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Michele Corrado

Fantacalcio: Italia-Spagna vista dal fronte tattico...

di Michele Corrado


Ieri sera agli Europei di calcio si è consumato con Italia-Spagna un evento di rilievo che ha scatenato molti commenti, in ogni caso “politicamente corretti”. Proviamo ora ad analizzare la partita come se fosse un evento del livello tattico (la Tattica è l’impiego delle Forze sul terreno), all’interno di una Campagna (il torneo), che rappresenta il livello Operativo (l’insieme delle partite).

Premesso che non vogliamo avallare la pungente ironia di Winston Churchill che affermava che "gli italiani vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra", ma nello stesso tempo dobbiamo ricordare che l’evento si svolge asservito a numerosi e stringenti caveat (limitazioni d’impiego), quali uno spazio delimitato, un tempo predeterminato con una pausa centrale obbligatoria e Forze (le squadre), costituite da un numero fisso ed eguale di giocatori, con una riserva precostituita ed immediatamente impiegabile, sotto il comando di un allenatore che si avvale di uno staff dedicato. Va poi aggiunta la formazione arbitrale che applica un regolamento  chiaro e conosciuto da tutti.

Con tali vincoli è sempre incerta la riuscita di un incontro. Pertanto, considerato che il calcio non è una disciplina sportiva in senso stretto, ma un gioco, come da acronimo della Federazione F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio), andiamo nel dettaglio di quanto avvenuto, con questi presupposti.

La Spagna nei primi quindici minuti ha condotto un tipo di gioco nervoso ed alquanto falloso, teso a smorzare l’iniziativa italiana. Ciò sembrerebbe dimostrare una forma di insicurezza/sudditanza nei confronti degli italiani; superata poi, quando si sono rese conto delle innocue capacità offensive avversarie, le Furie rosse hanno determinato un cambio di passo, tralasciando il gioco falloso, in favore di una spinta offensiva costante nella metà campo italiana.

L’Italia, come contro l’Albania, ha avuto un inizio soporifero che si è poi concretizzato in uno stato di nervosismo costante che non ha consentito lo sviluppo della manovra come pianificata dall’allenatore. In tutto il primo tempo si è registrato un solo tiro, peraltro non nello specchio della porta, al 45’.

Dopo la pausa operativa (l’intervallo), si è riproposto quanto visto in precedenza fino al sopraggiungere dell’autogol italiano. Gli spagnoli, a quel punto, paghi del risultato conseguito, hanno rafforzato le linee mediane in previsione di un ritorno italiano supportato da alcuni cambi nell’ultima parte del secondo tempo.

La pressione offensiva costante spagnola, forte anche di una traversa, ha esaltato il nostro Donnarumma che, alla stregua di un Orazio Coclite, ha negato qualsiasi conclusione positiva a rete degli spagnoli.

Considerazioni:

- l’allenatore italiano, mantenendo strenuamente la stessa formazione utilizzata contro l’Albania, non ha considerato che gli spagnoli potessero essere diversi dai precedenti avversari, come invece si è constatato;

- quando, già dopo il primo quarto d'ora di gioco si vedeva chiaramente uno “scostamento” (differenza fra quanto pianificato e realtà di condotta dalla squadra sul campo di gioco), che avrebbe richiesto interventi immediati con disposizioni dedicate e impiego della riserva (la panchina) per riallineare lo scostamento, nulla è avvenuto;

-  gli spagnoli, come dimostra un solo goal di scarto, hanno dimostrato incapacità nel superare l’estrema organizzazione difensiva italiana (portiere e difensori);

-  gli stessi spagnoli hanno poi scambiato una autorete per una loro segnatura, rinforzando il loro centrocampo ed appannando la loro spinta offensiva con le sostituzioni.

Conclusioni:

-   l’Italia ha un portiere, ma non un allenatore e nemmeno uno Staff che ha saputo leggere la situazione operativa ed adottare opportuni provvedimenti;

-  l'Italia difetta di elementi offensivi che possano costruire/concretizzare azioni offensive finalizzate ad una segnatura;

-  la Spagna, a fronte di sforzi offensivi continui ed un possesso palla superiore, ha dimostrato - almeno con difese ben strutturate (nonostante i vistosi errori) di non avere enormi capacità di realizzazione;

- l’esultanza dopo l’autogol italiano e la successiva riarticolazione della formazione in senso conservativo dimostrano l'assenza di comprensione di una situazione operativa rivelatasi casualmente positiva.

Guardando i numeri si evince che l’Italia ha vinto contro l’Albania che è riuscita a segnare e perduto contro la Spagna che non ha avuto questa capacità.

Questo è il calcio, fascino di un gioco che riesce ad alterare la realtà e a farci fantasticare.

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