top of page
Tonino Iannicelli

Burocrazia senza freni: così si è perduto l'investimento nel porto di Corigliano-Rossano

Aggiornamento: 4 giorni fa

di Tonino Iannicelli


@Wikipedia. Di Freccia Rocco - Opera propria

E' diventato un caso nazionale la rinuncia della multinazionale Baker Hughes a investire 60 milioni di euro per lo sviluppo di un'area portuale della Sibaritide, Calabria. La questione ha sollevato un nugolo di proteste, recriminazione e accuse, in particolare nel mondo sindacale nei confronti delle amministrazioni locali per l'assenza di "visione e strategia industriale della politica locale". Dalla penna di Tonino Iannicelli, uno dei più attenti cronisti calabresi, un'analisi della controversa questione.



In Calabria, regione da sempre caratterizzata dalla mancanza di lavoro e dalla mancanza di grossi investimenti, negli ultimi giorni sono scomparsi un investimento di circa 60 milioni di euro che doveva essere realizzato nel porto di Corigliano e circa 200 nuovi posti di lavoro che questo investimento creava. La Baker Hughes, azienda di tecnologia al servizio dell'energia e dell'industria che in Italia opera principalmente attraverso la società Nuovo Pignone, infatti, ha reso noto di recente, con un comunicato, "di avere formalmente provveduto a presentare all'Autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio la rinuncia al rilascio della concessione per la costruzione di un sito industriale nel porto di Corigliano-Rossano". "L'incertezza legata ai tempi di sviluppo, rallentati da un ricorso dell'Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano, e quindi il venire meno delle condizioni temporali necessarie per realizzare il progetto come inizialmente concepito, inclusa la concentrazione di tutte le attività in un'unica area idonea ad ospitarle, cioè la banchina – ha scritto la Baker Hughes - sono alla base di questa difficile, ma purtroppo inevitabile decisione”. “Al di là di un incomprensibile e ingiustificato formalismo procedurale, la verità è che la Giunta comunale di Corigliano-Rossano ha dimostrato, nei fatti, che non voleva l'insediamento industriale in un porto deserto da 40 anni, condannandolo ad altri 100 anni di solitudine. Hanno detto no ad un'imperdibile occasione di sviluppo nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale. Hanno detto no a duecento posti di lavoro ed a duecento giovani che da domani prenderanno la via del nord per cercare la loro occupazione. Chi non ha voluto che questo progetto si insediasse nel porto di Corigliano Calabro si goda questa tragica vittoria" .

Immediata è stata la risposta del primo cittadino di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, tesa a confutare quanto sostenuto dalla Baker Hughes. “ Non è possibile che a trent'anni dall'approvazione della legge 84 del 1994, il nostro porto – ha sottolineato il primo cittadino di Corigliano/Rossano - sia ancora sprovvisto di pianificazione urbanistica ed è improcrastinabile condividere al più presto un Piano regolatore portuale, senza il quale il nostro territorio non potrà che perdere investimenti. È necessario, inoltre, che si sappia che l'Autorità di sistema portuale ha emesso un provvedimento di autorizzazione unica ai sensi della Zes, che risulta valida a tutti gli effetti. Anche in questo caso l'Amministrazione comunale non poteva non rilevare, e lo ha fatto più volte prima di essere costretta a proporre ricorso al Capo dello Stato, che per tale autorizzazione non è mai stata convocata un'apposita Conferenza dei servizi. Proprio per evitare un atteggiamento ostruzionistico nei confronti dell'investimento, il Comune non ha richiesto alcuna sospensiva: il ricorso, dunque, seppur sembra abbia avuto degli incredibili effetti psicologici, non ha implicato alcuna perdita di tempo. Ecco perché l'autorizzazione è valida. A parlare di investimenti e posti di lavoro siamo tutti d'accordo e tutti discretamente bravi. Ogni progetto, come ogni investimento, è funzionale allo sviluppo della Calabria. Ma il rispetto delle norme, la legittimità e la trasparenza delle procedure, in una parola la legalità, sono necessarie per lo sviluppo della Calabria o sono diventate improvvisamente discrezionali, come bandiere da sventolare ed ammainare a piacimento, in base all'entità dell'investimento o alla capacità relazionale dell'investitore?".

Fin qui alcuni stralci delle tante dichiarazioni diramate in questi giorni dalla Baker Hughes e dal sindaco Stasi. Sicuramente la realizzazione dell’investimento della Baker Hughes avrebbe aperto le porte del lavoro ad alcune centinaia di padri di famiglia rappresentando una svolta per economia dell’intero comprensorio. Il porto di Corigliano /Rossano, da sempre considerato un vero e proprio volano per l’economia locale, dopo la rinuncia della Baker Hughes, continuerà a essere un semplice attracco per la locale marineria, che non avrebbe subito danni dall’inseguimento industriale, anzi, un miglioramento dell’insediamento portuale in termini di rifacimento banchine trasporti e migliorie della infrastrutturazione in generale, oggi ancora non completata (banchina crocieristica promessa mai avviata). Si è perso, a causa delle lungaggini burocratiche, forse volutamente esasperate per non dire un chiaro no, purtroppo un progetto di rilancio complessivo per la terza città calabrese e per l’economia dell’intera regione. Ad oggi l’amara realtà è che continuano ad operare all’interno del porto Corigliano/ Rossano piccole e piccolissime realtà locali che non garantiscono e mai potranno garantire un rilancio dell’infrastruttura.



51 visualizzazioni0 commenti

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page