Contratto metalmeccanici: "Ripartiamo dalla riduzione dell'orario di lavoro"
Aggiornamento: 23 lug
di Rocco Palombella*
“Più salario, meno orario”: è questo lo slogan che la Uilm ha da tempo scelto per raccontare il prossimo rinnovo del Contratto Collettino Nazionale di Lavoro Federmeccanica-Assistal. L’ipotesi di piattaforma contrattuale è stata approvata dal nostro Consiglio nazionale il 19 febbraio scorso e presentata, il giorno successivo, all’Assemblea unitaria Fim Fiom Uilm. Oltre 500 delegati da tutta Italia hanno partecipato a quella giornata importante e dimostrato un’ampia condivisione sulle proposte che interessano 1,4 milioni di lavoratori metalmeccanici. I diversi punti della piattaforma sono tutti ugualmente importanti e strettamente correlati: relazioni industriali e partecipazione, inquadramento, welfare, formazione, ambiente e sicurezza, mercato del lavoro, appalti, orario di lavoro, politiche di genere, salario e diritti sindacali. Ma l'obiettivo prioritario su cui chiamano il movimento dei lavoratori a discutere si incentra su due temi, strettamente correlati: salario e orario.
Da tempo ci dicono che i nostri lavoratori sono quelli con gli stipendi più bassi d’Europa. Dunque, se vogliamo essere coerenti e coltivare il senso della conseguenza, è arrivato il momento di invertire questa tendenza. L'aumento dei salari per i lavoratori metalmeccanici riveste un'importanza cruciale nel tessuto economico e sociale del nostro Paese a vocazione manifatturiera. L’incremento salariale non solo rappresenta un atto di giustizia sociale, ma è anche essenziale per stimolare la crescita economica: salari dignitosi migliorano la qualità della vita dei lavoratori e delle loro famiglie, e favoriscono anche un aumento del potere d'acquisto, alimentando così la domanda interna e sostenendo l'attività commerciale.
Obiettivo: le 35 ore settimanali
Inoltre, un'adeguata remunerazione per i lavoratori è cruciale per attrarre e trattenere talenti nel settore. Investire nelle competenze e nella professionalità garantisce innovazione e competitività a lungo termine dell'industria. Per tutte queste ragioni la nostra richiesta di 280 euro di incremento salariale sui minimi al quinto livello non è ambiziosa… è giusta. Vogliamo assicurare ai lavoratori metalmeccanici la vita dignitosa che la nostra stessa Costituzione stabilisce e il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è importantissimo proprio perché, a differenza di quello aziendale, garantisce i diritti fondamentali in modo universale. Per questo ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo affinché non venga mai cancellato.
Vengo ora al tema della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali (e a parità di retribuzione), tema antico - se ne parlava già negli anni Cinquanta - che ritorna periodicamente in auge con l'etichetta rivoluzionaria, per poi essere accantonato senza una reale motivazione, se non quella dell'opportunità "tattica". All'opposto, noi riteniamo che oggi vi siano tutte le condizioni utili per sperimentare la riduzione dell'orario di lavoro, in particolare per gestire le crisi aziendali, ma non solo. L’obiettivo è, infatti, duplice: da una parte si può utilizzare lo strumento a parità di salario per gestire le grandi emergenze all’orizzonte, come la transizione ecologica e digitale e l’avvento dell’Intelligenza Artificiale; dall’altra parte, andrebbe incontro a un’esigenza che riguarda tutti i lavoratori, dai più giovani ai meno giovani: la voglia di conciliare vita e lavoro.
Consideriamo, poi, un altro aspetto non secondario per il nostro Paese: nel 2022, sono stati spesi per la cassa integrazione ben 5 miliardi di euro; una cifra enorme che potrebbe essere contenuta applicando la riduzione d'orario e nel contempo, con i risparmi ottenuti, aiutare le aziende in crisi.
Dalle assemblee la spinta alla trattativa
Occorre iniziare a scalfire l’idea che i lavoratori devono essere rinchiusi nelle fabbriche per ore e iniziare a delineare un lavoro sempre più al passo con i tempi. Un lavoro in cui la persona torna a essere al centro. Ci sono diverse realtà in Italia e nel Mondo in cui la riduzione dell’orario di lavoro è già una realtà da cui non si torna indietro per espressa volontà aziendale che ne hanno constatato i benefici sul piano della produttività insieme con i lavoratori.
Mi rendo conto che l'idea possa sembrare azzardata. Ma è pur vero che non è di ieri e non lo è neanche rispetto alle mie convinzioni personali. I tempi sono maturi. Lo sono per i lavoratori in generale, e per i metalmeccanici in particolare cui spetta l'onore e l'onere, come altre volte in passato, di tracciare una strada prima degli altri, di fare da apripista, di essere avanguardia.
In proposito, nelle ultime settimane ho affrontato la questione direttamente nelle assemblee con i consigli regionali, da nord a sud, ricavandone un supplemento di convinzione e di energia nella prospettiva che la trattativa non sarà semplice.
Alla fine del percorso dei Consigli regionali inizieranno le Assemblee nelle fabbriche cui parteciperò personalmente per convincere i lavoratori della bontà delle proposte. Si dice “chi si ferma è perduto” e noi non ci fermiamo. Anzi, guardiamo al futuro convinti che sapremo fare la differenza, perché è nel nostro dna fare tutto il possibile e anche di più per salvaguardare il lavoro e i lavoratori.
*Segretario Generale Uilm-Uil
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