Afghanistan, ora l'Università è vietata alle donne
di Menandro
Sedici mesi. E' quanto ha impiegato il regime talebano islamico, al potere in Afghanistan dal 15 agosto del 2021, a gettare del tutto la maschera, dopo mesi passati a mimetizzare e minimizzare per l'Occidente - esattamente come previsto - la sua prepensione a mortificare e vessare l'universo femminile. Infatti, il regime ha vietato ufficialmente a tutte le donne afghane di frequentare l'Università e l'istruzione superiore. A questo punto, però, è necessario complimentarsi con questi cultori del delitto di genere per la pazienza impiegata prima di mettere al bando la cultura delle e per le donne. Sì, occorre essere loro grati perché avrebbero potuto nel giro di poche settimane riportare le donne dell'Afghanistan alla preistoria, all'era delle caverne, in cui l'uomo di Cro-Magnon le teneva al guinzaglio e le batteva con la clava, al primo impulso di desiderio di libertà. Invece, riconosciamolo, sono stati magnanimi: hanno concesso alle donne afghane ancora tempo, quasi a voler dare loro l'opportunità di percorrere "l'ultimo miglio", quello riservato ai condannati a morte, ma tutt'altro che verde come nell'iconografia hollywoodiana, perché in questi mesi l'armamentario della violenza non è mai stato ritirato dal regime talebano.
Anzi, è il contrario. Ma nell'Occidente democratico l'interesse per quanto avviene in Afghanistan è crollato ai minimi storici. Le notizie da Kabul non fanno più notizia. Una manna dal cielo per il regime che ha temporeggiato "intelligentemente", nel solco delle peggiori dittature, attendendo il momento propizio, quello giusto, in cui l'opinione pubblica internazionale è più che distratta (Ucraina, Iran, le consumistiche festività natalizie), per riportare le donne sugli alberi a nutrirsi di bacche e di ignoranza, asfissiandole con la loro stessa rabbia.
E' la parabola naturale di un potere misogino, violento e arrogante, che ha una visione del mondo diviso a metà, in cui una parte è soltanto suddita, priva di diritti, alla mercé dell'altra che deve servire e a cui deve obbedire. Anche in ciò l'Occidente, burattinaio principe nella gerarchia di valori e principi - interessato a "investire" in armamenti e influenze, e a costruire burattini in un'altra parte del mondo, può rimirare il suo fallimento, la sua inutile e ventennale occupazione militare, i suoi miliardi di dollari gettati al vento e finiti nelle tasche di figure corrotte, imbelli e vili, leste nel rimpinguare i propri conti correnti all'estero e altrettanto rapide nell'abbandonare il proprio paese e la popolazione a un drammatico destino.
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