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Emergenza cure anziani: consiglieri Pd di Torino contro Asl e Regione Piemonte

La Porta di Vetro

Aggiornamento: 8 minuti fa


"La Regione Piemonte e l’ASL Città di Torino devono urgentemente assumersi le proprie responsabilità, garantendo il rispetto delle leggi vigenti e l’accesso alle cure senza discriminazioni economiche". L'invito arriva dal capogruppo Pd in Sala Rossa Claudio Cerrato ed è stato avanzato oggi, 10 febbraio, in conferenza stampa con il chiaro proposito di dare una scossa anche alla Giunta comunale e al sindaco Stefano Lo Russo. Un'azione di supplenza? Se non lo è, si profila tuttavia da parte dei consiglieri dem l'intenzione di superare quella pax istituzionale tra Comune di Torino e Regione Piemonte che nella sostanza rischia di appiattire la politica sociale del centro sinistra sull'ordinario tran tran della presidenza di Alberto Cirio.

Non a caso, il capogruppo Pd ha stigmatizzato l'assenza totale di interventi, "nonostante l’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Torino di una mozione presentata dal Gruppo consiliare Partito Democratico sul tema del diritto alle cure sanitarie per gli anziani malati cronici non autosufficienti". Come a dire: la mozione non è un atto amministrativo, ma politico, dov'è allora il sindaco della città, la cui sanità è gestita dalla più grande Asl del Piemonte?


Costi cure domiciliari: 3500-4000 euro a famiglia

In effetti, la mozione che impegnava la Regione Piemonte e l’ASL Città di Torino, rimasta lettera morta, non ha prodotto che il vuoto in una situazione già di per sé inaccettabile. E dunque allarmante, perché scarica sulle famiglie il costo dell’assistenza sanitaria e domiciliare nell'ordine di 3.500-4.000 euro al mese, insostenibile per la maggioranza dei nuclei famigliari.

Certo, i trasferimenti con il contagocce dello Stato agli enti locali non autorizzano l'ottimismo. Le risorse sono scarse. Non lo ha negato il consigliere Pd Pierino Crema, primo firmatario del documento approvato. Ma l'elemento economico, ha aggiunto, non si può trasformazione in alibi per l'inazione che contrappunta la Regione Piemonte. Anzi. A maggior ragione, ha sottolineato l'esponente del Pd, "si chiede una maggiore attenzione delle istituzioni regionali e dell’Asl nei confronti di una delle fasce più fragili della popolazione e si sollecita un intervento immediato per garantire agli anziani malati non autosufficienti l’assistenza sanitaria che spetta loro di diritto".

Ma si tratta di un diritto che liste d’attesa interminabili, criteri di accesso troppo rigidi e fondi insufficienti per ampliare le convenzioni, cancellano inesorabilmente, come denunciano da tempo le associazioni che tutelano i diritti degli anziani. A ciò si deve sommare, ha affermato Vincenzo Camarda, presidente della commissione Sanità e Servizi sociali, un vizio burocratico che non facilità l'accesso alle cure continuative. I dati parlano chiaro, ha spiegato Camarda: "nel 2022, su 1352 anziani trasferiti dalle strutture ospedaliere alle RSA, ben 690 hanno dovuto proseguire il ricovero a proprie spese, con rette che possono superare i 4.000 euro al mese. Nel 2023, la situazione non è migliorata: 186 pazienti sono stati costretti a un ricovero privato, mentre altri 43 sono stati nuovamente ricoverati in ospedale per l’assenza di una presa in carico adeguata". Cifre eloquenti che non possono attribuire in automatico le colpe e ripartire oggettivamente le responsabilità. Però... il potere lo esercita qualcuno e i numeri contribuiscono a dire che l'attuale sistema, ha concluso Camarda, "non funziona e che le istituzioni regionali non hanno adottato misure adeguate per risolvere il problema".


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