Fino al 30 ottobre, "Città ferite" a Rivoli
La mostra fotografica "Città ferite, Torino Rivoli anni '70", che presenta una trentina oltre istantanee di un passato lontano che la memoria ha codificato come "anni di piombo", è una realtà.
Inaugurata venerdì scorso, 7 ottobre, nella storica "Casa del Conte Verde" a Rivoli, nasce come una sorta di spin-off, derivazione della mostra "Torino ferita, 11 dicembre 1979" che racconta l'assalto terroristico alla Scuola di Amministrazione aziendale di via Ventimiglia. Ma nelle intenzione degli organizzatori si propone anche come "esperimento pilota" per dare alla mostra una connotazione itinerante.
Un passato però irrisolto nelle suoi risvolti politici e internazionali, nelle sue innumerevoli pieghe storiche e nella sue piaghe di dolore fisico e psichico delle vittime e dei loro famigliari, e nel futuro bruciato di migliaia di giovani che in nome di ideali condivisibili di emancipazione e giustizia sociale presero la delittuosa strada delle armi, immaginando un'impossibile rivoluzione, rendendo però possibile un assurdo tributo di sangue di vite.
"Città ferite, Torino Rivoli anni '70" è il risultato di un lavoro congiunto di Unitre Rivoli e dell'Associazione La Porta di Vetro che ha avuto alle spalle l'amministrazione comunale di Rivoli, cui spetta il merito di aver messo a disposizione (a tempo di record) le sale espositive, i numerosi volontari che hanno concorso alla realizzazione e, non secondario, l'iniziale contributo del Consiglio regionale del Piemonte, presente con il suo vice presidente Daniele Valle, nonostante il precedente impegno istituzionale ad Alba con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma "Città ferite"vuole essere soprattutto, per quanto piccolo, uno scavo nella ricostruzione di un'epoca storica. A ricordarlo nella presentazione con spunti e testimonianze dirette il sindaco di Rivoli Andrea Tragaioli, la presidente di Unitre Rivoli Bruna Bertòlo e il presidente de La Porta di Vetro Michele Ruggiero, la curatrice della mostra Tiziana Bonomo e, in particolare il Pierantonio Boffa, figlio di una delle prime vite del terrorismo, il rivolese Enrico Boffa, cui è dedicata la parte "locale" della mostra che ne ricorda il ferimento avvenuto il 21 ottobre del 1975 da parte delle Brigate rosse
A Enrico Boffa, presidente di Unitre Rivoli per dodici anni, scomparso all'inizio dell'anno, all'epoca capogruppo della Democrazia Cristiana in consiglio comunale e direttore del personale della multinazionale americana Singer [1] nello stabilimento di Leinì da mesi in lotta per contrastarne la chiusura, il partito armato imputava capacità e onestà nella contrattazione sindacale nell'interesse dei 1800 dipendenti. Qualità ritenute in rotta di collisione con la visione strategica destabilizzante dei brigatisti.
Il progetto di rivisitazione di quel passato, la cui parabola eversiva si spegne a metà degli anni Ottanta, per ripresentarsi con una breve, ma crudele fiammata che toglierà la vita al giurista Massimo D'Antona e al professore Marco Biagi, non si esaurisce nei pannelli fotografici in esposizione alla Casa del Conte Verde, in via Fratelli Piol 8. Unitre Rivoli e La Porta di Vetro hanno organizzato una serie di eventi collaterali interni alla mostra quanto all'attività didattica del nuovo Anno Accademico.
Si comincia, infatti, proprio da quest'ultimo con l'incontro dal titolo "Terrorismo e immagini degli anni Settanta", tenuto da Michele Ruggiero il 18 ottobre dalle 16 alle 18. Si prosegue il 21 dalle 16,45 alle 19 con un convegno dedicato alle vittime di quella stagione di attentati che prevede l'intervento di un rappresentante dell'Aiviter (Associazione italiana vittime del terrorismo) e altre testimonianze. Ultimo l'appuntamento il 28 ottobre con la presentazione (conduttrice la giornalista Eva Monti) di tre libri editi dalla casa editrice Neos che hanno come denominatore comune il racconto del terrorismo. In ordine: "Il viaggio delle verità svelate" di Ernesto Chiabotto, "Dieci e venticinque" di Alberto Giovanni Luca e "La ragione del silenzio" di Patrizia Monzeglio.
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