concludersi in piazza Castello, dove prenderà la parola l’avvocato Bruno Segre, ex detenuto politico e partigiano di “Giustizia e Libertà”.
Il 25 Aprile 1945, settantasette anni dopo la Liberazione che segnò il ritorno alla democrazia dell’Italia, è la data che più di altre è nella pelle e nel cuore dei piemontesi. Il Piemonte è la regione da cui prese le mosse la Resistenza all’indomani dell’8 settembre 1943: venti mesi di lotta in cui la popolazione civile soffrì anche i pesanti bombardamenti degli Alleati insieme alle persecuzioni, rappresaglie, eccidi perpetrati dei nazifascisti (in http://www.cr.piemonte.it/web/files/candidatura_medaglia.pdf).
Il 25 Aprile 1945 è la fine della guerra a un tempo è una data fondativa: è il nuovo che avanza in tutte le sue espressioni civili e politiche ed è soprattutto l’inizio di una nuova forma di convivenza civile per l’Europa. Un continente che si unisce sotto varie forme, che scrive più pagine in nome dell’unità, della coesione e della pace. Un continente fermamente convinto di ripudiare la guerra, ma che la guerra se la ritrova in casa nel 1991, nei Balcani con la disgregazione feroce della Jugoslavia. E oggi, dal 24 febbraio scorso, avverte che la sua pace è sottoposta al martellamento dell’esercito russo di Putin che ha invaso l’Ucraina.
Con l’intervento di Nino Boeti, presidente dell’ANPI provinciale di Torino, la Porta di Vetro conclude la rassegna della memoria sul 25 Aprile.
È un 25 aprile difficile quello che stiamo per vivere. La pandemia, ancora presente tra di noi, non ci consente di godere completamente della libertà alla quale eravamo abituati. A questo dolore si aggiunge la follia della guerra che si sta combattendo in Ucraina. Molte volte in questi anni, nelle nostre riflessioni, pubbliche e private, abbiamo ricordato che quello che era successo nel secolo passato poteva ancora succedere. Ma non immaginavamo che potesse accadere nel 2022 nel cuore dell’Europa.
La guerra in Ucraina, le immagini terribili che vediamo ogni giorno ci sembrano incredibili. Ma non è un film di guerra. I soldati morti, i civili uccisi, le case distrutte, i bambini in fuga, con la mano nella mano dei loro genitori, nel freddo e nella neve, ci riportano ad un tempo che pensavamo non dovesse più tornare. Ogni giorno immagini nuove di dolore e di disperazione. Roberto Saviano in un suo articolo, qualche giorno fa, ha riportato l’immagine della mano di una donna con le unghie smaltate che emerge dalla terra con la quale è stata ricoperta dopo un’esplosione.
Quella mano smaltata non vuole dire, come qualche stupido ha ipotizzato, una messa in scena. È la mano di una donna uccisa che pur nella tragedia del suo quotidiano ha considerato importante occuparsi anche di se stessa, della propria femminilità. Ed è incredibile che tutto questo avvenga per mano di un Paese, la Russia, che ha resistito all’assedio dell’esercito tedesco nella Seconda guerra mondiale e ha contribuito in maniera determinante alla sconfitta del nazifascismo.
L’ANPI nazionale è stata contraria all’invio di armi in Ucraina, ma è stata netta rispetto alla responsabilità di questa guerra. C’è un paese aggressore, la Russia, e c’è un paese aggredito, l’Ucraina. È una posizione dettata dal nostro atteggiamento rispetto a quella Costituzione che i nostri partigiani e le nostre partigiane, con l’impegno civile e politico dopo la guerra, hanno scritto.
È dentro questa Costituzione l’articolo 11: l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. C’è una parola che l’ANPI ha usato in questi anni. Era uno slogan inventato dalla nostra Presidente Nazionale Carla Nespolo. Ed era UMANITÀ AL POTERE.
Umanità è una parola che si accompagna ad altre parole che dovrebbero caratterizzare la nostra vita e che sono solidarietà, fratellanza, generosità. I partigiani e le partigiane, dopo la guerra, sentirono l’impegno politico come un dovere, la continuazione ideale all’interno delle istituzioni di quella lotta. Nonostante la diversità delle ideologie politiche e degli ideali che esse contenevano, le aspirazioni dei Padri e della Madri Costituenti furono recepite e limpidamente unificate nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana e nell’insieme dei suoi indirizzi e precetti: i diritti inviolabili dell’uomo e i doveri inderogabili di solidarietà, l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, la rimozione degli ostacoli che impediscono il vero sviluppo della persona umana, il diritto al lavoro, l’unità e l’indivisibilità della Repubblica, il ripudio della guerra e l’impegno a promuovere e favorire le organizzazioni internazionali che mirano ad assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni, il diritto ad una sanità pubblica e l’offerta di cure gratuite agli indigenti, l’abolizione della pena di morte.
Per questa ragione il 25 aprile 2022 diventi il 25 Aprile della solidarietà e della giustizia. Perché il 25 aprile è il giorno della gente per bene, di quella che lavora da sempre, paga le tasse, rispetta le leggi, chiede maggiore giustizia sociale ed è disposta a lottare per questo. È il giorno di chi crede nel rispetto reciproco, nei valori consolidati della democrazia e dell’antifascismo. Di chi crede nella Costituzione ed ha capito fino in fondo il senso della Resistenza, della lotta di liberazione. È il giorno di chi ha rispetto dei sacrifici personali, di chi non è razzista o prepotente. Di chi, come volontario, corre a dare una mano quando ci sono i terremoti e le tragedie.
Il 25 aprile è anche il giorno di chi ha la capacità e la forza di insegnare a scuola, pensando al futuro. Di chi assiste i malati negli ospedali. Di chi è capace di aiutare con amore gli anziani. È anche il giorno dei poliziotti e dei carabinieri, capaci di difendere la democrazia e le istituzioni con lealtà e comprensione. Il 25 aprile è il giorno dei vigili del fuoco, dei medici onesti, degli industriali piccoli e grandi che conoscono le loro responsabilità sociali e che sono capaci di creare e dare lavoro, pagando il giusto chi lavora. Il 25 aprile è il giorno dei giovani in cerca di futuro, ma è anche il giorno dei bravi sindaci che sanno fare il loro lavoro con capacità e lealtà, in nome di tutti e per tutti.
È il giorno dei magistrati che vivono da anni sotto scorta, per difendere la giustizia. È il giorno dei piccoli artigiani, degli scrittori e dei pittori, dei registi e dei giornalisti coraggiosi. Di chi svolge il proprio servizio militare non per occupare o conquistare, ma di chi conosce il valore della pace e cerca di fare del proprio meglio per portarla ovunque. Il 25 aprile è il giorno di milioni di persone per bene.
*Presidente ANPI Provincia di Torino
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I precedenti articoli
Il ricordo del Beato Girotti in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model.pdf
Condove, il ricordo dei Martiri del Gravio in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model-copia.pdf
Quel 13 aprile 1945 del generale Clark inhttps://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_resistenza.pdf
Lo sciopero del 18 aprile 1945 inhttps://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model-8.pdf
Una Mostra sui “Gruppi di Combattimento” in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/model_vice.pdf
Le donne partigiane in Piemonte in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model-9.pdf
L’alba dell’insurrezione generale inhttps://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/model_-trava01.pdf
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