Dal dibattito al Polo del '900: un forte richiamo alla Pace
Aggiornamento: 3 lug 2023
Guarda video e foto. "La Pace in Ucraina. Tra realtà ed utopia": con l'accento posto ripetutamente dai relatori e dalle domande dei partecipanti sull'estremo bisogno di riportare la pace nel mondo - oltre settanta conflitti sono attualmente in corso - il dibattito promosso dalla Porta di Vetro ha attraversato la sala del Polo del '900 per cercare di diradare quelle "le nebbie", espressione usata da Gianguido Passoni, presidente della Fondazione Istituto Gramsci partner dell'iniziativa, "che avvolgono le guerre". Missione impossibile anche per l'Ucraina, come lo è stata per tutte le "inutili stragi" su scala industriale del Novecento, ha ricordato Michele Ruggiero, autore della relazione "La travolgente avanzata" dell'idea di guerra sui sentimenti di pace", partendo dall'invasione russa della Crimea nel 2014 e dalle successive reazioni dell'Ucraina, dopo la rivoluzione di Maidan che ha disvelato le richieste di Kiev d'ingresso nell'Unione Europea e nella Nato.
Una guerra che si è peraltro impaludata in un'informazione sempre "meno informata" che abbonda nella narrazione, ma non spiega e che si limita a descriverla senza una precisa correlazioni tra avvenimenti e iniziative sul campo, come ha sottolineato il colonnello Michele Corrado nel suo intervento dal titolo "La resistenza ucraina al gigante russo in una guerra convenzionale". E che ha piegato al pensiero unico e unilaterale anche l'Europa, che ha perduto così la grossa opportunità di mediare tra i belligeranti, secondo l'opinione di Stefano Rossi che ha affrontato il tema "L'UE di fronte alla guerra. Le reazioni della società e delle istituzioni". Prima dei numerosi interventi, ha concluso Germana Tappero Merlo con "Ucraina e Russia. Le ragioni di una pace difficile nell'odierna civiltà degli scontri", rappresentazione di un modello di soluzione dei conflitti internazionali che dopo una lunga e duratura pace in Europa, oggi privilegia il ricorso alla guerra e disdegna la pace nella pericolosa convinzione che le stragi riguarderanno sempre altri.
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