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Eton vieta i telefonini, è l'inizio di un ripensamento generale?

Aggiornamento: 16 lug

di Emanuele Davide Ruffino e Chiara Laura Riccardo


Che ci sia un uso eccessivo degli smartphone appare chiaro quando a cena, dalla pizzeria al ristorante stellato, anziché dialogare con i commensali, si vedono tante figure ricurve sul minischermo a chattare probabilmente con le stesse persone con cui erano a cena la sera prima, ma che, causa distrazione da cellulare, non avevano potuto dialogare tra loro in tempo... reale.

A porre un freno all’uso eccessivo degli smartphone (non essendo sufficiente la buona educazione) ci pensano anche precise ordinanza da parte degli ambienti più snob, come ad esempio l’Eton College, la più famosa e prestigiosa scuola del Regno Unito, che annovera tra i suoi studenti molti principi (compresi William e Harry), primi ministri (a cominciare dall’attuale Keir Starmer e prima di lui Boris Johnson, David Cameron, Stanley Baldwin) e personaggi del calibro di George Orwell e Ian Fleming.

Ebbene, da oggi l’uso degli smartphone è severamente vietato. Chissà se la tendenza ad imitare i Vip porterà ad evitare l’uso smodato di queste “protesi” dell’ego umano?

 

Vivere senza cellulari si può...


Precisando che al college di Eton è stato distribuito agli studenti, come “surrogato”, un telefono Nokia con il quale è possibile chiamare e inviare SMS, una scuola che costa 60.000 dollari l'anno forse può permettersi di attuare politiche di massima severità per formare una classe dirigente di alto livello. Del resto, il collegio non è nuovo a questo genere di iniziative, anzi si può dire che stia continuando una politica già da tempo avviata, che inizialmente prevedeva l’obbligo, per gli studenti del primo anno, di consegnare in custodia i telefonini durante la notte.

L’Eton rivede periodicamente le policy sui telefoni cellulari e device per affrontare le problematiche che la tecnologia porta nelle scuole. Infatti, così come avviene in tutti i distretti scolastici, è prevista la messa al bando degli smartphone durante l’intero l’orario scolastico, con l’obiettivo di ridurre al minimo le distrazioni e migliorare il comportamento in classe.

Formare una classe dirigente non è un mestiere facile, se poi gli studenti sono costantemente distratti, il loro grado di rendimento inevitabilmente scema, per questo per preparare i futuri decision maker occorre un certo grado di severità o, più esattamente, una congruenza tra gli obiettivi perseguiti e le modalità di insegnamento.

Se le élite decidono di rinunciare a una comodità (ammesso che le attuali forme di utilizzo degli smartphone siano ancora una comodità o si siano trasformate in forme di sudditanza/dipendenza) c’è da chiedersi se atteggiamenti analoghi non siano da replicarsi anche i altri contesti.

Il discorso riprende infatti quanto già registrato con il consumo dei farmaci, dove nell’altro secolo le classi agiate consumavano mediamente più farmaci di quelle povere, mentre oggi il rapporto si è invertito. Il problema per gli smartphone, per i farmaci e per tutti gli altri prodotti, è farne un uso responsabile e appropriato, rinunciando al concetto, assolutamente rozzo, che aumentare il consumo di un prodotto ne aumenta proporzionalmente il beneficio (principio che, a fatica, bisogna applicare anche ai dolci).

Come in ogni forma di consumo bisogna all’allontanarsi da troppo e dal nulla e cercare un uso consapevole e razionale (dolci compresi!) .

 

Che cosa sta accadendo in Italia?

E’ di questi giorni la notizia che, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha diffuso una circolare a tutti i Dirigenti Scolastici (https://www.miur.gov.it/-/disposizioni-in-merito-all-uso-degli-smartphone-e-del-registro-elettronico-nel-primo-ciclo-di-istruzione-a-s-2024-2025), che definisce, per il prossimo anno scolastico, lo stop all’uso dei cellulari in classe e ai compiti assegnati solo sul registro elettronico.

