Dinamiche religiose a Torino al crocevia degli anni Settanta
Aggiornamento: 15 ore fa
La svolta con mons. Pellegrino e l’inizio di un dialogo nella città secolare
di Luca Rolandi
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Cattolici, politica, fede, impegno sociale a Torino all'uscita della città dal decennio, gli anni Cinquanta, della più grande migrazione interna e della definitiva affermazione di capitale industriale del Paese. Fu un processo di inarrestabile inurbamento che vide Torino superare il milione di abitanti nel 1961 e raggiungere il suo massimo storico di 1 milione e 200 mila residenti nel 1974. In questo arco di tempo segnato da tumultuosi cambiamenti, con territori agricoli consegnati all'edilizia per la nascita di interi nuovi quartieri, la città fu accompagnata e accolse anche importanti novità nella Chiesa cattolica torinese improntate al messaggio evangelico del Concilio Vaticano II. Argomenti di cui si è discusso tra venerdì e sabato scorsi al Polo del '900 nel convegno di studi “Dinamiche religiose a Torino negli anni Settanta tra politica, società e culture”, organizzato dalla Fondazione Michele Pellegrino. Tra i relatori della seconda giornata, Luca Rolandi.
Il rapporto tra il cattolicesimo e i partiti politici a Torino negli anni Settanta fu caratterizzato da momenti di dialogo e confronto a periodi lunghi di indifferenza e sostanziale lontana nell’ambito del confronto tra potere civico, governo della città e presenza, testimonianza e radicamento della chiesa cattolica subalpina. Dal 1969 al 1980, partendo da quell’emblematico 12 dicembre 1969, Torino fu attraversata da una decade di crisi, difficoltà dolori ma anche momenti di progettualità e sviluppo impensabili nei decenni precedenti. Dai riverberi della strage di Piazza Fontana e per l’intero decennio con le azioni del terrorismo brigatista, il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura torinese fino ai maxiprocessi contro le formazioni rivoluzionarie e di lotta armata d’ispirazione comunista, Torino fu epicentro di questo bradisismo che ebbe fine solo all’inizio degli anni Ottanta.
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La crisi industriale incipiente e la trasformazione sociale furono caratterizzate dalla fine dell’esperienza del centro-sinistra e della guida della città di sindaci della prima forza nazionale, la Democrazia Cristiana, con l’avanzata delle sinistra a partire dalle amministrazioni delle grandi città a metà degli anni Settanta e le Giunte Rosse dal 1975 al 1980. Erano gli anni del Post-Concilio con grandi trasformazioni e agitazioni all’interno dell’universo cattolico dalle gerarchie al “popolo di Dio”, rappresentato da un effervescente mondo cattolico associato; da un lato persisteva una dimensione devozionale e conservativa maggioritaria di un cristianesimo di tradizione mentre si facevano largo anche in ambito diocesano dalle gerarchie ecclesiastiche e il compito movimento cattolico esperienze di vivacità e rottura rispetto al passato.
Gli anni Settanta furono rilevanti a Torino nella generale accelerazione dei cambiamenti che investì il Paese; una serie di crisi amministrative tra la fine del decennio ’60 e l’inizio del nuovo produssero un cambiamento repentino negli scenari politici cittadini. La mancata ricomposizione di un consunto centrosinistra, l’erosione del consenso nell’area democratico cristiana e il momentaneo ritorno a maggioranze centriste produssero anni di deboli amministrazioni fino all’avvento di nuove colazioni a maggioranza di sinistra. Si trattava di una risposta alle forti tensioni accumulate in seguito agli eventi del Sessantotto studentesco, all’“autunno caldo” operaio e alle battaglie per i diritti civili dei primi anni Settanta.
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In modo più specifico, la crisi della Democrazia cristiana dei primi anni Settanta, le difficoltà interne, la conflittualità delle correnti, fu accelerata dall’inizio di quel processo di erosione prima carsico e poi sempre più evidente nella prassi ordinaria della fine del ferreo collateralismo associativo accompagnato dal distacco dei settori del cattolicesimo “conciliare” e dei giovani della contestazione con l’avvio di un rapporto dialettico a volte conflittuale con l’autorità politica civica e quella ecclesiastica. Senza dimenticare la grande trasformazione industriale e post-industriale futura con le lotte per il lavoro, la casa e il rapporto con il movimento operaio e i corpi intermedi.
Il lunghissimo episcopato del cardinale Maurilio Fossati (1931-1965), nonostante i grandi eventi intercorsi sul piano civile e religioso, si era svolto nel segno di una sostanziale continuità interna di modello pastorale. Tutto sarebbe cambiato a metà degli anni Sessanta con il suo successore, il professore Michele Pellegrino, alla guida della diocesi dal 1965 al 1977. L’Arcivescovo e cardinale originario di Roata Chiusani avrebbe trasformato radicalmente le prospettive e le dinamiche del rapporto tra Chiesa cattolica e politica, mondo civile e quello religioso a Torino e oltre i suoi confini. La Camminare insieme del 1972 fu la cesura di quell’epoca che portò l’aggiornamento conciliare nella chiesa torinese. La vivacità del mondo cattolico dai movimenti alle associazioni era una ricchezza e anche la diocesi poteva operare grazie ai 900 preti in attività pastorale.
Gli anni Settanta segnati dal terrorismo che lasciò tra il 1975 e i primi anni Ottanta la sua scia di sangue e morte di vittime innocenti furono però anche caratterizzati da grandi e importanti riforme nazionali che si riverberarono sui territori: le lotte per la casa e i servizi sociali, la nascita del decentramento amministrativo, il dialogo tra comunisti e cattolici e quello tra cattolici e laici, i decreti delegati nelle scuole, e la rete educativa e di prossimità per l’integrazione che ricomponesse le rotture della grande immigrazione nella one company con tutte le fragilità che avrebbe comportato dopo la cesura del fatico 1980.
Infine, sempre in area cattolica e cristiana ecumenica forti impulsi arrivano sul tema della pace, l’obiezione di coscienza, le vicende legate al mondo sindacale e operaio, con il ruolo importante dei preti operai, le nuove generazioni che spingevano per una Torino diversa e meno grigia. Don Ciotti e il gruppo Abele, il Sermig di Ernesto Olivero la comunità monastica di Bose di Enzo Bianchi alcuni dei frutti più noti, ma tanti altri ne sarebbero nati e germogliati.
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