Berlusconi, padre-padrone di un partito senza più... Forza
Aggiornamento: 21 ott 2022
di Mauro Nebiolo Vietti
Sono distante anni luce dall'abitudine di trattare cose serie con una battuta, più o meno ad effetto. E non farò certo eccezione, nel valutare i recenti comportamenti di Silvio Berlusconi che, al contrario, mi hanno catapultato nel ricordo di una dolorosa esperienza personale: la malattia di mio fratello, affetto dall'Alzheimer. Ora, non ho le competenze psichiatriche per associare i comportamenti di Berlusconi a quelli di una persona malata, ma non riesco a ignorare alcune analogie con i sintomi manifestati da mio fratello: anche lui si era dotato di un quaderno e prendeva continuamente appunti perché era cosciente del rischio di dimenticare troppo rapidamente quanto avveniva intorno. Se poi doveva entrare in un ambiente chiuso da una porta o da una tenda si rivelava impacciato e confuso e nei dialoghi avviati con qualche difficoltà, mostrava di aver perso completamente il senso della relazione, con l’effetto di essere indifferente alle reazioni che poteva provocare o suscitare.
Quando i media hanno diffuso l'incertezza di Berlusconi ad entrare ed uscire dalle tende del “catafalco” per le operazioni di voto e quando tutti hanno potuto leggere e fotografare i suoi appunti sul notes, ho reagito in automatico pensando ad un processo più che senile nella fase iniziale, impressione riconfermata quando ha dichiarato di aver riallacciato i rapporti con Putin ricevendone bottiglie di vodka. Mi auguro di sbagliarmi, anzi spero che le mie osservazioni siano confutate, ma l'istintiva e immediata reazione dei figli mi è sembrata provocata dalla sincera preoccupazione per la salute del padre e non un intervento mosso da ragioni politiche e aziendali.
Non ho mai apprezzato le idee di Berlusconi, ma devo riconoscere che si tratta di un personaggio che ha significativamente inciso sulla vita pubblica per quasi un trentennio esprimendo capacità non comuni, ben diverso dalla versione un po' caricaturale di se stesso che abbiamo visto all’opera da quando la destra ha vinto le elezioni.
Se la vicenda umana suggerisce tristezza ed anche un po' di melanconia, quella politica è terrificante; uno schieramento vince le elezioni con un margine significativo e quindi deve esprimere un governo, ma soprattutto un programma e uno dei leader preposti al compito non è evidentemente all’altezza, ma ad una situazione che potrebbe provocare una deriva pericolosa, se ne aggiunge un’altra ancora più grave. Il partito del leader, infatti, appare inerte, così incapace di contraddirlo da suggerire l’idea che i suoi rappresentanti non siano mai stati in grado di esprimere alcunchè perché nutriti (e protetti) esclusivamente dal capo e a pensarci la teoria è confermata in tempi non sospetti da un autorevole esponente.
Una qualche trasmissione che non ricordo ha ricostruito la vicenda che portò alla modifica della legge elettorale con l’abolizione delle preferenze, evidenziandone gli aspetti negativi che su questo siti e sulla rivista cartacea sono stati più volte commentati come un grave vulnus ai meccanismi democratici; in una delle interviste comparve Antonio Martino, nella vita professore universitario, figlio di Gaetano Martino, tra i promotori dell'unità dell'Europa, che assunse l’incarico di ministro nei governi di Berlusconi prima agli esteri e poi alla difesa. Quando l’intervistatore gli chiese perché il voto ad una norma oggi criticata, egli spiegò che così aveva deciso Berlusconi, anche se l’iniziativa non era condivisa, tanto che al momento del voto il suo pensiero fu “Dio mi perdoni”.
L’intervista a Martino conferma, come peraltro si è sempre ritenuto, che Berlusconi non fu solo il fondatore e capo di Forza Italia, ma anche l’uomo unico, colui che decideva e, se si consultava, lo faceva solo per meglio riaffermare ciò che aveva deciso. Oggi la pattuglia ridotta dei rappresentanti forzisti in Parlamento è senza il capo e, non avendolo mai fatto, non è in grado né di reagire, né di sviluppare un’autonoma iniziativa e questo è un guaio perché, in una maggioranza sospetta di tendenze sovraniste e populiste, Forza Italia offriva una moderata speranza di difesa delle scelte europeiste, ma, se i suoi rappresentanti sono in queste condizioni, è difficile pensare ad una loro autonoma capacità di autodeterminarsi ed è più facile che vadano a cercarsi un altro leader, a cui delegare le decisioni, ed oggi nel centrodestra ce n’è una sola.
Addendum
Dopo aver redatto il pezzo, leggo dei contenuti delle dichiarazioni pro Putin di Berlusconi, registrate durante la riunione del gruppo parlamentare e riferite dai giornali unitamente agli applausi e risate del gruppo. Delle possibili ragioni che spingono Berlusconi a comportarsi in questo modo ho già detto, ma ad un tempo non posso che rincarare la dose sulle capacità politica dei deputati di FI: si tratta di persone inerti ed allora il prossimo governo rischia di trovarsi con finti ministri e finti sottosegretari che si muovono solo se qualcuno tira il filo e quel qualcuno potrebbe avere seri problemi di salute.
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