Donald, uno spaccone alla Casa Bianca
di Menandro
"Donald, dacci oggi la tua spacconata quotidiana". L'esortazione è oramai diventata transfrontaliera, a dispetto della sue stesse sanzioni e iniziative muscolari. Ogni santo giorno, infatti, l'umanità abbatte barriere e confini per invadere (metaforicamente) gli States nell'attesa di ascoltare lui, leader della nazione più potente del mondo, rovesciare il suo personalissimo stupidario di spacconate con disarmante serietà.
Si potrà obiettare che noi italiani, dopo gli innumerevoli stages con Beppe Grillo, più di altri, rispetto ai gazawi, per esempio, siamo immunizzati al rovescio. E dunque non riusciamo a gustare fino in fondo la generosità di Donald che vuole condividere il mondo come se fosse il suo condominio personale, trasformandolo per la sua e "nostra" felicità a prescindere, come avrebbe detto Totò, delle regole (minime) richieste per procedere o a profonde ristrutturazioni o, come nel caso della Striscia di Gaza, alla realizzazione di esclusivi stabilimenti balneari, libero tra l'altro di ignorare la direttiva Bolkestein.
Ma, non per difenderlo dagli attacchi che subisce da chi non ha ancora compreso la sua genialità (merita ben altri avvocati e lui se lo può permettere visti numerosi precedenti) Donald non può essere diverso, perché è l'espressione più genuina di un popolo di simpatici spacconi, che da sempre fa scuola, sotto il profilo letterario, intellettuale, cinematografico. A volte anche con interventi armati diretti e indiretti in altri Stati, violandone la sovranità, ma questo è un altro discorso.
Ritornando al discorso iniziale: chi non ha letto il libro "Lo spaccone" (1959) di Walter Tevis (1928-1984), che in quelle pagine riversò il suo talento di imberbe, ma già grande giocatore di biliardo? E chi non ha visto il successivo successone al botteghino dell'omonimo film del 1961 per la regia di Robert Rossen e con le grintose interpretazioni di Paul Newman e George C. Scott, e l'effervescente sensualità di Piper Laurie? Dunque, non stupitevi se Donald lo proietti nello studio Ovale della Casa Bianca un giorno sì e un altro, dopo aver scoperto che "Lo spaccone" - i vecchi torinesi lo traducono con blaguer - è l'antidoto giusto per contrastare il decadimento biologico dei suoi livelli di testosterone. Ha una sola importante controindicazione, come per mille altre cose: non se ne deve esagerare, altrimenti si va in overdose. E con Donald, non si sa mai, gli effetti potrebbero essere imprevedibili. Siamo tutti avvertiti!
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