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Bitcoin: la truffa mondiale “resiste”…

di Pietro Terna|


Il bitcoin è di nuovo ai massimi, ma resta, come lo definiva Le Monde del 30 novembre scorso, una “escroquerie planétaire”, una truffa planetaria.

Si scrive Bitcoin o bitcoin? È un dettaglio dietro al quale sta una grande differenza: con Bitcoin si indica una tecnologia pensata per realizzare una moneta puramente elettronica, sicura nelle transazioni, soprattutto evitando che il detentore possa effettuare più acquisti pagando con gli stessi soldi elettronici; con bitcoin si indicano i soldi virtuali. A progettare il Bitcoin è stato un gruppo la cui identità è nascosta dietro al nome Satoshi Nakamoto, presunto autore nel 2008 di un rapporto1 tecnico molto ben fatto; rapporto che ha messo in moto il fenomeno della nuova valuta. Ho scritto “valuta”, ma le Banche centrali rifiutano di attribuire quella qualificazione al bitcoin, considerandolo una commodity, una merce. Il primo valore noto del bitcoin2 nel 2009 è piccolissimo, pari a 0,076 centesimi di dollaro (con un dollaro se ne potevano ottenere 1309). Nel momento in cui scrivo vale 46.987 dollari. Chi avesse impiegato allora un dollaro per acquistare bitcoin o per produrli impiegando la potenza di calcolo necessaria, ora possiederebbe 61,5 milioni di dollari. Una crescita di valore priva di qualsiasi giustificazione, se non la dabbenaggine di chi sia disposto a sborsare quasi 50mila dollari per avere … che cosa? Una unità virtuale di moneta con cui poter fare pagamenti, ma con un valore muta continuamente e anche di molto; oppure per stipulare una scommessa? Giusta o sbagliata che fosse l’idea, il gruppo che ha scelto di presentarsi con il nome di Satoshi Nakamoto voleva soprattutto realizzare3 “un sistema di pagamento elettronico basato sulla prova crittografica invece che sulla fiducia, consentendo alle controparti interessate di effettuare una transazione direttamente una con l’altra, senza che sia necessaria una terza parte che operi come garante (del pagamento)”. In pratica, rendere più facili pagamenti e incassi in rete, senza banche o gestori di carte di credito. Avevano anche altri obiettivi, come l’eliminazione dell’inflazione, per cui la quantità totale dei bitcoin è sin dall’inizio limitata a un massimo prestabilito. La svolta: con una accorta regia di qualcuno, o per effetto di gregge di tanti, si è immaginato che il bitcoin sarebbe molto aumentato di valore, con varie bolle che si sono create nel tempo e si sono anche parzialmente sgonfiate. Intanto migliaia di altre pesudo-monete, con caratteristiche più o meno simili, sono state lanciate, soprattutto per raccogliere denaro vero da parte dei creduloni che le hanno comperate al momento dell’emissione. Via via sono comparsi divieti alla gestione dei bitcoin, come accaduto nella Mongolia interna ad opera della Cina a maggio di quest’anno4. L’autorità italiana di controllo della borsa, la Consob, a luglio ha invitato5 i risparmiatori “a prestare la massima cautela nell’effettuare operazioni su strumenti correlati a cripto-attività (crypto-asset) che possono comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate e si raccomanda di attenersi sempre alla regola generale di considerare l’adesione a proposte contrattuali solo quando se ne abbia un’adeguata comprensione e solo quando siano assistite da informazioni chiare e complete anche sull’identità della controparte contrattuale che si propone eventualmente come prestatore di un servizio”. Ogni allarme sembra però passare come acqua fresca. Anche l’Economist ha recentemente ragionato6 sulla questione, chiedendosi a inizio agosto “What if bitcoin went to zero?”: quale sarebbe l’estensione del disastro, dato che molte entità, presunte serie, si sono lasciate attrarre dal gioco pericolo delle crittovalute? Per uscire dal pericolo, occorre che le banche centrali rendano il più possibile conosciuti i loro progetti di moneta elettronica. La Cina è molto avanti con il programma per il digital renminbi o digital RMB o e-CNY; la Banca Centrale Europea pensa seriamente all’euro digitale7; il dollaro digitale è in fase sperimentale8. Si tratta di risposte serie e affidabili all’esigenza di facilitazione dei pagamenti auspicata da chi progettò il Bitcoin, con l’attenzione a mantenere alcune caratteristiche dei pagamenti per contanti (la privatezza), ma anche a combattere il riciclaggio e il mercato illegale. Infine, con l’esigenza di gestire con molta delicatezza l’aspetto della esclusione delle banche da una parte del circolo finanziario: molti conti correnti in banca sono giustificati, con i loro costi, solo quale mezzo sicuro per conservare la liquidità e alimentare carte di credito, di debito, bonifici. Ma se i miei e-euro sono certificati da un conto online presso la BCE, utilizzabile come se fosse il mio portafoglio… tutto cambia. In ogni caso, una cosa per volta: prima sgonfiamo la truffa mondiale delle crittovalute. _______

1https://bitcoin.org/bitcoin.pdf 2 A https://hronir.blogspot.com/2013/05/4-bitcoin-e-il-teorema-di-regressione.html si trova ancora il riferimento al rapporto di un dollaro contro 1309 BTC secondo un calcolo che si trovava a http://newlibertystandard.wetpaint.com/page/2009+Exchange+Rate (sito che non esiste più). 3 What is needed is an electronic payment system based on cryptographic proof instead of trust, allowing any two willing parties to transact directly with each other without the need for a trusted third party. 4https://www.laportadivetro.org/la-mongolia-interna-si-e-scoperta-allergica-ai-bitcoin/ 5https://www.ilsole24ore.com/art/consob-vieta-binance-piu-grande-piattaforma-criptovalute-mondo-AETxpCX 6https://www.economist.com/finance-and-economics/2021/08/02/what-if-bitcoin-went-to-zero 7https://www.ecb.europa.eu/paym/digital_euro/html/index.it.html 8https://www.reuters.com/business/finance/digital-dollar-project-launch-five-us-central-bank-digital-currency-pilots-2021-05-03/

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