Blitz del ministro Valditara: la storia contemporanea irrompe nella nostra scuola
di Menandro
Ora si può affermare con certezza che mercoledì il 9 novembre 2022 è una data storica, da segnare sul calendario, per il nostro Paese. Grazie al ministro per l'Istruzione e il Merito, professor Giuseppe Valditara, l'Italia sarà un posto migliore dove poter vivere e imparare, soprattutto la Storia, quella con la Esse maiuscola. Va, infatti, dato merito al professor Valditara - del resto, occorre essere i primi a dare il buon esempio con il ministero che si dirige - di aver finalmente spalancato le finestre sull'età contemporanea e ridato vita a un periodo costantemente imbalsamato. Da oggi, la sua circolare dell'8 novembre, diffusa agli "Spett.li Dirigenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione", rende esecutivo il provvedimento grazie al quale gli studenti di ogni ordine e grado potranno sapere dalla scuola pubblica che cosa è accaduto dopo il 1918, data ultima o quasi su cui si fermavano i programmi scolastici (salvo iniziative meritorie - non sempre apprezzate - degli insegnanti).
Il testo, riprodotto fedelmente, afferma con la forza perentoria che ricorda quella di altri tempi gloriosi, quando le dichiarazioni si presentavano nelle mani degli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna, che "domani 9 novembre 2022 si celebra il 'giorno della libertà' in ricordo dell'abbattimento del muro di Berlino, istituita (meglio istituito n.d.r.) con Legge 15 aprile 2005, n. 61. In questo importante ripensamento della storia, ho ritenuto di scrivere la lettera indirizzata agli studenti della scuola italiana, che trovate di seguito".
Cari ragazzi e cari ragazze, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli
altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e
ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente.
Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi
ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico
sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale
che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità
assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte
inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque
annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi
occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà,
verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci
di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via
verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione
che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della Rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo
né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia».
Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire
con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di
vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il
momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua
metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al
risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa.
Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può
che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno
com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai
subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile.
Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la "Giornata della libertà".
Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere.
Non abbiamo dubbio alcuno che il professor Giuseppe Valditara, da galantuomo d'altri tempi (possibilmente non troppo lontani, per via di alcune idiosincrasie alla libertà individuale e ai contenuti apologetici di alcune materie di insegnamento) manterrà fermo l'impegno di proseguire su questa strada anche per altre date, altrettanto importanti per la storia del mondo o più modestamente per la storia d'Italia. Alcune sono già nella sua personalissima agenda per il 2023 che si apre con il 6 gennaio, giorno della Befana, prosegue con il martedì grasso del Carnevale ed altre ancora di indiscussa valenza civica e storica, che preferiamo non elencare soltanto per non sostituirci al lavoro del ministero competente desideroso, ne siamo consapevoli, di voler far conoscere e apprendere agli studenti proprio quei momenti di umanità, giustizia, libertà e soprattutto di verità cui si richiama la lettera del professor Valditara. Dunque, saluto al Ministro dell'Istruzione e il Merito.
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