Da Firenze a Berlino, libertà per l'Iran
Aggiornamento: 23 ott 2022
Guarda le foto. È stato una grande giornata ieri, 22 ottobre, per la resistenza iraniana all'estero che ha visto la solidarietà di migliaia di persone scese nelle piazze e nelle strade per protestare contro il regime oscurantista degli ayatollah. A Firenze, a quaranta giorni dall'uccisione di Mahsa Amini, la giovane donna finita nelle mani della polizia morale per aver indossato in velo in modo non conforme alla religione islamica, secondo i suoi aguzzini, la Comunità iraniana ha incontrato i fiorentini in piazza SS. Annunziata, come era stato anticipato nei giorni scorsi con un post Instagram di Donna, Vita, Libertà, ricordando che "la libertà in un regime dittatoriale non viene regalata ma viene conquistata. "I nostri concittadini - hanno spiegato nella nota - stanno lottando per conquistare questo diritto mettendo a rischio la loro vita. Noi iraniani all'estero continuiamo a sostenere loro e vi chiediamo di sostenerci in questa lotta scendendo in piazza con noi".
Firenze ha risposto all'appello, esponendo striscioni, cartelli e le foto delle donne martiri della nuova rivoluzione che si sta compiendo in Iran, a sostegno della richiesta degli iraniani all'estero di rompere qualunque rapporto con il regime criminale di Teheran.
Dal giorno della morte di Mahsa la rivolta è esplosa nelle principali città iraniana, in oltre 190, per il Consiglio nazionale della Resistenza iraniana, nelle Università, nelle carceri, nelle moschee, nei luoghi di lavoro.
Al movimento di lotta della società civile iraniana si è contrapposta una dura repressione del governo e della guida spirituale dell'Iran Ali Khameini che ha già proceduto ad oltre 20 mila arresti e ha provocato almeno la morte di 400 cittadini, soprattutto giovani, contro cui agiscono le forze di sicurezza, i Guardiani della rivoluzione e la milizia Basij in borghese.
La vita è oramai quotidianamente a rischio nelle carceri di Evin a Teheran, di Qezelhesar a Karaj, per i detenuti politici, sottoposti a vessazioni, torture, aggressioni, pestaggi da parte di unità speciali che si muovono con criminale libertà d'azione che ricorda drammaticamente quella degli squadroni della morte dell'America latina degli anni Sessanta e Settanta del Novecento che operavano al servizio delle giunte militari in Brasile, Cile, Argentina.
Ma gli echi della repressione e delle uccisioni di altre donne iraniane attraversano le coscienze dei cittadini democratici e nei fatti stanno producendo un autentico isolamento anche politico del regime religioso in tutta Europa, con forti pressioni sui governi e su Bruxelles. E nel tardo pomeriggio di ieri almeno 80 mila persone (stime della polizia) hanno manifestato a Berlino in appoggio agli iraniani in lotta. Il corteo si è snodato lungo le strade del centro della capitale tedesca, partendo dalla Colonna della Vittoria nel Tiergarten di Berlino park. Con bandiere e cartelli, sotto lo slogan "Women, Life, Freedom", i partecipanti alla marcia hanno contestato i leader della Repubblica islamica, oramai sotto scacco anche a livello internazionale, sui cui pedale preme il Consiglio nazionale della Resistenza.
Nei giorni scorsi, Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio nazionale della Resistenza in Iran ha rivolto un appello ai governi europei e alle Nazioni Unite chiedendo l'adozione di una serie di misure e sanzioni mirate a provocare l'isolamento diplomatico del regime iraniano. In particolare, Maryam Rajavi ha chiesto all'Europa di espellere gli agenti e i mercenari al servizio degli ayatollah o di revocare loro i passaporti; di ottenere l'immediata scarcerazione di tutti i prigionieri politici e di sospendere le continue esecuzioni; di procedere a un embargo economico per costringere il governo alle dimissioni e gli ayatollah a cedere il Potere.
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