Estate e Sanità 2023: problemi insoluti vecchi e nuovi
Aggiornamento: 27 ott 2023
di Giuseppina Viberti ed Emanuele Davide Ruffino
La pausa estiva è entrata nella sua fase ferragostana, la più gettonata, ma in vista della ripresa autunnale sono parecchi i temi centrali che riguardano la sanità e che sono rimasti insoluti e la cui rilevazione si rileva sempre più impellenti, in quanto a fronte di una domanda in crescita, vuoi per ragioni demografiche ed epidemiologiche, vuoi per l’incapacità di ricercare l’appropriatezza delle prestazioni erogate. Le variabili in gioco aumentano e si modificano continuamente ed il sistema fatica a gestirle, limitandosi spesso a rincorre il susseguirsi delle urgenze, senza una visione di sistema. Per raccapezzarsi risulta opportuno focalizzarsi sui punti cardine che caratterizzano l’attuale fase.
Risorse per il fondo sanitario
La cronica sottovalutazione delle risorse assegnate alla Sanità (che ha generato la convinzione che qualsiasi spesa aggiuntiva sarà comunque coperta) quest’anno porta a richiedere nuove risorse per il Fondo sanitario (ad oggi sono previsti 2,3 mld in più per il 2024) da aggiungere in Legge di Bilancio. Il ministro Schillaci, che ha ben presente i problemi, ha parlato della necessità di ulteriori 3-4 mld, ma i dati dell’attuale congiuntura non permettono ulteriori impegni. Sarà difficile che nell’incontro con il ministro Giorgetti, Schillaci ottenga qualcosa di concreto, solo adeguamenti marginali. A meno di sorprese dopo la tassazione degli extraprofitti bancari...
Rinnovo del contratto dei Medici ospedalieri 2019-2021
Tema molto caldo anche quello dei contratti per il personale. In attesa di scoprire se ci sarà la firma del rinnovo di quello dei medici 2019-2021 (che sarà rimandato all’autunno) sarà fondamentale capire se già nella prossima manovra saranno stanziati i fondi per il 2022-2024. La questione del personale è fondamentale: mancano infermieri, i medici (ormai in tutte le specialità) fuggono dal Ssn verso il privato o in pensione (per poi farsi attirare delle lusinghe comunque del privato) e questa carenza determina in molti contesti un calo dell’offerta e lo scontento dei cittadini.
Il blocco della firma del contratto non è dovuta alle risorse economiche che sono blindate e di più non si può fare, ma ad altri temi sui quali i maggiori sindacati della dirigenza medica non accettano compromessi (orario di lavoro, straordinari, lavoro su più sedi, ore di formazione).
Riforma della Medicina Generale
Anche i MMG e pediatri devono rinnovare il contratto, con un dibattito che si estende, come richiesto da alcune regioni Regioni, al possibile passaggio da una convenzione ad una dipendenza centrale (soluzione contrastata dai sindacati di MMG (medici di medicina generale, pediatri e medici di famiglia), con tutti i problemi connessi (stipendi, ferie, sostituzioni, malattia, ecc.) che oggi sono a carico appunti di MMG.
Molte Regioni vorrebbero il passaggio alla dipendenza di MMG e Pediatri, ma il Ministero della Salute apertamente non ha mai fatto una dichiarazione chiara in tal senso e tiene ancora le carte coperte. In quanto liberi professionisti convenzionati, devono trovarsi il sostituto se si va in ferie o ci si ammala. Gli studi di gruppo provvedono a sostituirsi fra di loro ma quelli che lavorano da soli e sono in rete non riescono a trovare soluzioni. Problema che si replica per le aree disagiate (montagna, isole, ecc.) dove pochi vogliono andare (e se accettano, tendono poi a richiedere un avvicinamento).
Oltre agli aspetti contrattuali, si intravvede sullo sfondo, un conflitto tra MMG e ospedalieri, dove entrambi ritengono di essere sovraccarichi di lavoro e ognuno, in attesa delle “case della salute” (da tempo previste, ma ancora lontane dall’essere realizzate compiutamente, tende a scaricare sull’altra componente lavoro e responsabilità. Ne deriva un ulteriore demotivazione cui contribuisce la mancanza di una riforma chiara che stabilisca le linee di indirizzo.
