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Conflitto russo-ucraino: dietro l'ipotesi di Stoltenberg

di Michele Corrado*


Si parla più del solito in questi ultimi giorni degli avvenimenti di guerra in Ucraina con novità importanti da parte europea. La Francia, protagonista delle news sul sostegno delle Forze ucraine (anche con unità di combattimento), ha ora offerto “istruttori” militari a Kiev, mentre Jens Stoltenberg, il Segretario Generale della Nato, chiede di togliere i caveat (limitazioni d’impiego nel linguaggio dell'Alleanza Atlantica, di solito relativo a truppe, ma ora riferito a sistemi d’arma), sui missili forniti da Paesi europei, in modo da poterli impiegare anche all’interno del territorio russo. Iniziativa di per sé legittima, dacché a essere stata attaccata è l'Ucraina. Queste due notizie, che possono sembrare poco rilevanti ai fini della condotta delle operazioni sul terreno, possono invece svelare le intenzioni a lungo termine sia dei francesi, sia della Nato (in questo caso degli intendimenti anglo-americani al riguardo).

Decisioni che, sul breve periodo, non incidono sul corso delle operazioni in atto viste le tempistiche degli effetti (di molti mesi in caso del supporto francese), ed ugualmente come effetto collaterale e psicologico (sui cittadini russi), per quanto attiene all’impiego di missili con targets in territorio russo.

Nello specifico, visto che le collaborazioni fra Nato ed Ucraina risalgono ad oltre dieci anni addietro per adeguare lo standard delle Forze Armate ucraine a quello Nato, in vista di un successivo ingresso nell’Alleanza, l’apporto di ulteriore personale con compiti di formazione, non di combattimento diretto, non cambierebbe significativamente le capacità ucraine. Lo sarebbero invece altamente per la Francia, unico Paese UE (anche con capacità nucleari), ad esporsi direttamente sul terreno ucraino, in ottica “difesa europea” al fine di rivendicare una leadership futura.

L’invito di Stoltenberg ai fornitori di missili a medio raggio (in ogni caso a quei pochi Paesi che posseggono tali vettori), è ovviamente espressione di un desiderata sia americano, che inglese (palese con il ministro Cameron), che sta a significare la volontà di proseguire le operazioni in Ucraina con una prospettiva di anni e non di mesi. O fino a quando non si realizzi una chiara richiesta russa di negoziati, dove si potrebbe partire dalle linee di contatto sul terreno del momento, ma non necessariamente irrigidirsi su tale stato di cose.

In sostanza, la Francia sta giocando una partita esclusiva in ambito europeo, mentre Stati Uniti e Regno Unito si occupano della condotta della guerra guerreggiata.

Gli altri Paesi europei, non hanno particolare peso (a parte la Germania per il suo potenziale bellico-industriale) e possono solo scegliere - come sempre - quale dei due “giocatori” sostenere. Rimanere neutrali non porterebbe, almeno allo stato attuale, ad alcun reale vantaggio, oltre che far ricadere nel solito limbo dell’indecisione perenne. Sempre che le Forze ucraine tengano le linee di contatto attuali, senza consentire decisive penetrazioni delle  Forze russe.

 

 

*Col. (aus.) Esercito Italiano

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