top of page

Elezioni francesi: la "vera" partita comincia adesso

di Giancarlo Rapetti


Viviamo un’epoca di contraddizioni. Un’epoca in cui l’accelerazione impressa dalla capacità di elaborazione delle macchine inventate dall’uomo trasforma la cronaca in storia in tempo reale, e degrada la storia a cronaca.

Il secondo turno delle elezioni legislative francesi ha superato un problema e ne ha aperto un altro.

La due scommesse di Emmanuel Macron, andare al voto all’improvviso e poi fare la “desistenza” con il Fronte delle sinistre, nell’immediato hanno pagato. I francesi, che avevano applaudito l’onda nera, quando la stessa ha bussato alla porta hanno dato un’occhiata e hanno richiuso. Ma nello spiraglio si è inserita l’ombra rossa di Mélenchon. Nel comizio per festeggiare il successo del Nuovo Fronte Popolare, ha detto che lo “sconfitto è Macron, che deve chinare la testa” e che “in mezzo non c’è niente”. Non c’è da meravigliarsi che oggetto dei suoi strali sia il centro e non la destra: da sempre gli estremi si toccano, e in questo caso il legame forse più forte è l’antisemitismo, più o meno latente, più o meno dichiarato. Sotto la statua della Marianne, in place de la République, sventolavano più bandiere “palestinesi” che francesi e gli ascoltatori del comizio hanno lasciato il campo ai ragazzi delle banlieues, pronti ad attaccare la polizia. Più che insoumise, la Francia di Mélenchon sembra sottomessa all’islamismo radicale.

La vera partita politica comincia adesso. Sembra che ci siano i numeri per costruire anche in Francia una maggioranza Ursula, con i macroniani, i socialisti e i repubblicani (gollisti). Ma bisognerà vedere se i numeri ci saranno davvero e se saranno effettivi: ogni deputato dovrà scegliere come schierarsi, frantumando il blocco nel quale è stato eletto. In sintesi: l’operazione dovrà essere numericamente possibile e politicamente sostenibile.

Detto in altro modo: si tratterà di vedere quale sarà il prezzo politico da pagare per la vittoria elettorale tattica che il Presidente francese sembra aver conseguito.

Se Macron riuscisse a formare un governo “centrista”, di cui il suo partito fosse il perno, sarebbe un esito positivo, per la Francia, per l’Europa e, fatti i dovuti distinguo, per l’Italia. Anche noi abbiamo bisogno di costruire un’area di governo socialista-liberale-popolare, capace di trarre il Paese dalle secche del declino, senza farlo precipitare nella finta alternativa tra gli opposti estremismi. Che non paga.


*Componente della Assemblea Nazionale di Azione

53 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page