Egemonia digitale, AI ed Elon Musk: una rilettura gramsciana
Aggiornamento: 22 ore fa
di Olga Melodia
L’avanzata delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando profondamente il nostro modo di vivere e interagire. E quanto avviene al di là dell'Oceano lo conferma. All'insediamento del 47^ presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la "batteria" di tecno-oligarchi, da Musk a Zuckeberg, ai magnati delle varie corporations erano in prima fila. Dunque, è quanto più legittimo domandarsi quali sono le implicazioni politiche e ideologiche di questi cambiamenti. Prendendo spunto dal pensiero di Antonio Gramsci, possiamo interpretare le dinamiche contemporanee come un campo di battaglia ideologico, dove l’egemonia digitale e il controllo delle tecnologie emergenti diventano strumenti di potere.
Il concetto di egemonia digitale.
Secondo Gramsci, l’egemonia non si costruisce solo attraverso la forza, ma tramite il consenso, plasmando le idee e le strutture sociali. Questa visione del potere è tanto più rilevante oggi, nell’era digitale, quando il controllo delle tecnologie e dei flussi informativi rappresenta una forma di dominio senza precedenti. Le tecnologie digitali, in particolare l'intelligenza artificiale, sono al centro di questo processo di egemonia. Gli algoritmi che regolano i social media, la profilazione degli utenti e la gestione delle informazioni contribuiscono a rafforzare un sistema capitalistico in cui le scelte individuali sono manipolate per favorire gli interessi delle grandi corporazioni. In questo scenario, la libertà di scelta diventa un'illusione: siamo sempre più condizionati dalla tecnologia che, piuttosto che amplificare la nostra autonomia, limita le nostre possibilità di azione e di pensiero.
Gramsci ci avrebbe avvertito che l’egemonia digitale non è mai neutrale: chi controlla gli strumenti della produzione culturale definisce anche i limiti del pensabile. Gli algoritmi, attraverso la creazione di "bolle informative", non solo influenzano le opinioni degli utenti, ma li isolano in mondi paralleli, dove le visioni alternative sono sistematicamente ridotte o invisibilizzate. Questo processo rafforza la polarizzazione sociale e alimenta la disinformazione, rendendo sempre più difficile il dibattito pubblico e la costruzione di una coscienza collettiva.
La concentrazione del potere digitale
Uno dei protagonisti principali di questa egemonia digitale è Elon Musk, la cui influenza nel campo tecnologico è ormai globale. Con la sua acquisizione di Twitter (oggi X) e il suo impegno in aziende come Tesla, SpaceX e Neuralink, Musk incarna una delle figure più emblematiche del capitalismo digitale.
Con l’acquisto di Twitter, Musk ha assunto il controllo di una delle piattaforme più potenti per la formazione dell’opinione pubblica. La gestione della piattaforma, dalle modifiche alle politiche sulla moderazione dei contenuti, alla creazione di modelli economici che privilegiano i pagamenti e la visibilità a pagamento, rappresenta un chiaro esempio di come il controllo delle piattaforme digitali possa influenzare profondamente il discorso pubblico. L’iniziativa di Musk non è solo economica, ma anche ideologica: attraverso la piattaforma, Musk diventa una figura che modella il consenso sociale, definendo le linee di demarcazione tra ciò che è accettabile e ciò che è marginale.
Tesla e l’immaginario del progresso verde.
Tesla, simbolo di sostenibilità e innovazione, rappresenta un altro esempio di come l’egemonia digitale si intrecci con la costruzione di un’immagine positiva del capitalismo. La retorica ecologica di Tesla, infatti, non si confronta mai veramente con le strutture sistemiche del capitalismo globale, ma piuttosto promuove soluzioni individualistiche che mascherano le disuguaglianze economiche e sociali. Gramsci ci avrebbe invitato a vedere in questa narrazione un tentativo di legittimare un ordine esistente attraverso una visione parziale e limitata dei problemi globali.
Starlink: controllo della connettività e della comunicazione
Con Starlink, Musk ha promesso di democratizzare l’accesso a Internet. Tuttavia, il controllo di una rete satellitare globale da parte di un’unica entità privata rafforza il potere economico e politico di Musk. In contesti come la guerra in Ucraina, Starlink ha svolto un ruolo strategico, dimostrando come la connettività possa essere utilizzata come strumento geopolitico, conferendo a Musk un potere che va ben oltre la gestione di un’azienda privata.
Il potere dell’AI e le sue contraddizioni.
L’intelligenza artificiale, come strumento di egemonia digitale, non è senza contraddizioni. Se da un lato l’AI promette di ottimizzare e razionalizzare processi economici e sociali, dall’altro rischia di amplificare le disuguaglianze esistenti. L’automazione dei lavori, la sostituzione di mansioni umane e la concentrazione del potere nelle mani di pochi attori tecnologici contribuiscono a perpetuare il sistema capitalistico in una forma ancora più concentrata e diseguale.
Le preoccupazioni di Musk sulla regolamentazione dell’AI, pur essendo legittime sotto certi aspetti, sembrano nascondere un conflitto di interessi: da un lato, promuove tecnologie che potrebbero amplificare le disuguaglianze, dall’altro cerca di presentarsi come un salvatore, pronto a “regolare” il sistema per evitare scenari apocalittici. In questo modo, Musk si erge a figura di controllo in un campo tecnologico che dovrebbe essere, invece, regolato da una partecipazione collettiva e democratica.
Costruire una contro-egemonia digitale
Alla luce di questa analisi, l’eredità gramsciana ci invita a riflettere su come costruire una contro-egemonia digitale. In un mondo dominato dalle logiche delle grandi imprese tecnologiche, è necessario promuovere:
1. Trasparenza degli algoritmi, affinché il potere digitale sia visibile e comprensibile per tutti.
2. Partecipazione democratica nelle decisioni riguardanti la gestione delle tecnologie, coinvolgendo la società civile e i governi.
3. Un’etica del bene comune, che ponga l’AI al servizio della giustizia sociale e della sostenibilità, piuttosto che al profitto di pochi.
In questo modo, è possibile contrastare l’attuale egemonia digitale e costruire un futuro in cui le tecnologie siano al servizio di tutti, non di pochi potenti.
Conclusioni.
L’analisi di Gramsci sulla costruzione del consenso e sull’egemonia culturale ci offre gli strumenti per comprendere le dinamiche di potere che operano nel contesto digitale. L’intelligenza artificiale, il controllo delle piattaforme e le azioni di figure come Elon Musk evidenziano come il potere non si eserciti solo attraverso la forza, ma anche attraverso il dominio delle idee e delle tecnologie. Costruire una contro-egemonia digitale significa riscoprire il valore della partecipazione collettiva, della trasparenza e dell’etica, per assicurare che la tecnologia lavori non per pochi, ma per l’intera collettività.
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