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Il Giorno del Ricordo è dedicato alle vittime non alla propaganda

Michele Ruggiero

Aggiornamento: 15 ore fa

di Michele Ruggiero


Momenti di riflessione e commemorazione sono previsti [1] in Italia oggi, 10 febbraio, data simbolo per riportare alla memoria uno dei drammi più laceranti del Secondo dopoguerra: le violenze dal 1945 perpetrate sulla popolazione civile nei territori del Friuli Venezia Giulia occupati dalle truppe jugoslave del maresciallo Tito e l'esodo biblico che ne è seguito nel 1947. Violenze ed esodo: due fasi strettamente concatenate che nel tempo hanno raccolto altre parole chiave mano mano che la luce illuminava quel periodo oscuro, superando omertà e ipocrisie, tatticismi e contrapposizioni internazionali, denunciando da una parte i massacri di italiani gettati nelle foibe (le voragini carsiche) e dall'altra il dolore degli esuli, di chi abbandonando terre secolari si ritrovò quasi straniero in patria.

Ma il Giorno del Ricordo, commemorazione civile istituita in Italia nel 2005, non è soltanto uno spazio bianco da riempire per dare una giusta e dignitosa pagina di storia alle migliaia di vittime e alle centinaia di migliaia di esuli italiani e, non dimentichiamolo, alle popolazione slave e slovene che subirono l'occupazione spietata, come dimostra la condanna del generale Roatta per crimini di guerra, delle armate del Regio Esercito. Alle sue origini, il 10 febbraio si prefiggeva, e si prefigge, anche un altro e alto obiettivo morale e politico: superare le divisioni etniche e le barriere ideologiche per ritrovare un filo comune nella rappresentazione dell'orrore della Seconda guerra mondiale, cui l'Italia fino all'8 settembre 1943 prese parte come paese aggressore e successivamente nel ruolo di occupante feroce con il resuscitato fascismo della repubblica di Salò sostenuto dall'esercito nazista.

Un proposito però che non è evidentemente nelle corde di tutti se ogni anno l'infantilismo dell'antagonismo sociale scambia le doverosi indagini e analisi storiche per libertà di vandalizzare e oltraggiare monumenti e lapidi a ricordo delle vittime, come ieri l'altro a Basovizza e a Torino, nel quartiere Lucento, in quell'aggregato di case conosciuto come Villaggio Santa Caterina, che a partire da metà degli anni Cinquanta ha ospitato i profughi dal Friuli Venezia Giulia. E, dall'altra parte, se si rinfocolano ad orologeria polemiche astiose e strumentali in una sorta di puerile revanscismo da parte di chi è stato sconfitto sul campo dalla Resistenza europea e italiana, giudicato dai Tribunali militari e dal Tribunale della Storia.

Il Giorno del Ricordo dovrebbe unire per non dimenticare ciò che è soprattutto scomodo, affinché si possa affermare con il massimo della trasparenza una verità non faziosa, senza i troppi giri di parole di quei legulei che gettano fumo negli occhi cominciando a chiedere quale verità. Ieri come oggi, in Italia come in altre parti teatro di una guerra mondiale a pezzi, ce n'è una sola, quella delle vittime innocenti.


Note

[1] A Roma cerimonia solenne in mattinata al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in diretta dalle 10,55 su Rai 1. A Torino sarà celebrata una Santa Messa nel Duomo di Torino seguita, alle 11.45, da una cerimonia al Cimitero Monumentale. Le commemorazioni proseguiranno venerdì 14 febbraio, alle 10.30, con la deposizione di una corona sulla targa dedicata dal Comune di Torino agli esuli Istriani-Fiumani-Dalmati in corso Cincinnato. A chiudere il programma sarà un evento speciale: sabato 22 febbraio, alle 20.30, il Conservatorio ‘Giuseppe Verdi ospiterà un concerto dedicato al Giorno del Ricordo 2025.

Numerose anche le iniziative delle sezioni torinesi dell'Anpi. Tra queste segnaliamo l'incontro alle 17,30 nella Sala Primo Levi della Biblioteca Archimede di Settimo Torinese (piazza Campidoglio, 50) dal titolo "Un Villaggio per gli istriani, Le case rosse di Torino". L'iniziativa è organizzata in collaborazione con Anvgd - Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato provinciale di Torino.





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