Cecilia Sala è libera, quando lo sarà anche l'Iran clericale?
Aggiornamento: 13 ore fa
di Maurizio Jacopo Lami
Quando sei nel fiume pensa a nuotare e non ai pesci
Proverbio iraniano
Ringrazio tutto il Paese e in particolare il Governo per esserci stati vicini
Renato Sala, padre di Cecilia Sala.
La giornalista Cecilia Sala, arrestata in Iran con motivi pretestuosi, è libera, ed è rientrata in Italia oggi pomeriggio con un C130 militare. Ma come si è giunti a questo successo che in qualche modo si deve ascrivere anche alla diplomazia italiana e dei nostri servizi di intelligence?
Le motivazioni, oltre a una buona dose di duttilità della Farnesina e al viaggio fuori protocollo alla residenza privata del prossimo inquilino della Casa Bianca da parte della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sono fondamentalmente due: la gravissima perdita di potere dell'Iran e l'imminente presidenza di Donald Trump.
L'Iran ha organizzato l'arresto in maniera improvvisata, privo di un credibile capo d'accusa, non soltanto per tentare di liberare l'ingegnere specializzato in costruzione di droni Mohamed Abedini, arrestato in Italia a dicembre su mandato USA, ma soprattutto per dare un segnale alle varie fazioni in lotta nel potere iraniano. Della serie: "non siamo immobili, stiamo tentando di reagire". Cecilia Sala è rimasta impigliata in questo ingranaggio: non è stata una qualche sua imprudenza a farla finire in prigione, ma il bisogno disperato dell' Iran di reagire alla trappola che lo sta avvolgendo implacabilmente.
L'Iran nello spazio di un anno ha visto demolire in modo implacabile i suoi sogni di un "nuovo impero iraniano" . Prima c'è stata la sistematica demolizione dell'apparato militare di Hamas: Israele ha ucciso circa 18.000 miliziani fra cui almeno 72 ufficiali di rilievo e soprattutto ha eliminato tutti i dirigenti palestinesi più vicini all'Iran: soprattutto Sinwar, il più convinto sostenitore della strana alleanza (i palestinesi sono sunniti e gli ayatollah sono sciiti).
Poi è toccato agli Hezbollah in Libano, l'organizzazione su cui gli ayatollah contavano di più. Sembrava una forza di tutto rispetto, con migliaia di miliziani schierabili in combattimento e ben 150mila missili a disposizione. Ma Israele si preparava dal lontano 2008 allo scontro (paradossalmente molto più che con Hamas) e aveva organizzato forse la campagna militare più sorprendente della Storia: sapeva ogni cosa del nemico, aveva studiato letteralmente ogni dirigente di Hezbollah e ha saputo sfruttare in modo incredibile le sue informazioni.
Terzo passaggio, il fulmineo e sorprendente crollo di Assad in Siria e del suo regime che non solo ha messo fuori gioco un alleato prezioso per Teheran, ma ha contribuito a un ulteriore isolamento degli Hezbollah in Libano. In più, ora, la Siria è praticamente disarmata e anche se resta un pericolo per Israele (che teme possa diventare una testa di ponte per la Turchia) di certo non è più una nazione amica per l'Iran.
Un quadro deleterio per il regime di Teheran, tanto più che la già numerosissima opposizione interna rinfaccia anche i tanti miliardi sprecati per armare alleati che si sono rivelati incapaci di tenere testa a Israele.
L' altro fattore, grande come una catena di montagne, si chiama Donald Trump. In pratica è già Presidente e anche se molti non amano ricordarlo, era stato proprio lui nel 2020 ad uccidere Suleimani, il più pericoloso ed abile di tutti i generali iraniani, il tessitore della grande alleanza: la sua morte è stata la prima crepa seria nel regime. Sull'argomento rimando all'articolo Suleimani e il gioco dell'oca di Trump di Germana Tappero Merlo, pubblicato esattamente cinque anni fa.[1]
Ora il tycoon ha fra i suoi obiettivi dichiarati quello di abbattere gli ayatollah. Da mesi sta già contattando Israele ed Arabia Saudita per intraprendere un disegno che si svelerà fra pochissimo. In questo clima di imminente nuova ondata di guai, come stupirsi che l'Iran abbia cercato almeno di riprendere il suo creatore di droni per avere un piccolo successo?
L'Iran sa di avere mille guai e quindi di non poter reggere nessun gioco a lungo. Così ha liberato Cecilia Sala, dopo una veloce trattativa, perché non ha più il fiato per fare lunghi bracci di forza. Il nostro governo e i servizi sono stati bravi a far pesare i buoni rapporti fra Roma e la nuova presidenza Usa. Bentornata a Cecilia Sala.
E prepariamoci a grandi rivolgimenti in Iran.
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