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Bilancio del terremoto Turchia-Siria: 6.514 vittime, oltre 30mila feriti


E' una lotta contro il tempo, come ogni volta, quando la terra è scossa da un evento sismico, che raccoglie episodi di grande umanità, di senso d'abnegazione e di estremo coraggio. Ma supera l'immaginabile quello che si è registrato nell'area del sud est della Turchia e in territori contigui della Siria, che ha avuto come epicentro l'Anatolia, accompagnato da 240 scosse di assestamento (una delle quali di magnitudo 7,5), è di proporzioni impressionanti, sia per il numero di vittime e di feriti, oltre 6.500 le prime, trentamila i secondi, sia per le immagini di distruzione e dolore indelebili trasferite nelle case di tutti noi. Un terremoto avvertito distintamente anche in altri paesi del medio oriente, dal Libano a Israele.

In Siria, Aleppo, Idlib e Afrin sono città irriconoscibili, ma rispetto ad Haram (30.000 abitanti) nel nord del Paese, completamente spazzata via dalla faccia della terra, il loro sembra un destino meno tragico. Un dramma che paradossalmente si misura anche nella decisione del primo ministro israeliano Netanyahu che ha ordinato l'invio di squadre di soccorso in Turchia e anche in Siria, paese con il quale Israele ha rapporti conflittuali storici. Tel Aviv, infatti, consegnerà coperte da tenda e medicine alla Siria, come concordato nelle discussioni che si sono svolte a livello politico. La richiesta di trasferimento dell'attrezzatura è stata ricevuta da funzionari russi tramite il meccanismo tecnico militare tra Israele e la Russia in Siria. In proposito, l'agenzia Asianews.it ha riportato la dichiarazione del Vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo, secondo cui la tragedia dev'essere un'occasione per “riflettere sulla pace e sulla collaborazione” fra Ankara e Damasco. Gli ha fatto eco mons. Paolo Bizzeti, vicario d’Anatolia che dall’Italia sta coordinando gli aiuti in attesa di rientrare in Turchia. “Speriamo che questo terremoto - ha affermato il presule - sia occasione di rinnovata solidarietà, per andare oltre divisioni e sofferenze del passato”. “Stamattina a Iskenderun (porto turco ndr)- ha aggiunto - si è registrata una forte esplosione, forse una fabbrica chimica, e una nube probabilmente tossica ha avvolto la città. Adesso temiamo anche una serie di effetti collaterali terribili, la situazione è in peggioramento. Negli spazi dell’episcopio abbiamo accolto 50/70 persone rimaste senza un tetto”.

In Siria, il terremoto ha favorito la fuga decine di detenuti da un carcere di Raju, nelle vicinanze della città turca di Gaziantep, che ospita numerosi prigionieri dell'organizzazione terroristica dell'Isis.





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