top of page
Giancarlo Rapetti

Consenso a Meloni e perdita dell'identità a sinistra

di Giancarlo Rapetti


Alessandra Ghisleri, partner di Euromedia Research, era la sondaggista preferita di Berlusconi, il quale, a sua volta, era un maestro di marketing e comunicazione, commerciale e politica. Pur tenendo conto dei noti limiti di ogni sondaggio, quello di Euromedia del 9 gennaio 2025, il giorno della conferenza stampa di Giorgia Meloni e il giorno successivo all’arrivo all’aeroporto di Ciampino di Cecilia Sala liberata, gode quindi di ottime referenze.

E da lì è opportuno partire per rispondere a questa domanda: perché il consenso del Governo, e quello personale di Giorgia Meloni, nonostante tutto, non cala, anzi tende a salire?

Cominciamo dai numeri. Nelle elezioni politiche del 25 settembre 2022, il partito Fratelli d’Italia ottenne 7,3 milioni di voti. Alle europee scese a 6,7 milioni di voti. Il citato sondaggio di Alessandra Ghisleri del 9 gennaio assegna a FdI il 31,5 per cento. Considerato che gli elettori residenti in Italia sono circa 46 milioni, il valore assoluto corrispondente alla percentuale delle risposte è di 7,2 milioni di voti. Con quelle percentuali, però, il risultato in termini di seggi sarebbe trionfale per Fratelli d’Italia: ma questo dipende delle leggi elettorali, che giustamente considerano le percentuali sui voti validi (gli astenuti hanno sempre torto). Il consenso, invece, che si misura in valori assoluti, si può affermare che è stabile. Per spiegare meglio la differenza, facciamo un esempio estremo: se andassero a votare in tutto due persone, ed entrambe votassero lo stesso partito, quel partito avrebbe il cento per cento dei voti, ma consenso reale zero. Riassumendo: dai numeri sopra esposti risulta che Fratelli d’Italia avrebbe una prospettiva elettorale molto positiva e un consenso reale stabile: un ottimo risultato.

Passiamo al perché tutto ciò accade.

Un primo motivo è senz’altro la straordinaria capacità di comunicare, un talento naturale rivelato da Giorgia Meloni, coniugato con una evidente organizzazione della propaganda: la ripetizione ossessiva e assiomatica di talune affermazioni, l’uso massivo degli strumenti di moltiplicazione degli effetti dei social media, ideali per il nostro tempo caratterizzato dal pensiero breve; l’applicazione disinvolta del principio secondo cui una bugia ripetuta molte volte diventa la verità. Applicazione perfezionata con il ricorso alla tecnica sovietica della disinformazione. Si parte da un fatto che in sé può essere vero, ma presentato in modo tale da descrivere il contrario della realtà, come in questo titolo della Pravda (secondo una storiella che circolava cinquanta anni fa): “nella corsa sui cento metri tra il Presidente degli Stati Uniti e il segretario generale del PCUS, il nostro segretario si è classificato brillantemente secondo, mentre il presidente USA è arrivato solo penultimo”.

Esistono poi persone che hanno vissuto il risultato elettorale del 25 settembre 2022 come la rivincita sul 25 aprile 1945. Un mondo composito, in cui si mescolano eredi di tradizioni familiari o giovani che non sanno nulla del fascismo, ma hanno imparato da qualche parte l’esaltazione dei miti del machismo e del suprematismo. Altri credono che il ventennio fosse l’epoca dei treni in orario o della legge e ordine: falsi storici conclamati, ma si sa che, quando convinzioni e realtà non coincidono, “tanto per peggio per la realtà”.

Un altro bacino di consenso è formato da elettori che, alle indubbie difficoltà delle democrazie di fronte al tumultuoso accavallarsi dei nuovi problemi della modernità, credono che la soluzione si trovi nella regressione allo stato naturale pre-democratico, nella convinzione che un governo autoritario sia più rapido ed efficace nell’affrontare e risolvere i problemi. Se facciamo una fotografia degli stati al mondo con più benessere e qualità della vita, scopriamo invece che sono i più democratici. Ma anche qui, questa considerazione razionale non supera le paure e le difficoltà che, per alcuni, fanno aspirare all’ala protettrice dell’uomo o della donna forte.

A loro si rivolge la proposta meloniana del premierato, che sarà presto rilanciata. A tal proposito, varrà la pena di ricordare che, nel presentare il suo citato sondaggio, Alessandra Ghisleri ha aggiunto una informazione interessante: l’aumento (relativo) del consenso a Meloni dipende dagli elettori di centro che o si spostano a destra, o si rifugiano nell’astensione. Teniamone conto nel prosieguo del ragionamento.

E soprattutto chiediamoci: possiamo pensare che i tre punti finora considerati giustifichino il vasto consenso per Fratelli d’Italia? Che bastino per raccogliere sette milioni di voti, oltre ai quattro dei suoi alleati subordinati, in tutto più di undici milioni?

Non è che nell’atteggiamento verso i problemi quotidiani delle persone, o almeno nelle dichiarazioni in tema, la sinistra ha abbandonato alla destra terreni che per tradizione e cultura dovrebbero essere i suoi?

