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Mauro Nebiolo Vietti

Flat tax: "Non voglio essere diverso dagli altri"

di Mauro Nebiolo Vietti


Sono sempre stato convinto di far parte di un’ampia area di persone con la comune coscienza di partecipare alla cosa pubblica anche nelle piccole cose che per me e molti altri consisteva semplicemente nel pagare le tasse; ovviamente non mi riferisco ai lavoratori dipendenti, che non possono scegliere, ma a quelli che hanno ritenuto per giustizia, ma anche per comodità o per convenienza di pagare e non evadere.

Avvocato, ho partecipato a questo gruppo professionale per 47 anni lavorativi e non mi sono reso conto che si è sempre più assottigliato, fino a che siamo rimasti in pochi. In effetti avevo notato, ma non ne avevo tratto le logiche conseguenze, che le forze politiche avevano poco alla volta accantonato la preoccupazione di bloccare l’evasione fiscale.

Il primo gesto verbale (che in un politico è anche concretezza) era stato del signor Silvio Berlusconi, capo indiscusso di Forza Italia, quando in tempi non sospetti e cioè quando, ancora compos sui, aveva sostenuto che le tasse troppo alte giustificavano le evasioni (non è una trovata di Crozza, ma un episodio vero).

Poi sono arrivati i capetti che, non avendo la statura del leader, hanno cercato aree di consenso sposandone le aspirazioni senza curarsi se gli interessi fossero leciti perché rilevava solo fossero espressione di una comunità numerosa. Una politica di contrasto avrebbe potuto essere portata dal Partito democratico in tutti gli anni in cui è stato al governo, dove invece si è limitato a qualche petizione di principio, senza mai proporre misure efficaci per timore, posso supporre, di perdere consensi.

Ora che ha vinto la destra è scattato il via libera, anche se la maggioranza sta ancora discutendo. Si comincia con il tetto dei contanti a 5.000,00 ed è oggettivamente vero che se “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, come ricordava Giulio Andreotti, mi viene da pensare che pagare tangenti a colpi di 2.000 euro creava qualche difficoltà, ma la misura aiuta anche chi, avendo accumulato fruscianti bigliettoni, ha avuto finora difficoltà ad usarli per l’acquisto di beni di valore con il conseguente imbarazzo nel trovare un nascondiglio sicuro alla carta moneta..

Ora, io non voglio essere diverso perché apparire non omologato in una moltitudine destinata a crescere è una scelta inopportuna e si ottiene soltanto di non essere capiti, di essere socialmente derisi con un’emarginazione finale che tocca a tutte le minoranze man mano che si riducono.

Così mi sono chiesto se non fosse necessario sperimentare un “doveroso” apprendistato, anche per verificare eventuali contraccolpi interni sul piano morale ed ho cominciato dalla cosa più semplice e immediata: quando vado in campagna, mi fermo la sera a cenare in trattoria dove ho sempre pagato con bancomat e ritirato lo scontrino. Le ultime due volte l’ho rifiutato, ho pagato in contanti e ho rimediato anche uno sconto. Morale: non sono stato assalito da sensi di colpa.

Su questa falsariga mi sono chiesto come convertire quel gesto da professionista, sebbene per ragioni di età sono definibile una gallina fine carriera, però potrei – uso doverosamente il condizionale – invitare i nuovi clienti a pagare in contanti… So con certezza che gli effetti che potrei sarebbero modesti, ma sono convinto che, impegnandomi, riuscirei a creare qualcosa di meglio ed allora anch’io potrò considerarmi omologato in una maggioranza destinata ad allargarsi, imponendo così le scelte al vertice.

Qui, nel nostro Paese, non c’è certamente spazio per i lavoratori dipendenti, destinati a sostenere la spesa pubblica, e senza i quali il progetto che la classe politica sta realizzando non sarà possibile. Qualcuno potrebbe obiettare che attribuire queste scelte ad un progetto politico è forse esagerato, ma a quel qualcuno vorrei spiegare perché alle partite IVA, che pagano il 15% se stanno nei 65.000,00 euro, il limite sarà portato ad 85.000,00. Il motivo è semplice.

Se si fattura per € 65.000,00, ma si guadagna per 70/80.000,00, è necessario rinviare l’incasso dell’eccedenza all’anno successivo, ma se questo ha un andamento favorevole si provoca un ulteriore rinvio e dopo il terzo anno in cui la disciplina è in vigore, l’interessato rischia di perdere l’eccedenza.

Si è reso quindi necessario alzare il livello per recuperare il passato (sempre con la tassa del 15%), ma tra tre anni il meccanismo rischierà nuovamente di incepparsi ed allora assisteremo ad un altro scatto e questo non è disordinata fantasia politica, ma un lucido progetto




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