ATC: criticità economiche e gestionali dal Dlgs 118/2011
di Pasquale Fedele

A proposito della programmazione degli interventi a favore dell'edilizia pubblica, di cui si è aperto un affaccio su questo sito, è doverosa una precisazione sulle politiche regionali, in particolare sulla scelta della Regione Piemonte perseguita alcuni anni fa, cioè quella di far entrare ATC, l'Agenzia Territoriale per la casa, nel perimetro del bilancio regionale e non di quello degli enti locali. Decisione non di scarso impatto sociale ed economico, perché ha portato l'accantonamento, previsto dal dlgs 118/2011, al valore del 100% in soli tre anni, invece dei sei previsti dagli enti locali. Infatti, come gli enti locali, anche le ATC hanno la maggior parte delle entrate rappresentate da crediti verso i fruitori dei servizi, ragione da cui deriva la "facilitazione" contabile. Ma, a differenza delle ATC, la Regione ha quasi esclusivamente entrate da trasferimenti. Non è una differenza di poco conto.
Trasformazione in ente pubblico economico
Inoltre, si legge da più parti la possibilità di trasformare le ATC da enti pubblici ad enti pubblici economici. Opzione benemerita, se non fosse che un ente pubblico di natura economica, svolge un'attività appunto economica e questo per le ATC significa considerare un rapporto economico quello di fornire una casa alle fasce di popolazione più fragili, abrogando nella sostanza il concetto di solidarietà. Oltre a ciò, gli enti pubblici economici devono rispettare il principio di economicità, ossia di copertura dei costi con i ricavi, cosa che si commenta da sola per chi conosce la realtà delle case popolari, in cui l'80 per cento delle famiglie assegnatarie è a reddito zero. Solo per fare un esempio: gli assegnatari che spesso non possono permettersi di pagare i canoni hanno bisogno dell'aiuto di risorse pubbliche col fondo sociale, ma proprio questo aspetto contraddice la natura dell'ente pubblico economico che, per legge e per statuto, a quel punto non può godere di finanziamenti dello stato e di altri enti pubblici. Come si risolve la contraddizione?
Fondo sociale
Situazione attuale. Il Regolamento per accedere al fondo sociale fa sì che la morosità incolpevole possa essere determinata solo l’anno successivo a quello in cui questa si forma. Uno dei requisiti di accesso è “essere morosi” oltre che avere un valore ISEE entro un certo limite, determinato ogni anno dalla Regione, ed aver corrisposto la quota minima (il 14% del reddito del nucleo familiare) entro i primi mesi del nuovo anno. Così l'anno successivo, rispetto a quello precedente in cui hanno maturato la morosità, gli assegnatari potranno beneficiare del fondo sociale.
Il contributo viene erogato direttamente all’ATC che incassa le somme in diminuzione della morosità per la quale è stata presentata la domanda. Una parte è coperta dalla Regione ed una parte dai Comuni che hanno provveduto ad assegnare l’alloggio.
Punti di criticità
Primo fra tutti il fatto che l’utente deve essere moroso per poter ottenere il contributo. Questo principio porta con sé due conseguenze fondamentali: impossibilità di procedere con azioni di recupero nei confronti dei morosi in maniera tempestiva; incasso dei crediti con almeno due anni di ritardo rispetto alla loro formazione.
La seconda criticità è collegata a questo ultimo punto: oltre i tempi di erogazione del contributo alle ATC, determinati dalla normativa, si sommano ulteriori tempi di erogazione del contributo da parte di Regione e Comuni, con conseguente ritardo di ricezione dei pagamenti per le ATC che, però , hanno anticipato le somme per il riscaldamento o lavori di manutenzione ordinaria che, in base al Codice Civile sono in capo a chi vive negli edifici. È quindi evidente che dal momento che le risorse non sono infinite e che se escono a priori solo da una parte, occorre pianificare per forza di cose la priorità su quali interventi occorre dare precedenza.
Proposte
Emissione gratuita dell'ISEE a coloro che hanno un contratto attivo ERP (Edilizia residenziale pubblica) da parte dell'INPS direttamente ad ogni assegnatario di casa popolare, alle ATC e ai Comuni. Determinazione del contributo regionale e comunale all’ingresso dell’assegnatario, nell’alloggio sociale, sulla base del valore ISEE.
Emissione della fattura da parte delle Atc al netto del contributo erogato. In questo modo, si eviterebbe di dover chiedere al beneficiario di essere moroso per ottenere il contributo e prenotazioni a carico dello stesso o dei servizi sociali presso i Caf per fare Isee.
L’eventuale morosità maturata potrebbe essere contestata tempestivamente e gli incassi dei crediti non subirebbero gli attuali ritardi fisiologici determinati dal regolamento per l’accesso al fondo sociale bensì riuscirebbe quindi a garantire una miglior programmazione degli interventi.
La determinazione del contributo sulla base del valore ISEE sanerebbe anche alcune attuali “storture”. Infatti, il valore ISEE tiene conto del rapporto reddito/nucleo familiare, il calcolo della quota da pagare (attuale) tiene conto solo del reddito del nucleo e non del numero dei componenti, né della loro condizione, per esempio la condizione di invalidità.
Ancora. Definizione di un valore ISEE ad hoc per pensionati che vivono soli o in coppia con pensioni inferiori ad una certa soglia (circa 9.000 euro). Oggi, questi nuclei sono esclusi dal contributo regionale perché raramente il valore ISEE rientra in quello stabilito dal regolamento. In ultimo, i comuni dovrebbero comprendere che le opere di manutenzione sulle case popolari ad intera locazione è paradossale addebitare gli oneri di urbanizzazione alle ATC. Mentre, dall'altro verso, i Comuni potrebbero meglio spiegare quali sono i concreti bisogni dei territori, rendendo più incisivo l’intervento delle stesse ATC.
Iniziative vere e non propagandistiche
Facili ricette come la privatizzazione o in generale l'adozione di misure comunque a livello locale, servono solo propagandisticamente a cercare il consenso, ma non a risolvere le criticità. Per quello che può contare si ricorda dal punto di vista storico che lo statuto dello IACP appena fondato recitava "ente morale senza fini di lucro". Ma ritorniamo al giorno d'oggi. Come per la sanità si critica la progressiva diminuzione degli investimenti e la tendenza a privatizzare il servizio, altrettanto ci si dovrebbe allarmare per ciò che accade nell'ambito delle ATC. Enti che svolgono un servizio per le fasce più fragili della popolazione e che hanno maturato negli anni una notevole esperienza.
Si ribadisce ancora una volta che non ha senso adottare misure locali, ma si devono intraprendere percorsi nazionali. Prima di tutto per trovare risorse per costruire nuove case popolari. Sul punto, si può fare l'esempio del "Piano casa" della giunta guidata da Mercedes Bresso (2005-2010). Dopo pochi anni, appena cambiata quella giunta, le risorse di quel piano casa sono state dirottate su altri canali proprio perché ragionevolmente c'era bisogno di fronteggiare altri problemi. Ma se si ritorna a considerare la questione casa fuori dal federalismo, con una politica nazionale che dirotta risorse vincolate per l'edilizia residenziale pubblica, questi problemi non sorgerebbero.
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