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Giorgio Bertola

Giunta Cirio da manuale... Cencelli

Aggiornamento: 28 giu

di Giorgio Bertola


@cr.piemonte.it

A sole tre settimane dal voto il rieletto Presidente Alberto Cirio ha varato la nuova Giunta regionale del Piemonte. Quasi un primato, se pensiamo a quanto sta accadendo in Basilicata, e alla oggettiva difficoltà di trovare un equilibrio tra le quattro forze di maggioranza. La situazione è infatti molto diversa rispetto a cinque anni fa, quando la Lega era riuscita a portare a Palazzo Lascaris ben ventitré consiglieri, un numero molto vicino alla maggioranza assoluta dell’emiciclo. Questa volta, invece, Cirio può trarre beneficio da rapporti di forza che si sono radicalmente modificati, perché Fratelli d’Italia, nonostante il buon risultato (13 seggi), non è un partito dominante e se "ringhia" lo si può tenere a bada; d'altro canto, il presidente può contare su cinque consiglieri, espressione della sua lista civica, mentre Lega e Forza Italia hanno sei seggi ciascuno.

Così la composizione della nuova Giunta regionale è lo specchio dei rapporti di forza che abbiamo descritto: quattro assessori per FdI, due per la Lega, due per Forza Italia, e due per la lista civica del presidente. A completare la squadra ci sono i due sottosegretari alla presidenza: Alberto Preioni in quota Lega e Claudia Porchietto per i berlusconiani. Morale: è la saggezza popolare democristiana di Cirio che ritorna sotto forma di manuale Cencelli, straordinario esempio di equilibrismo politico che riflette anche il suo l'animus conciliandi, quello con cui si alza al mattino da presidente della Giunta piemontese e alla sera va a letto per sognare d'essere un ministro della Repubblica.

Ma ritorniamo alla squadra del grattacielo. La delega più importante, quella alla Sanità, come da tradizione va al partito di maggioranza relativa, ed è stata assegnata al meloniano Federico Riboldi, ex sindaco di Casale Monferrato. Una scelta politica, ricaduta su una persona certamente meno esperta nel campo rispetto al predecessore Luigi Icardi. A Maurizio Marrone, che inizialmente pareva il pretendente più accreditato per quell’incarico, sono state invece confermate le deleghe alle politiche sociali, insieme a quelle relative all’integrazione sanitaria, emigrazione e cooperazione, usura e beni confiscati, politiche della casa, delle famiglie e dei bambini. Incarichi che gli permetteranno di proseguire nell'impronta politica fortemente ideologica e identitaria già portata avanti nella scorsa legislatura, come quella sui volontari pro-vita nei consultori. Campagne che nelle sue intenzioni dovrebbero accreditarlo come uno dei potenziali successori di Cirio.

Per raggiungere l’obiettivo, Marrone dovrà tuttavia fare i conti principalmente con la compagna di partito Elena Chiorino, anch’essa confermata alle deleghe che già possedeva (Istruzione, Diritto allo studio universitario, Lavoro, Formazione professionale e Welfare aziendale), con l’aggiunta delle partecipate. A lei però è andato anche il ruolo di vicepresidente, un tassello importante per il percorso verso il vertice. Il che è anche una chiave di lettura delle "preferenze" d'immagine cavalcate da Cirio. A completare la truppa meloniana troviamo Marina Chiarelli, ex vicesindaco di Novara, con Turismo, Cultura Sport e Post olimpico, Pari opportunità e Politiche giovanili e Paolo Bongioanni, capogruppo uscente, con Commercio, Agricoltura e cibo, Parchi, Caccia e pesca, Peste suina.

L’unico assessore leghista confermato rispetto alla scorsa legislatura è Matteo Marnati, nonostante apparisse come uno dei più deboli all’interno del partito, anche per via di alcune decisioni poco gradite come lo stop ai diesel Euro 5. A lui tornano le deleghe all’Ambiente, all’Energia, all’emergenza siccità (parlare di crisi climatica alla destra pare inverosimile) e all’Innovazione. I temi più identitari per la Lega, come Autonomia, Sicurezza, Polizia locale e Immigrazione saranno in capo all’altro assessore leghista, Enrico Bussalino. Il presidente della Provincia di Alessandria si occuperà anche di logistica e infrastrutture strategiche, questioni molto importanti per il suo territorio di provenienza.

Per Forza Italia quelle di Marco Gabusi e di Andrea Tronzano sono due conferme, anche nelle deleghe assegnate. Trasporti e infrastrutture, Opere pubbliche e difesa del suolo, Protezione civile e gestione dell’emergenza profughi per l’astigiano e Bilancio, Finanze, attività produttive, industria, artigianato, Pmi e imprese cooperative, Internazionalizzazione e attrazione investimenti per Tronzano.

Gian Luca Vignale non è riuscito a tornare in Consiglio regionale dopo cinque anni di stop, ma sarà assessore esterno in quota alla lista civica di Cirio. Si occuperà di Personale, Organizzazione e patrimonio, Affari legali e contenzioso, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Fondi di Sviluppo e Coesione. Gli è stata assegnata anche la delega ai Rapporti con il Consiglio regionale. Per questo incarico Cirio ha voluto uno dei suoi uomini, il suo ex Capo di Gabinetto. Una persona che ha esperienza di Palazzo Lascaris e che dovrebbe riuscire a smorzare l’impeto della truppa meloniana, cercando un rapporto costruttivo con le opposizioni. L’altro assessore della lista di Cirio sarà Marco Gallo, che ha ricevuto le deleghe per Sviluppo e promozione della montagna, aree interne e Gal, Sistema neve, Tutela delle aree protette, Attività estrattive, Programmazione territoriale, paesaggistica ed urbanistica, Biodiversità e tartuficoltura.

A un primo esame la squadra di Cirio appare come più esperta rispetto a quella presentata cinque anni fa, soprattutto per via delle riconferme. Buona parte dei nuovi assessori hanno esperienza amministrativa nei comuni, e dovranno essere capaci di acquisire una visione generale, senza pensare solo al loro territorio e al loro bacino elettorale. Su questo la nuova Giunta e alla nuova maggioranza dovranno lavorare parecchio, perché nella legislatura appena terminata spesso sembrava di trovarsi in un Consiglio comunale o provinciale esteso o allargato, più che in un’assemblea legislativa. Il nuovo esecutivo dovrà affrontare dossier complessi come quello del nuovo Piano socio-sanitario, della riconversione dell’industria piemontese e delle emergenze legate ai cambiamenti climatici. La prima questione non è più differibile, non si può più usare la pandemia come paravento. La crisi dell’automotive e quella del clima dovrebbero invece portare anche la nostra regione verso la transizione ecologica, senza negazionismi e senza logiche figlie di un passato che non c’è più.

 

 

 

 

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