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Allarme Usa e Israele: l'Iran è vicino alla bomba nucleare

Aggiornamento: 4 mar 2023



"Siamo preoccupati per l'arricchimento dell'uranio dell'Iran, non appena il viaggio di Grossi (direttore generale dell’Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica n.d.r., a sinistra nella foto) sarà terminato, prenderemo una decisione in al resoconto di questo viaggio". Così è intervenuto il rappresentante Usa per l'Iran, Robert Malley, sulle indiscrezioni che la Repubblica Islamica sarebbe prossima al raggiungimento della soglia di arricchimento dell'uranio al 90 per cento con cui produrre la bomba atomica. Alle indiscrezioni ha fatto seguito la presa di posizione di Stati Uniti e Israele, che secondo fonti di agenzia sarebbero pronte a un attacco contro i siti nucleari iraniani. In un articolo, Agenzia Nova afferma che "a far lievitare sensibilmente la comune preoccupazione è stato il ritrovamento di particelle di uranio arricchito all’83,7 per cento all’interno dell’impianto di Fordow, a sud di Teheran, da parte degli ispettori dell’Aiea". Tre analisti, Lion Udler, esperto di antiterrorismo e strategia militare israeliano; Ryan Costello, direttore per le politiche al National Iranian American Council; e Kelsey Davenport, direttrice per la politica di non proliferazione alla Arms Control Association, hanno confermato all'agenzia le possibilità di un raid preventivo aereo delle forze di Tel Aviv.

Robert Malley

La scoperta dell'uranio arricchito, com'era prevedibile, ha messo in allarme il Pentagono che attraverso il sottosegretario alla Difesa Usa, Colin Kahl, ha spiegato che "nelle condizioni attuali l’Iran potrebbe aver bisogno di soli 12 giorni per dotarsi di uranio arricchito a un livello tale da produrre un ordigno nucleare".

Agenzia Nova aggiunge che tra Stati Uniti e Israele è così in corso un intenso scambio di visite: ieri il capo degli Stati maggiori riuniti, il generale Mark Milley, si è recato in Israele, dove ha incontrato la controparte, il generale Herzl Halevi, e il ministro della Difesa, Yoav Gallant. La prossima settimana, secondo il portale “Axios”, il ministro per gli Affari strategici d’Israele, Ron Dermer, si recherà a Washington assieme al consigliere alla sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, mentre il capo del Pentagono, Lloyd Austin, è atteso negli stessi giorni a Gerusalemme. Tutti incontri che saranno dominati dal tema della minaccia iraniana. In questo scenario si colloca e si collega la missione del direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, in corso a Teheran.

La tensione sul teatro mediorientale è prossima al surriscaldamento e non lascerebbe margini di interpretazioni sulla volontà dell'Iran che, come ha sottolineato in un recente rapporto la stessa Aiea, Teheran ha aumentato le proprie scorte di materiale fissile di 18 volte rispetto a quelle consentite dall’accordo nucleare del 2015, e dispone ora di 3.760,8 chilogrammi. Il limite nell’accordo del 2015 era fissato a 202,8 chilogrammi di uranio.

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