Gaza nelle mani di Biden e Netanyahu, ma uno è cieco e l'altro è sordo
Aggiornamento: 8 nov 2024
di Maurizio Jacopo Lami
"Erano coraggiosi ed altruisti, gli israeliani avrebbero dovuto proteggerli di più": il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parlando dei volontari della Ong uccisi per errore dall' IDF.
"Bisogna indire elezioni anticipate a settembre. Il governo, non può continuare in eterno": il generale Binyamin Gantz, membro della Knesset, il parlamento israeliano, rompendo per la prima volta la coesione della coalizione governativa.
È ormai nell'aria che non ci sarà facilmente una tregua fra Hamas e Israele. Perché tanto pessimismo?
La ragione non è soltanto nel numero dei morti, che continua a salire (superati ieri i 33.000 fra i palestinesi, secondo fonti del ministero della sanità dell'Autopalestine, mentre gli israeliani dal 7 ottobre hanno avuto almeno 1400 vittime di cui 254 in battaglia ), ma il durissimo colpo inflitto dall'aviazione israeliana a Damasco ha reso ancora più incandescente il clima.
Il colpo da un punto di vista militare è stato davvero memorabile, di quelli che sicuramente verrà ricordato nei libri di spionaggio. I missili hanno distrutto l'edificio accanto all' ambasciata iraniana nella capitale siriana proprio mentre era in corso un' importantissima riunione di dirigenti dei pasdaran, le "Guardie della rivoluzione iraniane". Fra di loro, c'era addirittura il generale incaricato di coordinare le azioni dei vari alleati.
Mohamed Reza Zahedi comandante delle forze iraniane nell'intero settore del Medio Oriente, in pratica l'uomo che riforniva di denaro e di missili le fazioni filo sciite in Siria, gli Hezbollah in Libano e la Jihad islamica nella Striscia di Gaza ( sostenendola ben più di Hamas, perché molto più accondiscendente verso gli ordini di Teheran). In pratica uccidendolo, gli israeliani hanno inflitto il più pesante colpo mai incassato dal regime degli ayatollah, con la sola eccezione di Soleimani, il potente generale fatto eliminato dagli Usa il 3 gennaio 2020 all'aeroporto di Baghdad per ordine del presidente Donald Trump.
Per l'Iran è una botta tremenda, tanto più che sono stati uccisi anche i due più stretti collaboratori di Zahedi, insieme ad altri quattro ufficiali di rango. Se si considera che in totale sono almeno diciotto gli ufficiali pasdaran uccisi da Israele soltanto in Siria a partire dal 7 ottobre, si capirà sia lo stordimento della rete iraniana nella regione, sia la necessità di Teheran di dare corso a una reazione. In queste condizioni di estrema tensione nessuno si stupisce se Hamas ha dichiarato che i negoziati sono a un punto morto.
A sottolineare ancora di più il surriscaldamento dei rapporti internazionali, la dichiarazione di un ufficiale dei servizi segreti israeliani che ha affermato: "forse non abbiamo ancora visto i momenti peggiori di questa crisi". Sembra probabile che l'Iran lancerà dei droni o dei missili da crociera per "fingere" di vendicare Zahedi. Perché fingere? Perché se davvero l'Iran colpisse Israele in modo proporzionato al colpo subito, scatenerebbe una reazione furiosa di Tel Aviv, e poiché gli ayatollah non hanno fretta di scoprire se esiste il paradiso, questo non succederà. Faranno un'azione simbolica che farà forse vittime, ma non andranno più in là. Tra l'altro, secondo quanto riportato dall'agenzia Adn Kronos, la Cia avrebbe informato Israele che l'Iran potrebbe sferrare un attacco entro le prossime 48 ore. La notizia è di fonte araba, pubblicata dal quotidiano Al Mayadeen.
Il problema vero, per paradossale che sia, non viene da un dittatore, ma da un primo ministro eletto con metodi perfettamente democratici: naturalmente parliamo di Benjamin Netanyahu.
Netanyahu ormai non finge nemmeno più di essere altruista. Si parla di fare trattative per liberare gli ostaggi?
E lui continua a bombardare e parla di "Hamas troppo rigida" (è vero ma lui si dà da fare per esserlo altrettanto).
Si spera che si arrivi finalmente a una tregua? Netanyahu fa uccidere numerosi Hezbollah in Libano (siamo ormai oltre i trecento morti in questo settore).
Per sfinimento si continua a parlare ancora di tregua, anche perché il numero dei morti palestinesi continua irresistibilmente a salire, e così anche la tensione in tutto il mondo (e, particolare sinistro, l'antisemitismo rinasce ovunque in maniera spaventosa, come dei mostri che riappaiono nel finale di un film horror)? E Netanyahu apre un altro fronte colpendo i pasdaran in Siria.
Mesi fa si poteva ancora credere alla buona fede di Netanyahu, pensare che lui , pur sbagliando in pieno, volesse solo il bene di Israele e fosse sincero ad asserire l' assurda tesi che si potesse risolvere la questione soltanto con la forza, senza la minima proposta politica degna di questo nome.
Ora dopo tanto sangue, forse oltre quarantamila morti se contiamo anche i dispersi, dopo infinite sofferenze degli ostaggi e dei loro parenti, dopo sei mesi terribili, che stanno ridando fiato al terrorismo internazionale, dopo che si sta creando un baratro spaventoso fra palestinesi e israeliani, anche gli ottimisti più irriducibili sono costretti ad ammettere che Netanyahu non ha assolutamente nessuna idea se non quella di restare a galla ad ogni costo, e non importa quanto sangue debba essere versato. Solo questo, nessun ideale, per quanto estremista: solo il puro e semplice durare.
Oggi si attende la telefonata preannunciata di Biden a Netanyahu. L'ennesima, per ripetere che occorre una tregua e soccorrere i palestinesi; sarà tutto inutile, perché in pratica non ci sarà nessuno ad ascoltarlo. A Tel Aviv quel canale è considerato obsoleto.
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