Ciò che la sinistra ha lasciato in mano alla destra...
di Giancarlo Rapetti*
L‘onda nera, che dapprima si è affacciata in Italia, ora si alza anche in Europa, e nel mondo occidentale. Gli elettori, almeno quelli che vanno ancora a votare, si spostano a destra. La sinistra allarmata e sorpresa si interroga sui motivi di questa tendenza. Alcuni non sono colpa della sinistra: i fascismi europei sono finiti circa ottanta anni fa, e ormai sono rare le persone che hanno vissuto sotto quei tristi regimi. Lo sdoganamento è automatico: mancando qualunque controprova testimoniale, è comprensibile che in alcuni si sia fatta strada una rivalutazione di un periodo sconosciuto, ma considerato diverso da quello attuale. Un mondo ignoto e mitizzato, di cui qualcuno parla addirittura bene, a fronte di un presente vissuto come pieno di ansie, incertezze e difficoltà. Questa spiegazione, reale, è però molto parziale.
Se milioni di persone hanno cambiato orientamento, non è che gli elettori guardano a destra per buoni motivi? Perché la sinistra ha abbandonato alcuni temi che dovrebbero caratterizzarla e, in questo modo, ha ceduto alcune bandiere alla destra, lesta a raccoglierle e a sventolarle?
Prendiamo una parte per il tutto: il tema sicurezza. Cavallo di battaglia della destra, alla quale tra l’altro non interessa affrontarlo e risolverlo, ma cavalcarlo, per ricavarne un dividendo elettorale. Ma davvero il tema sicurezza è un tema di destra? La sicurezza dei consociati è la base dello stato di diritto. Lo stato assume il monopolio della forza e in cambio garantisce a tutti i cittadini la tutela dalle altrui violenze. Ma, se vogliamo, il tema sicurezza, per sua natura, è un po’ più di sinistra. Infatti la stella polare della sinistra, diceva Norberto Bobbio (1909-2004), è l’uguaglianza: consentire le stesse opportunità a chi parte da una situazione svantaggiata. Lo Stato, quindi, mi tutela dai pericoli anche se non sono ricco, non posso permettermi i bodyguard o la macchina blindata, un servizio di vigilanza privata, personale che sorvegli o protegga i miei beni; anche se viaggio sui mezzi pubblici e, facendo i turni, mi sposto nelle ore più pericolose. Se vado a spasso a piedi nei parchi o nelle vie cittadine, se faccio il pendolare, per studio o per lavoro, e frequento le grandi e piccole stazioni ferroviarie. In nome dell’uguaglianza, il tema sicurezza è un tema di sinistra. C’è di più: la sinistra si vanta di stare dalla parte dei deboli. Ora, tra il truffatore e il truffato, tra il rapinatore e il rapinato, tra il ladro e il derubato, tra lo scippatore e lo scippato, tra l’estorsore e l’estorto, tra l’assassino e l’assassinato; tra queste coppie, chi è la parte debole?
Eppure la sinistra sembra, a volte, dimenticare la vittima e concentrare la sua attenzione sul carnefice. Fa certamente parte dello stato di diritto la tutela giuridica di ogni indagato e di ogni imputato, e anche di ogni condannato, che non deve essere sottoposto ad altre pene tranne quelle previste dalla legge: ma a quelle previste dalla legge sì, e questo tendenzialmente alla sinistra non piace.
Inoltre, alla percezione di insicurezza del pubblico, la sinistra risponde con le statistiche. E’ vero che i crimini denunciati negli anni ’70 era meno di quelli denunciati negli anni ’30, e che quelli denunciati oggi sono di meno di quelli denunciati negli anni ’70. Ma i numeri non dicono tutto: per prima cosa, non si può contrastare un sentimento con un numero. Poi è cambiata la soglia percepita della legalità, ed è cresciuta la reticenza a denunciare: a volte perché semplicemente considerato inutile, spesso perché la denuncia espone il denunciante alle ritorsioni del denunciato, senza che il sistema sia in grado di tutelarlo adeguatamente, elemento non secondario della convivenza civile. Vale soprattutto per i reati di minaccia e di estorsione.
Le estorsioni denunciate in un anno in Italia sono intorno alle diecimila (media degli ultimi cinque anni): un numero così basso, che si commenta da sé, è la classica punta dell’iceberg. Ci sarebbe bisogno di aumentare l’efficienza e l’efficacia del sistema preventivo e repressivo: invece la sinistra nemmeno ci pensa e critica ogni provvedimento che potrebbe tendere in tal senso come eccessivo. Si crea un circuito vizioso che si potrebbe sintetizzare così: 1) esiste un problema (di sicurezza o di ordine pubblico); 2) la destra al governo fa proclami e prende provvedimenti inadeguati; 3) la sinistra, anziché far rilevare l’inefficacia dei provvedimenti, nega l’esistenza del problema; 4) la destra vince; 5) il problema rimane, la destra fa proclami e il ciclo ricomincia.
Questa preoccupazione della sinistra nei confronti dei colpevoli, che sembrano meritare una tutela maggiorata, si spinge fino alla richiesta di depotenziare e delegittimare l’intero sistema preventivo-repressivo, con esito paradossale. Se il pensiero woke (una estremizzazione del politically correct)[1] fosse applicato sino in fondo, avremmo il mondo vagheggiato dalla dottrina di destra, un mondo in cui ognuno si difende da sé, i deboli soccombono e solo i forti sopravvivono.
In più la sinistra (intendo quella positiva, sempre nell’accezione di Bobbio) tende a dare più rilievo alle parole e alle etichette che ai fatti. Così finisce per giustificare la violenza quanto questa si autodefinisce di sinistra, o meglio ancora antifascista: con una regressione grave rispetto al vecchio PCI, che combatté ogni forma di terrorismo, le Brigate rosse e la violenza di sinistra negli anni ’70 e ’80, pagando anche con la vita dei propri militanti. La violenza di sinistra, anche quella solo verbale, spiana la strada alla violenza di destra, molto più efficace e definitiva. Ricordiamo che il biennio dello squadrismo fascista (1921-22), fu preceduto dal biennio 1919-20, quello del disordine sociale, che spinse molti comuni cittadini a vedere nel fascismo nascente un rimedio.
In conclusione: legge e ordine non è retorica di destra, è un bisogno della maggioranza dei cittadini. Per la sinistra, riappropriarsi di questa bandiera e sventolarla con moderazione comunicativa ed efficacia operativa, è essenziale per rimettersi in sintonia con il popolo, quello che vuole vivere una vita sicura e serena.
*(Componente della Assemblea Nazionale di Azione)
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