Gli smartphone saranno banditi dalle aule a partire dalla scuola dell’infanzia e fino alle medie inferiori (dunque fino ai 14 anni di età), salvo i casi in cui il loro uso “sia previsto dal piano educativo individualizzato o dal piano didattico personalizzato, come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per documentate e oggettive condizioni personali”.

La nota ministeriale cita alcuni studi a supporto di tali indicazioni, tra questi il Rapporto Ocse-Pisa 2022 “Learning during – and from – disruption”che evidenzia “come gli smartphone siano fonte di distrazione per gli studenti che lo usano con maggior frequenza a scuola, facendo diminuire il livello di attenzione in particolare durante le lezioni di matematica e, quindi, mettendo a rischio il rendimento nella materia”.

Se guardiamo ai dati ISTAT, già nel 2011 si era arrivati a circa il 93% di giovani, tra gli 11 e i 17 anni utilizzatori di cellulari. Oggi, nel 2024, in Italia oltre il 78% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza uno smartphone e, attraverso di esso accede a internet, con un abbassamento progressivo dell’età in cui se ne diventa possessori (oltre il 30% dei bambini tra i 6 e i 10 anni ne possiede già uno).

La letteratura scientifica da anni porta alla nostra attenzione il fatto che l’iper-digitalizzazione della vita dei minori e l’uso eccessivo di smartphone e tablet, aumenta il verificarsi di disturbi di natura fisica, psicologica e relazionale, tra cui isolamento sociale, disturbi del sonno, addiction, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, danni alla vista, senza dimenticare i disturbi da stress della colonna vertebrale cervicale e i dolori muscolo-articolari a collo, spalle e polso. A fronte di queste e numerose altre evidenze, oggi molti studi affermano che sarebbe opportuno attendere i 14 anni prima di dotare un minore del proprio smartphone.

In questi giorni si è aperto il dibattito su questa decisione del ministro Valditara e numerose sono le famiglie che, dopo aver messo precocemente nelle mani dei loro bambini smartphone e tablet, oggi stanno chiedendo aiuto, sperando in interventi in ambito scolastico.


I provvedimenti in Europa

Se guardiamo alla Svezia, ad esempio, che da anni ormai ha iper-digitalizzato la propria scuola, vediamo che ha fatto marcia indietro vietando smartphone e tablet già all’asilo. Anche la Francia ne ha vietato l’utilizzo già dal 2018 e lo stesso hanno fatto l’Inghilterra e la Norvegia. E proprio quest’ultima, attraverso il proprio Istituto di Sanità Pubblica, ha preso in esame 400 scuole medie che hanno vietato l’uso degli smartphone durante le ore di lezione, mostrando come a distanza di tre anni dall’introduzione del divieto la richiesta di consulti per problematiche di salute mentale dei minori sia diminuita del 60%, unitamente ad un miglioramento delle prestazioni scolastiche ed un calo dei fenomeni di bullismo pari al 40%.

Se da una parte, nel campo delle evidenze scientifiche, il divieto dell’uso dello smartphone a scuola sembra portare a miglioramenti nell’ambito della salute mentale e delle performance, dall’altra la letteratura pedagogica afferma che più che sui danni che i device possono provocare, bisognerebbe soffermarsi sul modo in cui, in primis i genitori, supportano i minori nella gestione di questi, sull’esempio che danno loro attraverso il proprio comportamento e sulle modalità migliori per sensibilizzare i piccoli “nativi digitali” ad un uso consapevole dello smartphone.

Probabilmente una scuola “smartphone free” aiuterà i nostri bambini e i nostri ragazzi, e di conseguenza le famiglie, a tornare ad una dimensione di vita maggiormente ancorata al mondo reale, fatto di esperienze concrete, di relazioni vere, di apprendimento su libri di carta e di compiti scritti a mano sapendo che, come ci ricorda  Malala Yousafzai (attivista pakistana, giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace, nota per il suo impegno per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione) “i libri e le penne sono le nostre armi più potenti”. 

Rassicuriamo sin d’ora i lettori che non saranno disturbati da una telefonata per verificare se hanno letto questo articolo.

 

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