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Diplomazie al lavoro: corridoio umanitario per i palestinesi della Striscia di Gaza

Aggiornamento: 22 nov 2023

di Vice


Il presidente Joe Biden, dopo aver bollato Hamas come il "male puro", e quindi avallato la rappresaglia di Israele, ha aperto un canale diplomatico con l'Egitto per definire un corridoio umanitario per gli abitanti della Striscia di Gaza. L'iniziativa della Casa Bianca risponde anche ai sentimenti di una parte rilevante dell'opinione pubblica americana contraria ad azioni militari atroci pari a quelle di Hamas condotte dell'esercito israeliano sulla popolazione palestinese, cioè a ricadere nella barbarie terroristica e nella spirale della violenza che fa scempio di corpi sotto l'effetto del peggiore e più contagioso degli allucinogeni, l'odio.

Non a caso, oggi, 11 ottobre, sulla pagine del New York Times on line, compare un reportage che raccoglie le denunce dei residenti della Città di Gaza che accusano Tel Aviv di aver preso di mira moschee, ospedali e scuole con le conseguenze drammatiche immaginabili e destinate a perdurare a lungo nella vita dei migliaia di persone, nei loro sentimenti e nella fiducia per un cambiamento nel segno della convivenza civile, dopo il diluvio di ferro e fuoco.


La politica fallimentare di Netanyahu

Paroloni, probabilmente, per il corresponsabile di questi eccidi su scala industriale, cui si deve il seme che ha contribuito a generare e a irrobustire l'estremismo omicida e terroristico di Hamas: il premier israeliano Netanyahu, architetto in capo di una politica di esasperata prepotenza sui palestinesi, di cedevolezza alla foga violenta dei gruppi di estrema destra e delle frange fondamentalista religiose, che con le proposte di leggi liberticide e illiberali ha inoculato il virus dell'incomunicabilità che ha infettato e reso malata la democrazia in Israele.

E che la credibilità "Bibi" Netanyahu sia ai ministri storici, lo dimostra l'impudenza (senza imprudenza) con cui il viceministro turco dell'Istruzione lo ha apostrofato: "Un giorno spareranno anche a te. Morirai". Parole che non destano stupore in Turchia che non perdona a Israele la guerra ad Hamas figlia dei fratelli musulmani, e all’appoggio di sempre di Tel Aviv ai curdi, iracheni e siriani. Posizioni oggettivamente difficili da comprendere in Occidente.

La stampa americana non è comunque divisa sulla legittima reazione di Israele, ma tende a tracciare un distinguo tra obiettivi contro le centrali terroristiche dei movimenti combattenti di Hamas, Hezbollah e Jihad Islamica, e le rappresaglie contro civili inermi. E la proposta di Biden ne è una conferma. Si tratta di una sottolineatura che proietta sul piano interno la prudenza dell'establishment per evitare che il Paese si ritrovi nella scomoda posizione di esacerbare ulteriormente le divisioni e che i democratici cadano nella trappola di concedere altri argomenti alla vis polemica di Donald Trump e dei repubblicani ostili a un nuovo coinvolgimento in un conflitto all'estero, dopo il sostegno all'Ucraina che ha già provocato grosse ripercussioni politiche alla Camera con la destra repubblicana che vuole bloccare l'azione di stretta vicinanza all'Ucraina del presidente americano. Tentativi letti dagli attaché a Washington del complesso militare-industriale come una frenata al generoso (e redditizio) flusso di armi verso Kiev, già in allarme con la lagnanze del presidente ucraino Zelensky, oggi più che mai preoccupato dagli eventi in Medio Oriente che nella sostanza hanno raffreddato l'attenzione e la disponibilità dell'Occidente sulla guerra contro la Russia.


L'avvertimento Usa al Libano

Il doppio pedale - diplomatico e militare - su cui agisce la Casa Bianca ha prodotto alcuni risultati concreti: armi arrivate in Israele, mentre il segretario di Stato Blinken si appresta a incontrare Netanyahu, e l'invito (nelle parole di circostanza) e il monito (nei rapporti dietro le quinte) che l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Libano, Dorothy Shea, ha rivolto ieri, 10 ottobre, a Beirut, al Presidente del Parlamento libanese, Nabia Berrie. Nello schema di una politica che alterna "la carezza" al "pugno di ferro", Dorothy Shea ha esortato il Libano a ridurre le tensioni al confine con Israele, sottolineando che l'America non è interessata "al coinvolgimento del Libano nella guerra e abbiamo chiesto all'esercito libanese di mantenere la sicurezza e impedire lo schieramento di elementi palestinesi nella zona di confine". Allo stesso tempo è stato spiegato alle massime cariche libanesi che Washington "accuserà il Libano di responsabilità per qualsiasi aggressione proveniente dai territori libanesi contro Israele". Un Libano, comunque, che prima dell'invito-monito statunitense si ritrova sotto l'attacco dell'IDF che sta bombardando il sud del Paese, costringendo i cittadini libanesi ad entrare nei rifugi. Una risposta al massiccio lancio di missili sul nord d'Israele rivendicati da Hezbollah. E, mentre scriviamo, le sirene d'allarme stanno nuovamente suonando nei villaggi e nelle città settentrionali, al confine con il Libano. ,


Distrutti sistemi di rilevamento aereo di Hamas

Intanto sul fronte militare, sono ripresi i razzi sparati verso il sud d'Israele, cui si contrappongono le ondate delle squadriglie aeree che sganciano bombe su più obiettivi lungo la Striscia di Gaza. Il notiziario odierno del portavoce dell'IDF (forze armate israeliane) riporta il quadro delle ultime operazioni contro Hamas. I caccia con la Stella di Davide hanno distrutto un sistema di rilevamento avanzato sviluppato dall'organizzazione, utilizzato per rilevare gli aerei sulla Striscia di Gaza. Come è stato spiegato, Hamas ha messo a punto negli anni una rete di telecamere di alta qualità, nascoste all’interno dei riscaldatori solari (boiler) in tutta la Striscia di Gaza, con l’obiettivo di identificare e tracciare gli aerei.

Ieri, in pochi minuti, gli aerei hanno attaccato tutte le località legate a questa rete e hanno privato Hamas della sua capacità di produrre un'immagine del cielo nel tentativo di attaccare gli aerei israeliani a Gaza.

Obiettivi tecnologici, ma non solo. I caccia da combattimento hanno anche attaccato l'Università Islamica, fondata nel 1978. Secondo l'intelligence israeliana, l'Università è importante centro intellettuale da cui si dirama il potere politico, il reclutamento e la dottrina militare di Hamas nella Striscia di Gaza, e da istituto di formazione per lo sviluppo e la produzione di armi, oltre che soggetto di promozione dell'incitamento all'odio e al terrorismo, e alla costruzione di agenti segreti da infiltrare in Israele. Non ultimo, per Israele è un collettore di finanziamenti per Hamas.

Il centro ha stretti legami con gli alti dirigenti di Hamas. Fino alla sua morte, nel 2021, ne fece parte anche il membro Senior dello Stato Maggiore Generale di Hamas, Jamal Zebda, eliminato durante l'operazione "Guardiani delle Mura" nel 2021 e prestò servizio come Capo del dipartimento di sviluppo e progetti presso l'organizzazione terroristica nel Quartier Generale della produzione dell'organizzazione.

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