"Combattere", immagini dell'ostinazione della Resistenza
di Piera Egidi Bouchard
Se l’anno che si è appena aperto sarà incentrato sulle celebrazioni degli Ottant’anni dalla Liberazione, dalla lotta al nazifascismo, una significativa mostra, invece, è dedicata al “Combattere” dell’anno precedente: quel 1944, anno di svolta, perché segnato dal famoso proclama del generale britannico Alexander, che intimava ai partigiani di sciogliersi per il periodo invernale, cosa che i reparti alla macchia non fecero, continuando, in situazioni difficilissime, ad opporsi e a combattere.[1]
Nell'inaugurazione avvenuta di recente, una schierata di presidenti e direttori delle varie istituzioni culturali cittadine ha ricordato quel fatidico anno. “Qui facciamo storia e memoria per fare il futuro”- ha esordito Alberto Sinigaglia, presidente del Polo del '900, e Paola Olivetti – per l’Archivio cinematografico della Resistenza - ha ricordato l’iter dei tre anni, della Resistenza, di cui il primo ha visto la mostra “ Resistere”, dedicata ai 600.000 soldati e ufficiali deportati dopo l’8 settembre del ’43 nei lager nazisti.[2] E Paolo Borgna, presidente dell’Istituto torinese della Resistenza ha ricordato che senza quell’opposizione “dovremmo vergognarci di essere italiani”. A sua volta Nino Boeti per l’Anpi provinciale ha citato gli attuali 8.000 iscritti , segno di una partecipazione e di una memoria radicate sul territorio. Per l’Aned, la presidente Susanna Maruffi ha ricordato lo slogan dei deportati “Rimaniamo umani”: questa è stata la resistenza dei lager, che ci impedisce anche di giudicare quelli che furono sopraffatti dalla disperazione in quei luoghi.
“Questa mostra ci invita a combattere contro il tempo”, ha aggiunto Marco Brunazzi, presidente dell’Istituto Salvemini: restituire il passato con immagini e oggetti significa restituire la vita con la sua intensità, le sue emozioni, e questo è l’obiettivo vero della storia. E Barbara Berruti, direttrice di Istoreto ha ricordato che questa mostra, come la precedente, è frutto di un lavoro e discussione collettiva, ed è immaginata per rispondere alle domande di chi non sa: chi ha combattuto, dove e quando "I musei non devono istruire, ma provocare" ha detto Daniele Jallà, presidente del Museo della Resistenza, "ci dev’essere un dialogo con il visitatore, se no saremmo un museo autoritario...".
E infatti, questa mostra dialoga. Dialoga con la parete in cui è riprodotta ingigantita un’originaria mappa – disegnata da un anonimo partigiano su un foglio di quaderno -in cui con diverse chiazze di colore sono rappresentate le diverse formazioni partigiane del Piemonte: e ci sono tutte, i GL, i Garibaldini, le Matteotti, Gli Autonomi: i visitatori ( ma anche gli studiosi) osservano incuriositi le diverse dislocazioni ed entità dei combattenti. Questa mappa parla.. E soprattutto parlano gli oggetti, semplicissimi nella loro quotidianità, esposti nelle teche, o le fotografie di quei giovani ragazzi in calzoncini e scarponi ( chissà quanti ne saranno sopravvissuti, dopo un inverno freddissimo tra le montagne, in mezzo a dirupi coperti di neve e con gli attacchi dei nazisti...). E un’occasione di dialogo con i giovani delle scuole – soprattutto pensato per loro, mi dicono – è un video di soli 17 minuti, ma densissimo, che ci tramette ricordi, testimonianze, volti e voci autentiche , molti di persone che abbiamo avuto in anni lontani il privilegio di conoscere dal vivo. Persone che hanno, con semplicità e umiltà, fatto l’Italia.
Note
[1]Ingresso libero, fino all'11 maggio 2025 con orari martedì- domenica 10.00 - 18.00, Galleria Immagini Palazzo San Celso | Polo del '900 Piazzetta Antonicelli - Torino.
[2]Piera Egidi Bouchard in https://www.laportadivetro.com/post/in-mostra-la-resistenza-degli-internati-militari
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