Il governo dimostra, almeno nelle dichiarazioni, che sono poi quelle che arrivano al pubblico, una coerenza nell’adesione ai principi e ai valori dell’Occidente che a sinistra si è persa. Già nel 1976, nella celebre intervista a Giampaolo Pansa, Enrico Berlinguer dichiarava di sentirsi “più sicuro sotto l’ombrello della NATO”. Oggi il PD non riesce a dire la stessa cosa: fa eleggere a Strasburgo un parlamentare che accusa la NATO di essere la causa di tutti i mali, e si dissolve in ordine sparso quando al Parlamento europeo si vota sul sostegno all’Ucraina. Per chi vota il cittadino che la pensa come Berlinguer?

Sulla posizione nei confronti di Israele, con un rovesciamento delle alleanze storiche, la destra è pro-Israele, la sinistra contro, con l’eccezione, minoritaria, confinata e sommessa, della “Sinistra per Israele”. Anche qui, il cittadino che sostiene il diritto di Israele ad esistere e a difendersi, per chi voterà? Poco male, si dirà a sinistra: nella pubblica opinione Israele è poco popolare, stando agli episodi antiebraici, alle manifestazioni propal, alle posizioni di molti commentatori, a quanto succede nelle Università; si guadagnano più voti a essere contro Israele che a essere a favore. Non ne sarei così sicuro. L’undici maggio 2024 si è svolta la serata finale dell’Eurovision Song Contest, a Malmö, la città europea con la più alta concentrazione islamica. Il format prevedeva due votazioni, una da parte di giurie qualificate, l’altra tramite televoto aperto a tutti. Ha vinto, grazie soprattutto alle giurie, la canzone svizzera che promuoveva il gender fluid. Il televoto, invece, in molti paesi, tra cui l’Italia, ha visto al primo posto la canzone israeliana, che ricordava in modo sfumato (una versione più esplicita non era stata ammessa dagli organizzatori) il 7 ottobre. E’ ragionevole escludere che giurie o pubblico abbiano valutato solo le qualità musicali. E’ più probabile che siano stati considerati soggetto e messaggio. E’ una osservazione senza valore statistico, forse marginale, ma resta la considerazione che un certo numero di persone comuni, probabilmente in prevalenza giovani, abbiano voluto esprimere simpatia e sostegno per Israele.    

Poi ci sono i soldi o, con espressione più elegante, l’economia. La legge di bilancio 2025 è un esercizio di equilibrio tra la necessità politica di elargire mance e mancette a scopo di consenso (che resta l’obiettivo primario dell’attuale Governo) e la necessità di tenuta dei conti pubblici, senza aumentare la pressione fiscale, o aumentandola solo di qualche decimale (questo non è ancora chiaro). Già in precedenza il Governo aveva ridimensionato il cosiddetto reddito di cittadinanza (riportato di fatto al REI istituito dal Governo Gentiloni, con un po’ di risorse in più). Ora, il ripristino delle aliquote originarie dei bonus edilizi con il superamento del terribile superbonus 110%, la conferma della legge Fornero sulle pensioni, il contenimento del deficit, sono tutte misure che non possono non riscuotere l’approvazione dell’osservatore oggettivo. Sulle priorità individuate c’è molto da discutere, ma a “saldi invariati”. Per inciso, è comprensibile, anche se non giustificabile, che il PD difenda il superbonus per patriottismo di partito (Roberto Gualtieri, attuale sindaco di Roma, era Ministro dell’Economia), ma che difenda pure il reddito di cittadinanza, fatto dal Governo Conte-Di Maio-Salvini, a cui il PD aveva votato contro, è proprio una stranezza. Per ritornare alla domanda iniziale sul perché del consenso al Governo Meloni: tra un Governo che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, e una opposizione che difende le scelte sciagurate dei due Governi Conte, l’elettore medio (nel senso di classe media) per chi vota?

Last but not least, il tema sicurezza. All’argomento ho già dedicato altri interventi, e non mi ripeterò.

Mi limito ad osservare che, se vuole acquisire il consenso dei cittadini, la sinistra deve dimostrarsi chiaramente dalla loro parte. Non deve dire, come ha fatto Elly Schlein, riferendosi ai recenti fatti di Bologna, “condanno la violenza, ma”. Con quel ma ha distrutto il valore della condanna. Deve condannare tutte le violenze, senza se e senza ma, specialmente quelle che si fanno scudo di slogan antifascisti, antirazzisti e anticolonialisti. Deve sostenere le forze dell’ordine. Deve affermare che l’integrazione non è tolleranza indiscriminata e lassismo, ma passa attraverso il rispetto delle leggi. Deve sostenere le vittime e non i carnefici. Tra l’altro, come già osservato, sull’argomento il Governo è molto debole: la situazione sta peggiorando, e non riesce a trovare misure efficaci. Ma almeno dichiara che la questione esiste e si deve intervenire (anche se non sa come). La sinistra nemmeno quello, dà l’impressione di ignorare o snobbare il problema o di buttarla in sociologia. Tra le due opzioni, il cittadino preoccupato per chi voterà?

In sintesi: ci sarà chi si fa ammaliare dalla propaganda, ci sarà pure uno zoccolo duro irriducibile e irrecuperabile della destra, ma se questa destra riesce ad intercettare un vasto consenso, i motivi prevalenti sono da ricercare nelle questioni che riguardano la qualità della vita dei cittadini e la loro sicurezza, interna ed esterna. E’ su quel terreno che si può costruire una opposizione efficace, se emergono proposte di soluzione convincenti, rassicuranti e credibili.

 

35 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page