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Sergio Cipri

Dossieraggio: lo spostamento progressivo della "linea rossa"

di Sergio Cipri

 

Mentre raccoglievo le idee per un articolo sulle attività di dossieraggio che hanno conteso le prime pagine della comunicazione alle elezioni Usa, guerre, massacri, eventi naturali catastrofici, orribili femminicidi compiuti ormai anche da minorenni appena più che bambini, ho dovuto fermarmi sull’orlo dell’abisso. E prendere atto con sgomento che la realtà che sta irrompendo nella nostra pigra quotidianità non può essere assorbita (e rimossa) come un insieme di fatti isolati ognuno dei quali ha una sua logica e magari distorta spiegazione.

Sentiamo citare con una certa frequenza il superamento, avvenuto o potenziale, di una “linea rossa” associato a una qualche azione che determinerà inequivocabilmente conseguenze catastrofiche. Si dà per assodato che esista un confine, comunemente accettato, oltre il quale la “linea rossa” è stata sicuramente superata. Un ramo della filosofia afferma l’esistenza di una Legge Naturale cablata nella natura profonda dell’uomo, che ci avvisa quando le nostre azioni rischiano di superare la linea che divide il bene dal male. La nostra linea rossa, appunto.

Ma dove si posiziona e come si fa a riconoscerla? Nel caso del dossieraggio l’inizio della storia è banale. Da quanto ci viene riferito tutto inizia dalla richiesta di un favore: una sbirciatina alla situazione di qualcuno custodita in una banca dati non aperta al pubblico. Un ingresso da remoto, silenzioso, senza occhi indiscreti. Per chi possiede la chiave un gioco da ragazzi. Senza lasciare tracce… o almeno questo credeva l’autore. Poi le richieste aumentano e si scopre il valore economico delle casseforti che quella chiave può aprire. E accanto alle ricerche legali, un’azienda che opera alla luce del sole sviluppa un business parallelo del tutto illegale, ma che garantisce ottimi profitti. E i clienti non mancano. Ma se è stato tutto così facile, perché non esplorare la possibilità di aprire altre casseforti? Ed è quello che puntualmente è avvenuto.

Nei film di questo filone si vede l’hacker davanti ad una schermata rossa che dice “access denied”: dopo pochi secondi di frenetico pigiare tasti la schermata diventa verde e la scritta dice “access permitted”. Sono dentro al sistema, dice eccitato il fenomeno. Niente di più lontano dalla realtà. Esistono tecniche per violare una banca dati ben protetta, ma sono complesse, richiedono tempo, sono rischiose. La cosa più semplice è quella di comperare, come nel nostro caso è stato fatto, chi possiede l’autorizzazione ad entrare: chi fa la manutenzione del software di sicurezza, chi per la propria funzione ha accesso ai dati riservati, chi dovrebbe controllare i tentativi di intrusione.

Ognuno dei soggetti coinvolti ha avuto davanti la sua linea rossa. E ha deciso di superarla. Ma che vuoi che sia, un favore ad un amico, solo per una volta!  Ma quando questa linea è alle proprie spalle non la si vede più, la violazione sporadica diventa sistematica: non ci si ferma più, subentra un senso di onnipotenza e di impunità, così si arriva ai più di ottocentomila accessi illegali... di cui si sta occupando la magistratura.

Quello che sconcerta (dovrebbe sconcertare) è la facilità con la quale si supera la linea rossa. Il compenso per la perdita della propria dignità ha sovente dimensioni imbarazzanti, da bilancio familiare. Ma la pressione mediatica dei modelli considerati vincenti su chi vive di uno stipendio appena sufficiente - uno che dà calci ad un pallone e può distruggere una Ferrari in uno stupido incidente per ricomprarne una nuova il giorno dopo, solo per fare un esempio - esercita una tentazione per molti irresistibile. Se poi si pensa, come è stato recentemente riportato da un recente studio [1] che il 40% della popolazione paga il 90% delle entrate IRPEF,  il quadro diventa evidente. Il governo, in democrazia, è espressione del popolo e allora perché dovrebbe agire contro la maggioranza avviando una seria lotta all’evasione fiscale? E’ in pericolo la democrazia, come è stato detto? Sicuramente non più di quanto non lo sia per effetto di alcune riforme in via di approvazione. Ma è un sintomo della progressiva scomparsa dell’etica dal nostro orizzonte.

 

Delitti, il primo costa; al primo mille Ne tengon dietro, e crescon sempre: — e il sai.

(Vittorio Alfieri - Antigone)

 

Quando poi questo comportamento viene agito dai detentori del potere la conseguenza non si limita al piccolo cabotaggio, ma incide direttamente sulla situazione geopolitica.

Una citazione per tutte: dopo il 7 ottobre abbiamo giustificato la reazione di Israele. Quando, a fronte delle 1400 vittime dell’attacco terroristico di Hamas, i morti palestinesi sono arrivati alla cifra di 14.000 ci siamo chiesti se, raggiunta la quota delle rappresaglie naziste, non fosse il momento di cercare una soluzione diplomatica.[2] Oggi, con i morti palestinesi a 42.000, abbiamo chiaro che la specifica linea rossa è stata ampiamente superata. Oggi i fronti sono sette e Israele continua la sua sistematica distruzione della Palestina, con le ipocrite esortazioni americane alla moderazione, smentite dall’appoggio militare totale.

Ieri, 6 novembre 2024, Donald Trump è il 47esimo Presidente degli Stati Uniti D’America. Vedremo presto dove si posizionerà la sua Linea Rossa


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