Revisione Pnrr
A settembre probabilmente si capirà anche di più sul piano di revisione del Pnrr presentato dal Governo. Ad oggi è evidente che entro il 2026 ci sarà il 30% in meno della Case di Comunità (CdC) preventivate e il 25% in meno di Ospedali di Comunità (OdC). Il Governo ha chiarito che non ci saranno tagli e che si realizzeranno tutte le 1.350 CdC e i 400 OdC previsti, ma sarà difficile che entro il 2026 si riescano a completare tutti i progetti anche perché lo spostamento dai fondi Pnrr a quelli dell’edilizia sanitaria per 414 CdC e 96 OdC vuol dire solo una cosa: allungamento significativo dei tempi come già più volte segnalato dalla Corte dei conti.
Resta sempre da capire quali risorse professionali (medici, infermieri, tecnici, amministratvi,ecc) lavoreranno in queste strutture vista la carenza generale di personale sanitario.
Riforma AIFA
Da tempo si parla di riforma, ma senza risultati, lasciando il sistema in un perenne stato d’incertezza; è atteso il decreto attuativo in Conferenza Stato-Regioni per sbloccare le nuove nomine e far ripartire finalmente l’Agenzia che da un anno è praticamente in ordinaria amministrazione e va in crisi appena si presenta un tema che esce dalla “normalità” (ad es. la distribuzione della pillola anticoncezionale gratuita che si è arenata).
Payback dei farmaci e dei dispositivi medici
Forse la riforma più razionale nel gestire la cosa sanitaria è stato il cosiddetto payback dei farmaci e dei dispositivi medici che ha permesso di rapportare i consumi agli effettivi bisogni sanitari, riducendo i compensi e i rimborsi quando questi superavano i livelli di assistenza considerati ottimali per una popolazione. Il Governo ha prorogato al 30 ottobre i pagamenti (circa 1 mld) da parte delle aziende di quello relativo agli anni 2015-2018. Ma in ballo ci sono anche gli anni 2019-2022 dove il Governo dovrà trovare nuove risorse per non mandare in crisi imprese e regioni. Questo è un tema poco noto ai cittadini, così come ogni ragionamento sugli eccessi del consumismo sanitario, ma fondamentale per il funzionamento del SSN.
Liste d’attesa e Pronto Soccorsi
Punti critici rilevati come sistematici sono il formarsi delle liste di attesa e l’eccessivo ed inappropriato ricorso al Pronto soccorso, anche per problematiche non proprio urgenti. Finora la risposta è stata richiedere e aumentare le risorse destinate, ma ogni risorsa aggiunta, finisce per esaurirsi nel volgere di un breve periodo, confermando il principio che in sanità è l’offerta che crea la domanda.
Il tema non è solo economico ma organizzativo e di appropriatezza delle richieste che nessuno vuole affrontare perché si intreccia con la situazione dei MMG, degli ospedalieri e dei PS sempre affollati (soprattutto di codici bianchi e verdi che non trovano risposte sul territorio): aspetti difficili da affrontare per non scatenare reazioni impopolari.
I Lea e i Superlea
I ritardi causati dal prolungato periodo di lockdown, hanno fatto sì che alcune prestazioni non ritenute urgenti fossero rimandate nel tempo e che a fine pandemia si sono riversate come un fiume in piena sul SSN, che già scontava liste di attesa piuttosto lunghe anche nei Lea (livelli essenziali di assistenza). Si è reagito investendo significative risorse per abbattere le liste d’attesa, rischiando così di creare una situazione alla George Orwell, dove alcune prestazioni sono più essenziali di altre. Intervenire sui ritardi imbarazzanti delle liste d’attesa era sicuramente un fatto dovuto, ma l’assoggettare tutto il sistema a soddisfare solo questa necessità rischia, se non accompagnato da adeguati controlli sull’appropriatezza, di creare esamifici e visitifici, costosi e di scarsa utilità in termini di miglioramento dello stato di salute della popolazione.
Nomine ministeriali
Sempre rovente il tema delle nomine: a settembre dovrebbe prendere servizio a capo dalla Programmazione del Ministero il dott. Americo Cicchetti. Più aperta la partita per la guida dell’Iss mentre per Aifa c’è da attuare prima la riforma e ,dopo, individuare il nome del nuovo presidente che possa darne attuazione.
Queste sono le principali questioni ancora aperte dopo quasi un anno dall’insediamento del nuovo Governo, sicuramente molto difficili da affrontare perché coinvolgono molti interessi spesso in conflitto fra loro, ma che devono essere affrontare con razionalità se si vuole riprendere il governo della sanità e toglierlo dal rincorre l’episodico. Ma perché ciò accada occorre definire con chiarezza la visione che si vuole dare al sistema riportandolo ad un accettabile livello di sostenibilità, passando attraverso una crescita della produttività (da sempre un tallone d’Achille del sistema Italia). Fiduciosi… aspettiamo l’autunno.
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