Doppio ricordo per Ivo Saglietti in mostra a Genova e Stoccarda
di Federico Montaldo
Ad un anno dalla scomparsa di Ivo Saglietti (2 dicembre 2023), due mostre lo hanno ricordato quasi in contemporanea, in Italia e in Germania. La prima - "Ivo Saglietti. Un fotografo in cammino” si è svolta a Genova (foto a destra), negli spazi espositivi di Palazzo Grillo, promossa da Archivio Saglietti APS[1] con la curatela di chi scrive e di Giovanni Battista Martini, ed il patrocinio del Comune di Genova e della Camera di Commercio.[2] La seconda ha avuto luogo in Germania, a Stoccarda (Galerie per Stadt Fellbach), organizzata dall’Agenzia giornalistica Zeitespiegel, di cui il grande fotografo scomparso faceva parte. Quest’ultima, intitolata "Ivo Saglietti. Der nomadische Blick”, [3] ha costituito la terza tappa della mostra "Lo sguardo nomade”, prodotta da La Porta di Vetro e curata da Tiziana Bonomo, esposta in origine al Museo del Risorgimento di Torino[4], successivamente ad Alba.[5] Si è trattato in entrambi casi di due mostre retrospettive, sia pur con caratteristiche diverse.
"Ivo Saglietti. Un fotografo in cammino”
Quella genovese ha riguardato una selezione di stampe originali “vintage” (ai sali d’argento), presenti nell’archivio del defunto scomparso, riguardanti alcuni dei suoi progetti (Cile, Haiti, Perù, Palestina, Kosovo). Quella presentata a Stoccarda è invece composta da stampe digitali di alta qualità ed ha abbracciato una periodo più lungo, comprendendo anche i progetti sulle migrazioni e altri temi. Le città che hanno omaggiato Ivo Saglietti non sono state scelte a caso.
A Torino Saglietti ha trascorso i primi turbolenti anni da giovane adulto. Aveva infatti vent’anni nel 1968, ed era come tanti impegnato nel Movimento, con l’ambizione (presto frustrata) di poter cambiare la società. Ed è a Torino che Saglietti incontra la fotografia. Un incontro fulminante, avvenuto scoprendo su un banchetto di via Po una copia di “Minamata”, il libro del grande reporter di Life, Eugene Smith, sulle drammatiche conseguenze dell’inquinamento chimico dell’isola giapponese.
Alba è stato invece il luogo della sua giovinezza, in cui da adolescente si trasferisce con la famiglia da Tolone, dove era nato e cresciuto fino a quel momento.
Genova è la città che Saglietti aveva invece scelto per vivere negli ultimi anni della propria vita. Non certo per mettere radici (Ivo non metteva radici, al massimo piantava una tenda beduina), ma come luogo di partenza e di arrivo per i suoi viaggi fotografici in giro per il mondo. Una città di porto, affacciata sulla stesso mare davanti al quale aveva per la prima volta aperto gli occhi. Quel mare dove gli occhi li ha chiusi per sempre e dove ha voluto che fossero sparse le sue ceneri.
"Lo Sguardo nomade", una produzione de la Porta di Vetro
Quanto a Stoccarda (foto in alto), come detto, è la sede dell’agenzia Zeitenspiegel. Un bel gruppo di giornalisti impegnati con cui Ivo condivise molti progetti. Senza contare che nel corso della sua vita professionale, Saglietti ebbe molto a lavorare con giornali e riviste tedeschi. I soli con cui poteva fotografare con il suo amato bianco e nero, prima di scegliere definitivamente ed esclusivamente tale linguaggio per i suoi progetti a lungo termine.
All’appello mancano Parigi e Marsiglia. Nella capitale francese Ivo si trasferisce da Torino, accolto da Mario Dondero. A Parigi studia e forma quella che sarà la sua visione fotografica, il suo linguaggio espressivo. E da Parigi parte per i suoi primi reportages in America Latina. Quanto a Marsiglia, era il luogo del cuore: del Pastis bevuto nei bar affacciati sul porto in bicchieri pesanti dal fondo spesso, dei profumi delle spezie mediorientali, dei gabbiani che gridano intorno ai pescherecci di ritorno la mattina, dei racconti di Jean-Claude Izzo.
Note
[3]https://www.laportadivetro.com/post/la-retrospettiva-su-ivo-saglietti-in-mostra-da-oggi-in-germania
Comments