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Elezioni Venezuela: Lula e Petro contro Maduro. E l'Occidente?  

di Emanuele Davide Ruffino


A chiedere una mobilitazione è Maria Corina Machado, leader dell'opposizione venezuelana che non ci è dato di sapere se ha vinto le elezioni perché, vi è un totale “rifiuto del governo venezuelano di permettere la presenza di osservatori internazionali, ufficialmente per evitare ingerenze esterne", alimenta ulteriormente i sospetti di frode cui si aggiunge una serie infinita di violenze perpetrate da anni e che hanno causato la più grande migrazione degli ultimi anni: nel 2023 sono stati 8 milioni i Venezuelani che hanno abbandonato il Paese creando notevoli problemi a tutto il Mesoamerica.[1] La stessa Machado nei giorni scorsi ha reso pubbliche le copie di oltre l'80 per cento dei conteggi che a suo avviso dimostrerebbero la vittoria del suo candidato Edmundo Gonzalez Urrutia con il 67% dei voti. E ieri l'altro, i presidenti del Brasile Lula e della Colombia Petro hanno chiesto a Maduro il ritorno alle urne. Un intervento che rischia di mettere Maduro all'angolo, nonostante il sostegno economico e militare di Russia, Cina e Iran.


Il dramma della popolazione

Da settimane la popolazione venezuelana, di cui una buona parte di origine italiane (un milione e mezzo tra, connazionali, discendenti e italianos naturalizados ed un terzo delle attività non collegate al petrolio sono controllate da italo-venezuelani), ingaggia una forma di protesta coraggiosa, considerati i metodi repressivi posti in atto dai reparti speciali (le famigerate Faes: Forze armate speciali, create da Maduro). In proposito, la Commissione interamericana per i diritti umani (Iachr) ha denunciato che "le pratiche di terrorismo di stato perpetrate dall'attuale governo venezuelano non sono solo dirette alla persecuzione di settori specifici, ma generano anche un clima di paura e intimidazione tra la popolazione". Intanto, la protesta internazionale abbraccia più parti del mondo e da Auckland, in Nuova Zelanda, si è estesa all'Italia con manifestazioni a Roma, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, organizzate dai venezuelani residenti nel nostro Paese cui è stata espressa solidarietà da migliaia di persone.

Parallelamente quattro rettori universitari della Florida hanno candidato la leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado per il Premio Nobel per la Pace del 2025 per il suo coraggioso impegno politico nel suo paese”.

Il caso Venezuela è l'ulteriore dimostrazione che non ci si può girare dall'altra parte quando sono in gioco principi riconducibili ai diritti umani e democratici in un mondo in cui si moltiplicano le situazioni disperate, da quelle più note a quelle trascurati come la sorte della popolazione curda o dei cristiani nel Sudan o dei libanesi da anni “ostaggi a cielo aperto” degli Hezbollah. Quello che però più preoccupa è la fragilità decisionale che accompagna i Paesi occidentali e l'autorevolezza congelata dell'Unione Europea ad assumere un ruolo centrale nelle situazioni di crisi.


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