top of page
Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi

Censure e provocazioni in stile nordcoreano

Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi


L’avvicinarsi dei turni elettorali accresce la necessità di ricercare notizie ad effetto che aiutino a definire le posizioni e alcuni episodi indubbiamente accrescono l’esasperazione: in ultimo un giovane afghano armato di coltello si è avventato su un gruppo di manifestanti di destra nella piazza del mercato di Mannheim, in Germania.

Gli atti violenti di matrice politica si stanno moltiplicando e creano sempre più apprensione dando spazio alle tesi più radicali. Dai cortei che degenerano in esplosioni di violenza e occupazioni di luoghi destinati allo studio alla brutalità di gesti isolati (ma ripetuti con sempre maggiore frequenza), l’ultimo accaduto nella cittadina del Baden-Württemberg è stato ovviamente ripresa dai telefonini, e poi circolato sui social prima ancora che sui media. E a distanza di poche ore viene aggredito, con analoghe motivazioni, il deputato del CDU Kiesewetter: in Germania, causa la violenza di alcuni estremisti, diventa difficile esprimere le proprie idee...

Episodi che obbligano a riflettere su come gestire ed interpretare le notizie sapendo che sono sempre più oggetto di manipolazioni da parte di potenze straniere e lobby internazionali, dove la libertà di stampa rischia essa stessa di essere condizionata inconsapevolmente dal sensazionalismo provocato ad arte.   

 

L'offensiva... di Pyongyang: immondizia dal cielo su Seoul

Sfiancare l’avversario con azioni d’informazione e propaganda è una pratica che nasce da lontano e che noi italiani, grazie a Radio Londra trasmessa dalla BBC, conosciamo bene perché dal 1938 e per tutta la Seconda guerra mondiale, ci ha informato sulle reali condizioni dell’andamento della guerra e aiutato ad organizzare la Resistenza.

Forse, inconsapevolmente, ma le trasmissioni che si potevano ricevere oltrecortina, hanno sicuramente contribuito ad accelerare la fine dei regimi comunisti più che le azioni di propaganda diretta. Un esempio: per gli albanesi che, negli anni Ottanta, guardavano i programmi Rai di sera, ma di giorno costruivano i bunker contro l’imminente invasione italiana, appariva la stridente contraddizione rispetto alla propaganda del potere incarnato da Enver Hoxha.

L’idea è stata ripresa dalla Corea del Sud che ha più volte mandato oltre il 38° parallelo materiale di “cultura occidentale”, come pericolosissimi CD di musica rock o accessori e capi di moda giovanili, come i jeans, (speriamo non scoprano che sono stati inventati a Chieri), gustose merendine e altri pericolosi strumenti di propaganda, considerati pericolose espressioni del mondo occidentale in Corea del Nord. Davanti a tanta provocazione il regime di Kim Jong-un non poteva non reagire e, anziché i soliti missili balistici che da tempo sorvolano anche i cieli giapponesi, ha pensato di inviare palloni aerostatici pieni spazzatura varia (sempre meglio delle bombe, purché non gli venga l’idea per liberarsi delle scorie radioattive).

In effetti, gli attivisti sud coreani non stati fermati dalle autorità del loro Paese, in quanto si sarebbe trattato di una violazione della libertà di espressione: la stessa espressione è però anche stata utilizzata dalla influente sorella di Kim Jong-un per giustificare la censura o, per utilizzare un linguaggio del regime, dichiarare guerra alle influenze straniere, definite "veleni pericolosi" con la controinformazione fatta di letame lanciato sui nemici.


Il valore della libertà d'informazione

Nonostante il blocco di internet e le pene esemplari per chi viene sorpreso con abiti "stranieri" o per chi guardi film prodotti all'estero (condotte considerate "sgradevoli, individualiste e anti-socialiste") sono tantissimi, soprattutto giovani, che sanno tutto su ciò che succede in Europa, gossip compreso. Il non rispettare norme fondamentali per contrastare l’influenza occidentale, come adeguarsi ai “28 tagli di capelli consentiti” (10 per gli uomini e 18 per le donne) o non permettere alle donne di guidare l'auto, a noi fanno sorridere, impensabili nella realtà occidentale. Forse un po’ meno distanti per i Paesi Baltici e Scandinavi, considerata la stretta “amicizia” tra Putin e Kim Jong-un, e per gli abitanti di Taiwan, ora che il ministro della Difesa di Pechino Dong Jun, parlando allo Shangri-La Forum di Singapore il 2 giugno, si è detto pronto a usare l’indistruttibile "Esercito popolare di liberazione cinese” per bloccare l’indipendenza dell’isola (quasi una dichiarazione di guerra, ma, si spera, sia stata formulata solo per testare le fragili capacità di reazioni occidentali o per richiedere qualche agevolazione sui dazi). 

Davanti a così tante manipolazioni il valore della libertà d’informazione deve essere “coltivata” con un esercizio di analisi e prima ancora di ricordi, che ci permetta di capire come si possa sfruttare le sensibilità verso alcuni argomenti e come ci sia quasi una rincorsa nell’appropriarsi di uno slogan o di una presa di posizione che possa far acquisire voti.

Nella nostra società occidentale, se si vuole dare risalto ad una notizia, lo strumento più efficace, è quello di censurarla. Parafrasando un vecchio motto toscano, riportato nella “ In proverbi” di Antonio Vignali del 1557, “Se non vuoi che si sappia non lo fare”, in un mondo virtuale si può affermare che “se non vuoi che una cosa si sappia, non la pensare”. È questa una delle principali differenze tra le democrazie e i regimi autocratici: nelle prime non solo non si riesce a nascondere niente, ma vi è l’impossibilità di mantenere riservata una sensazione o un pensiero (anche Papa Francesco ne ha pagato lo scotto di questa continua ricerca della notizia, non potendo più lasciarsi andare in giudizi immediati) o, peggio, la possibilità di immettere in rete notizie false, in ossequio alla libertà di stampa. In un regime totalitario, anche solo indossare un jeans può costare caro, figuriamoci pensare che siano anche comodi.

 

 

186 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page