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Allarme in Congo: nuova variante (più aggressiva) del vaiolo

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi

 

Che non si abbia più voglia di parlare di epidemie, dopo il trauma del Coronavirus, è più che comprensibile. Tuttavia l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (O.M.S.) relativamente alla diffusione del vaiolo, variante monkeypox, in 13 Paesi africani, con epicentro in Congo, non può essere trascurato, per i drammi che provoca in quelle popolazioni e per gli effetti scatenanti che può generare a livello globale. A spaventare è il contagio accertato di una persona rientrata in Svezia. Il fenomeno era già presente da tempo, ma a preoccupare è l’aumento del 160 per cento dei contagi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, con un tasso di mortalità di circa il 3-4 per cento. Ad oggi sono stati registrati più di 14 mila casi e 524 morti.

 

Sintomi e provvedimenti

Ci eravamo illusi che il vaiolo, malattia contagiosa di origine virale tra le più devastanti conosciute dall'umanità, fosse stata debellata (fu dichiarata eradicata nel 1980), grazie alla vaccinazione. La nuova variante non risulta particolarmente contagiosa e i magazzini virtuali (know how) e fisici (scorte di vaccini) fanno sì che non sussistano particolari preoccupazioni.

Dopo un periodo di incubazione di 7-19 giorni, rispetto alla forma classica di vaiolo, si distingue una fase pre-esantematica caratterizzata da febbre alta, malessere, cefalea intensa e dolore lombare, nella metà dei casi accompagnati da vomito e, più raramente, diarrea. Quella però che si sta sviluppando in Africa tra le scimmie è una nuova variante più letale, che può contagiare e uccidere anche le persone. A differenza delle precedenti epidemie di vaiolo delle scimmie, in cui le lesioni si manifestavano soprattutto sul petto, sulle mani e sui piedi, la nuova forma causa sintomi più lievi e lesioni sui genitali, rendendone più difficile l’individuazione: le persone potrebbero cioè essere contagiate da altre senza rendersene conto.

Le percentuali più alte si registrano tra le coloro che entravano in stretto contatto con animali selvatici infetti e tra omosessuali e bisessuali, ma ora la nuova variante del virus si sta diffondendo anche tra bambini e adulti in più di una dozzina di Paesi africani.


La situazione in Africa

A preoccupare è la scarsa disponibilità, nel Continente africano, di dosi di vaccino e per questo è quanto mai necessaria una mobilitazione a livello internazionale, in quanto oggi vengono utilizzate contromisure rispetto al vaiolo semplice e non quelle già predisposte per la nuova variante (analogo discorso per test diagnostici, farmaci e vaccini). Le autorità sanitarie congolesi hanno già richiesto 4 milioni di dosi per combattere la diffusione del virus. “Questo è qualcosa che dovrebbe preoccupare tutti noi. Il potenziale di ulteriore diffusione fuori dall’Africa è molto preoccupante”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. La situazione in quell’area africana è ulteriormente aggravata dalla presenza del gruppo jihadista dello Stato Islamico che continua a compiere attentati nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e che rallenta le azioni di monitoraggio e di contrasto della malattia. Il problema da sanitario diventa politico con la tendenza a sottovalutare i disastri provocati dall’estremismo islamico in quelle zone che impedisce di portare le cure necessarie.


La peste suina in Italia

Ma problemi, anche se per fortuna su un altro fronte, quello della peste suina, si registrano anche in Italia. Gli esperti dell'EU Veterinary Emergency Team della Commissione Ue nel fare il punto sull'evoluzione dell'epidemia in Italia hanno rilevato come nell'area settentrionale la trasmissione nei cinghiali e nei suini domestici metta in luce diverse criticità: dal debole coordinamento tra le regioni alle "risorse limitate" per la sorveglianza, passando per "il supporto finanziario insufficiente e i problemi tecnici" che accompagnano la costruzione di recinzioni. Il rischio è che l'epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure di contenimento. 

La strategia per combattere la Peste suina è già attiva nel Paese, come ha dichiarato il commissario straordinario designato per la Peste Suina Africana, Giovanni Filippini: "la nuova struttura commissariale ha immediatamente dato continuità alle azioni sanitarie di controllo e gestione dell'emergenza. Allo stesso tempo è stata elaborata, anche alla luce delle raccomandazioni formulate in esito alla missione degli esperti della Commissione europea, una rimodulazione della strategia già condivisa con i Ministeri competenti e pronta ad essere trasmessa a Bruxelles". 

 

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