Claudio Napoleoni, a cento anni dalla sua nascita: il valore di un grande studioso del marxismo
Aggiornamento: 17 set 2024
di Dunia Astrologo
Domani, 18 settembre, la Fondazione Istituto piemontese A. Gramsci ricorda Claudio Napoleoni a cento anni dalla nascita in un convegno[1] che si svolgerà a Roma, ospitato dal Senato e dalla Camera che lo patrocinano. Chi è stato Claudio Napoleoni (L'Aquila, 5 marzo 1924 – Andorno Micca, 31 luglio 1988)? In primo luogo è stato importante economista, un docente universitario di rarissima capacità didattica, che ha lasciato una traccia profonda nella storia del pensiero economico e non solo in quell’ambito. La sua produzione scientifica e pubblicistica è stata molto vasta ed è raccolta presso l’Istituto Gramsci- per merito di un gruppo di lavoro costituitosi dopo la sua morte - in un fondo archivistico e bibliografico che tuttora si alimenta di nuovi documenti ed è consultabile dal sito https://archivi.polodel900.it/
Fondatore dell'Istituto Gramsci
Il lavoro teorico di Claudio Napoleoni si è concentrato attorno all’analisi della teoria del valore a partire dagli economisti classici per giungere a Marx, di cui ha condotto una profonda analisi critica arrivando a convenire con Sraffa sulla messa in discussione di alcuni dei fondamenti dell’interpretazione marxiana del processo capitalistico di creazione del surplus, riconoscendo invece la fondatezza dei limiti di un modo di produzione e di costruzione sociale che crea alienazione e che sottopone al dominio del capitale l’intera società.
Ma Napoleoni per l’Istituto Gramsci piemontese è una figura ancora più importante poiché è stato uno dei suoi padri fondatori, assieme a tanti altri intellettuali il cui elenco è veramente molto lungo: Spriano, Traniello, Salvadori, Vivanti, Cottino sono solo alcuni dei primi che mi vengono in mente. Con essi condivideva l’idea che la scienza, e più di tutto le scienze sociali, non potesse restare isolata nel chiuso delle aule universitarie o nelle sedi di aulici convegni, ma che chi vi si applicava dovesse confrontarsi con quella società che era l’oggetto del proprio studio. Erano gli anni ’70 e quella società stava facendo sentire forte la sua voce.
Con i suoi protagonisti doveva esserci un incontro, una dialettica, la possibilità di comprendere meglio cosa si stesse muovendo nel mondo della scuola, nel mondo del lavoro, nel panorama dei bisogni materiali e immateriali che nuovi soggetti stavano esprimendo: le donne, gli studenti, gli operai ma anche le imprese che stavano affrontando una stagione di cambiamenti organizzativi importanti. E comprendere queste istanze era il mezzo per la politica, per il sindacato ma anche appunto per gli studiosi delle scienze sociali per dare un senso al proprio ruolo.
La passione per la politica
Dunque Claudio Napoleoni, assieme a un numero davvero impressionante di intellettuali della sinistra torinese e non solo, di sindacalisti e di rappresentanti del mondo politico, diede vita al comitato promotore da cui nacque nel 1974 l’Istituto di scienze economiche e sociali Antonio Gramsci che quest’anno festeggia i suoi primi cinquant’anni. Oltre ad aver partecipato alla gestazione, alla nascita e alla prima infanzia dell’Istituto, per alcuni dei suoi collaboratori e dirigenti Napoleoni era anche qualcosa di più, era un maestro, un collega, un punto di riferimento intellettuale e politico.
Coerentemente con il suo interesse teoretico per il marxismo egli non concepiva una separazione tra la teoria economica e la sua applicazione politica. Diceva anzi: “per quanto riguarda me, io non ho dubbi […]: io non avrei in vita mia affrontato mai una questione teoretica se non fossi stato spinto a farlo da un interesse politico”[2]. Non stupisce allora che accettasse nel 1976 di entrare a far parte della compagine del PCI ,che ne propose la candidatura alle elezioni politiche di quell’anno.
E per molti dirigenti del PCI, prima ancora di essere eletto nelle sue fila, e successivamente quando entrò a far parte del gruppo della Sinistra Indipendente, rappresentò un pungolo, un critico attento, sempre rispettoso ma intransigente verso posizioni che da economista riteneva sbagliate sul piano politico.
Sì , perché un’altra peculiarità che lo rese assai caro a molti di noi era la sua assoluta libertà di pensiero, e il suo costante richiamo all’economia non come un luogo astratto ma come il terreno su cui un partito politico che rappresentava gli interessi dei lavoratori si doveva misurare per combattere il modello di produzione capitalistico basato intrinsecamente sullo sfruttamento, sull’alienazione, sulla sottrazione di ricchezza ai lavoratori che la generano. Occorreva secondo Napoleoni, affinare gli strumenti della politica e segnatamente della politica economica, per ridurre le diseguaglianze e gli squilibri che la società borghese, difendendo quel modello di produzione, andava costantemente mantenendo e accrescendo.
Intellettuale gramsciano
E ancora, Claudio Napoleoni ci è caro, è stato caro a noi dell’Istituto Gramsci, perché da vero intellettuale gramsciano non si è occupato solo di economia, e neppure solo di politica, ma anche di filosofia, affrontando con quello strumento analitico questioni profonde e complesse: dalla questione dell’alienazione e del suo superamento alla questione della tecnica e alla sua potenzialità “liberatoria” dal dominio del capitale; dal tema della parità di genere e dell’emancipazione femminile, al tema della guerra e della pace, al problema di una laicità che non ignorasse le ragioni etiche dei credenti. Temi trattati con un approccio che rivela la sua profondità spirituale e la sua capacità, che ho sempre ammirato moltissimo, di coltivare il dubbio senza farsene bloccare.
Gli ultimi saggi raccolti in quel densissimo testo intitolato “Cercate ancora. Lettera sulla laicità e altri scritti” curato da Raniero La Valle ne sono una testimonianza preziosa, che vale la pena di leggere e rileggere.
Note
[2] Citato da Raniero La Valle nella Introduzione a “Cercate ancora. Lettera sulla laicità e ultimi scritti”, Ed. Riuniti 1990, p. XI
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