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Claude Raffestin

I "nuovi conflitti"... tra Italia e Francia

di Claude Raffestin

 

La Francia e l’Italia hanno sempre intrattenuto rapporti tra amicizia e conflitti, con questi ultimi che hanno generalmente avuto per origine, dall'Ottocento in poi, la frontiera. La polemica fra il ministro francese Gerald Darmanin e la premier italiana Giorgia Meloni, ha riguardato il problema della gestione dei migranti sulla più complessa di queste frontiere, quella di Mentone, dove da sempre i rifugiati o i migranti che arrivano in Italia via mare, cercano di passare in Francia se sono francofoni oppure, più semplicemente di transitare per quel paese se vogliono raggiungere la Gran Bretagna o l’Europa del nord ovest. Non è un caso che la Francia abbia lo stesso nostro problema a Le Havre, dove i migranti si accalcano per uscire dal paese, creando tensioni con il Regno Unito che li respinge.

In generale questo tipo di conflitti si risolve sul piano diplomatico, cosa non avvenuta nel recente scontro verbale. Infatti, il ministro francese ha accusato la presidente Meloni di incompetenza: giudizio di valore che è un insulto all’indirizzo di quest’ultima. Non si tratta semplicemente di un'offesa alla persona, ma a tutta la nazione italiana attraverso il suo governo. Sarebbe stato del tutto diverso se il signor Darmanin avesse espresso il suo giudizio di valore negativo in termini diplomatici del tipo: “Vogliamo affrontare con Roma il tema di una più corretta pratica delle politiche migratorie e della loro gestione sulla nostra frontiera comune”, magari aggiungendo “E insieme dobbiamo porre a livello europeo il tema di un regolarizzazione dei flussi nel Mediterraneo e di un maggiore coinvolgimento di tutta l’Unione.”

Sembra che il ministro francese abbia dimenticato i buoni insegnamenti dell’ENA (la Scuola nazionale di amministrazione) e delle scienze politiche. O allora ha volontariamente scelto questo modo di intervenire per delle ragioni che non possiamo qualificare, ma che hanno prodotto sicuramente un risultato inappropriato.

È veramente deplorevole che si giunga a questi termini fra paesi dell’Unione europea: troppo spesso per ragioni di politica interna si dimentica che le relazioni fra i paesi dell’UE devono imperativamente essere improntate a uno spirito di leale collaborazione e di amicizia. Ci sembra di essere tornati al Diciannovesimo secolo, con gli incidenti di frontiera e il richiamo degli ambasciatori!

In conclusione, ci si può porre la domanda perché la Francia si senta obbligata in caso di crisi con l’Italia ad insultarla come ha appena fatto. La risposta affonda le radici nella storia.

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