"Grano nuovo": a Usseglio la nuova opera di Garbolino Rù
Aggiornamento: 5 lug
E' un progetto accarezzato da anni quello di Gabriele Garbolino Rù (socio de La Porta di Vetro), scultore, docente all'Accademia delle Belle Arti di Torino, che vedrà la luce domani, 6 luglio, ad Usseglio, alle 16. La scultura ha come titolo "Grano nuovo" e si inquadra, dopo più soluzioni e bozzetti ricercati con grande determinazione per quasi due anni, nell'essenza della contemporaneità con cui l'artista dà voce concreta alle sue sensibilità e alle quali dà forma nella tradizione figurativa. In questo caso, l'occhio fissa uno dei temi cardini nella storia dell'umanità: le migrazioni. Non a caso, la scultura sarà svelata ad Usseglio, in val Viù, una terra che a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento si vide spogliare dei suoi figli migliori in giro per il mondo alla ricerca di un futuro.
La mostra al Museo Arnaldo Tazzetti di Usseglio
L'inaugurazione rientra nella serie di iniziative per la mostra "Memoria e accoglienza" che presenta due allestimenti: il primo, in ordine di tempo, al Museo Arnaldo Tazzetti di Usseglio (7 luglio-1 settembre), l'altra all’ex Confraternita di Lemie (21 luglio-1 settembre). L'epilogo in autunno a Torino, all'Archivio di Stato in piazza Mollino.
Nel mezzo, la scultura sarà ospitata nella sede della Pastorale Migrante, in via Cottolengo 24, dove nel Cortile della Magnolia, nella cornice delle iniziative previste dal Festival dell'Accoglienza, organizzato dalla Pastorale migranti dell'Arcidiocesi di Torino. All'interno del programma, il 23 settembre alle 18, il Festival ospiterà un dibattito nato dal concorso della Porta di Vetro sul tema delle migrazioni, cui parteciperanno, tra i primi nomi, oltre allo scultore Garbolino Rù, il presidente della Pastorale migranti Sergio Durando, Alberto Tazzetti, presidente del Museo di Usseglio, Michele Ruggiero e Maurizio Dematteis.
Con la mostra "Memoria e accoglienza", il Museo Tazzetti celebra i suoi primi vent'anni affrontando il complesso tema dell'immigrazione attuale. Si parte con il fare memoria delle storiche emigrazioni di tanti italiani all’interno del nostro stesso Paese e verso mete più lontane, per arrivare alle esperienze recenti di accoglienza dei migranti, con un riferimento particolare alle esperienze delle Valli di Lanzo.
La mostra espone una ricca collezione di fotografie, curata da Mauro Vallinotto, oltre a testi, filmati e documenti della storia locale messi a disposizione da persone del luogo, che narrano le migrazioni degli italiani e dei valligiani a fine ‘800 e inizio ‘900, fino alle odierne immigrazioni dall’Africa e dall’Asia.
A Lemie la messa a fuoco dell'obiettivo coglie le migrazioni recenti e il senso dell’accoglienza, con riferimento anche ai profughi ospitati intorno agli anni 2010/2015 nelle Valli di Lanzo e alle loro storie di integrazione.
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