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Arrivato a fine corsa il calvario di Ottaviano Del Turco

Aggiornamento: 24 ago

La morte di Ottaviano del Turco, capolinea di un calvario fisico e spirituale immane vissuto negli ultimi sedici anni dall'ex Presidente della Regione Abruzzo, il cui nome era stato per anni familiare alle cronache sindacali e politiche come segretario aggiunto della Cgil, capo dell'area socialista, al tempo di Luciano Lama, riapre il triste capitolo del cinismo e della ingenerosità della politica, dell'assenza del dubbio e di quel minimo di solidarietà che dovrebbe essere alla base della convivenza civile per non deragliare nella disumanità più totale.

Ma la storia di Ottaviano del Turco, nato a Collelongo, un piccolo comune dell'Aquilano nel 1944, autodidatta, pittore, parlamentare e ministro delle finanze, presidente nel 2005 della Regione Abruzzo con il 58 per cento, è anche la cartina di tornasole che esiste e resiste la capacità di esporsi in nome dell'amicizia e della stima, anche nella disgrazia. Tra tutte le testimonianze, quelle che negli anni sono state espresse in maniera continuativa dal compagno nel Psi e nella Cgil Giuliano Cazzola e da Carlo Troilo, figlio di Ettore, che fu comandante partigiano in Abruzzo, fondatore della Brigata Maiella, e prefetto della Resistenza a Milano.

Certo, furono davvero pochi intimi il 14 luglio luglio del 2008, al momento del suo arresto per associazione a delinquere nell'ambito di un'inchiesta sulla sanità, a spezzare una lancia in suo favore. Anzi. Più calavano dettagliate e colorite le infamanti accuse di corruzione e di concussione, sostenute dall'unico suo grande accusatore, il dominus di un grande gruppo farmaceutico, e gli schizzi di fango diventavano autentiche colate, più i sentimenti si inaridivano e cresceva il deserto attorno a lui. Del resto, la sua formazione politica e culturale all'interno del Psi lo collocava antropologicamente nel girone dei potenziali ladri e ne autorizzava coram populo il biasimo, fino a chiedere la sospensione del vitalizio del Senato.

Silente il suo partito, il Pd, riluttante a chiedersi a chi giovasse l'azzeramento della giunta regionale abruzzese, defilati i cortigiani di professione, quelli in servizio permanente effettivo con sorriso a trentadue carati e l'aggettivazione esaltatoria facile e prêt-à-porter, Ottaviano Del Turco si ritrovò dalla sera, anzi dalla notte, momento del suo arresto, alla mattina nella polvere. Una polvere difficile da ripulire, nonostante che di processo in processo e sentenza dopo sentenza in più gradi di giudizio, la portata delle accuse si sia sensibilmente ridotta. Ma a ridursi, purtroppo, non è stato il male palese e quello oscuro che hanno cominciato a scavare nel corpo e nell'anima di Ottaviano Del Turco, colpito da leucemia e da patologie neurologiche che è quantomai arduo credere che siano del tutto estranee ai suoi drammatici vissuti.



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