All'Open Barn di Scalenghe, l'asta bovina che non ti aspetti
di Stefano E. Rossi
Cappellaccio a tesa larga da bovaro, una voce acuta che pronuncia numeri a raffica come fossero degli scioglilingua e poi, improvvisa, un’esultazione amplificata dallo squillo fulgente della campanella. Ci sono tanti modi per festeggiare i cento anni della propria impresa. Ma quando è il caso di un’azienda agricola, non penseresti di avere sorprese e già ti pregusti il rituale pranzo in cascina, in compagnia di sinceri e robusti agricoltori. Di sicuro non puoi immaginare d’imbatterti in Eric Liebens, il battitore d’asta fiammingo che ha monopolizzato la Open Barn, una specie di porte aperte rurale, che si è svolta ieri l'altro, 2 dicembre, dai fratelli Oitana a Scalenghe, comune di pianura a metà strada tra Pinerolo e Carmagnola.
Entrati in cascina ti si scalda subito il cuore. Non certo per la fredda e tersa aria invernale, che fa sembrare ancora più vicina la guglia del Monviso, quanto per l’accoglienza della famiglia e la curiosità che ferve per l’insolito invito.
Guido ed Ezio Oitana, terza generazione della storica azienda agricola, ai tempi da loro ribattezzata Fantasy Holstein, si sono inventati una forma quantomeno innovativa per festeggiare il centenario dell’allevamento di bovini da latte fondato dal nonno. E così, stalle, aie e fienili si sono d’un tratto trasformati nella sede di una vera e propria fiera agricola, con tanto di esposizione di trattori, stand di associazioni di categoria, di imprese produttive e di servizi, per il compiacimento degli oltre cinquecento allevatori e operatori del settore che si sono presentati all’appuntamento. E poi, nel primo pomeriggio, l’asta.
Il forte richiamo di gente, infatti, non può che ricondursi all’asta internazionale, indetta per la cessione al miglior offerente di alcuni tra i più pregiati capi della mandria, oltre a un paio di lotti d’embrione di selezionate vacche da latte.
Unica finora nel suo genere, perché un similare evento zootecnico non ha ancora preso piede in Italia, ha conseguito il voluto respiro internazionale per il coinvolgimento di una casa d’aste tedesca, specializzata nel gestire il mix multilingue e multimediatico di offerte, fatte sia in presenza, che online. La composizione geografica degli acquirenti è risultata molto variegata, con provenienze da altre regioni italiane e con interventi a distanza dai numerosi Paesi collegati.
In provincia di Torino, sono sempre più gli allevatori che coltivano con passione la propria attività e si fanno guidare dall’intuito innovativo e dall’intraprendenza per affrontare le nuove sfide competitive. In Guido Oitana, la passione per la genetica è nata all’inizio degli anni Novanta, quando il suo amico e consulente Carlo Valsecchi si è messo in macchina, con un piede ingessato di fresco, per farsi accompagnare da una sua collaboratrice fino in Piccardia, poco oltre Parigi. In Francia, li aspettava una vitella di poco più di un anno, di origini statunitensi, Blackstar Frisky, campionessa di mungitura e di fertilità. Di lì a poco avrebbe partorito qui da noi Fantasy Zizou, la capostipite di una lunga e pluripremiata genealogia di vacche Frisone, nate e cresciute nella nostra provincia. Una delle sue pronipoti è andata all’asta proprio lunedì e il suo è stato uno dei prezzi più generosi tra quelli battuti: 5,9 mila euro.
Dopo la prima progenitrice, in circa quarant’anni la discendenza si è ramificata con incroci tra le vitelle nate a Scalenghe ed il seme dei tori più promettenti al mondo, quelli della razza Holstein. Ora il gene di Fantasy Zizou si è propagato e, oggi, quasi mille pronipoti sono censite in Europa e anche oltre oceano. Dove, inserite, continuano a mantenere le promesse e, grazie alla loro dote genetica, riescono a far svoltare interi allevamenti sui parametri della fertilità, dell’efficienza e della produttività.
L’evento si è concluso e uscendo, all’imbrunire, si varcano le antiche volte dell’ingresso in mattoni rossi. L’esperienza appena vissuta si mescola con i ricordi ancora vicini della tradizione, che ci riportano all’ormai abbandonato Foro Boario, il mercato delle vacche, nel quale i prezzi si aggiravano intorno al migliaio di euro e le contrattazioni, rigorosamente verbali e in dialetto, erano suggellate dalla classica stretta di mano.
Ma oggi, forse, non è più il più tempo delle scarpe grosse e, nei giorni della digitalizzazione globalizzante, arriva un vento nuovo: la vendita all’incanto on-line, con pre-iscrizioni telematiche e, soprattutto, prezzi da favola, come quello dell’ultimo capo della collezione, a cui è stato assegnato un valore di 25 mila Euro.
Così, pur ancora stridendo con il sedimentato ambiente circostante, l’ottimo successo realizzato in termini economici e d’interesse da parte degli addetti ai lavori, fa immaginare che nella nostra regione vedremo presto altre repliche di un’asta come questa, cioè quelle di alto pregio genetico, un format che all’estero ha già iniziato da tempo ad essere molto praticato.
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