Droni e robot, la guerra del futuro forse è già tra di noi
di Michele Corrado
Destano sensazione le notizie che giungono dall’Ucraina dove la tecnologia applicata al campo di battaglia si sta sviluppando in maniera vertiginosa. Come in tutte le situazioni dove si lotta per la sopravvivenza si osservano accelerazioni in ogni attività di ricerca applicata al singolo problema. Per Kiev il problema attuale è la mancanza di combattenti e quindi si cerca anche di sviluppare una modalità d’impiego senza l’utilizzo di risorse umane, ma affidato a combattenti robotici sia terrestri, sia aerei (della terza dimensione, per usare una terminologia specialistica). L’insieme delle due future realtà porterà alla realizzazione di assetti con capacità aeroterrestre per la condotta di operazioni, sia offensive che difensive, senza l’impiego diretto di soldati. Almeno per quanto attiene alle Forze a contatto.
Quello che si osserva ora in Ucraina è un po’ come i primi impieghi dei carri e degli aerei durante l’ultimo periodo della Prima Guerra Mondiale: un salto tecnologico epocale. Oggi è tutto, almeno da un punto di vista teorico-dottrinale, molto più chiaro, con gli assetti aeromobili (gli elicotteri) decisamente avanzati e le unità terrestri (fanterie e corazzati) altrettanto avanzate sul piano degli equipaggiamenti, del livello di armamento e modalità d’impiego.
In ogni caso, sostituire i combattenti umani con robot non è al momento possibile per svariate ragioni, prima fra tutte la diversità e l’uguaglianza. I componenti di un plotone di trenta elementi sono tutti diversi, anche se addestrati ed equipaggiati alla stessa maniera, mentre un plotone di trenta robot sono tutti uguali (peso, fattezze, prestazioni, ecc.).
Questo sul terreno è una differenza fondamentale che al momento deve essere ancora tutta da scoprire. Anche con l’avvento della Intelligenza Artificiale, non si ha ancora conoscenza di quanto questa possa incidere all’interno delle operazioni militari sia a livello individuale, che di unità elementari (squadra, plotone e relativi assetti di supporto integrati, come i droni).
Va poi considerato che quello che avviene ora ad est è uno scontro macchine contro umani; quando si passerà a macchine contro macchine sarà molto diverso da come oggi si possa immaginare. Anche solo prendendo in considerazione i costi di realizzazione (non quelli di sviluppo che sono di ricerca pura), si entra in una dimensione accessibile a pochissimi Paesi.
Certo, i russi che si sono ritrovati ad essere attaccati da una formazione totalmente robotizzata avranno forse avuto quelle sensazioni provate dai fanti tedeschi all’apparire del primo tank inglese che riusciva a superare trincee e reticolati essendo immune dai colpi di fucileria e mitragliatrici.
È possibile, comunque, che uno degli aspetti fondamentali ed altrettanto problematici dell’efficacia di reparti interamente robotizzati sia l’agire coordinato in base a procedure definite, in un terreno vario e coperto di ostacoli, o all’interno di un centro abitato e sotto il fuoco nemico. Allo stato attuale non si riesce neanche con vettori aerei a gestire situazioni autonome di combattimento in un ambiente privo di ostacoli e con dimensioni praticamente infinite come la terza dimensione. Anche perché, dovendo utilizzare assetti armati, ogni errore, o permeabilità a misure offensive avversarie di natura non fisica porterebbe ad effetti devastanti.
L’elemento umano, seppure non impiegato primariamente in operazioni, dovrebbe, anche se successivamente, essere operante sul terreno. In tale contesto la vulnerabilità a controffensive avversarie portate anche con mini droni dovrebbe essere comunque tenuta in considerazione.
La nuova via è tracciata, ma non sarebbe di nessun aiuto concreto il conflitto fra formazioni completamente robotizzate; la condotta di operazioni militari è definita da sempre “Arte della guerra”, e fino a quando non saranno realizzati robot con tali capacità, sarà del tutto inutile disporre di assetti combattenti senza il contributo di attitudini umane.
Sun Tzu (Sunzi), il grande stratega, generale e filosofo cinese ripetutamente citato non appena si apre il cassetto della teoria militare, scrisse che somma capacità di un comandante era riuscire a sottomettere il nemico senza combattere. Viene difficile credere che unità robotizzate possano riconoscere ed accettare tali situazioni.
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