Adozione forzata bimbi ucraini: sanzionate le autorità russe
Aggiornamento: 24 ott
di Renato Caputo
Il 15 settembre 2022, l'Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha inserito, nella lista delle autorità russe sanzionate, Maria Alexeyevna Lvova-Belova, Commissaria presidenziale per i diritti dei bambini. Maria Alexeyevna Lvova-Belova, lavorando alle dirette dipendenze del presidente Putin, ha avuto un ruolo attivo nelle attività messe in atto dalla Federazione Russa per la deportazione di migliaia di bambini ucraini in Russia. Specificatamente, Lvova-Belova ha promosso sia l'adozione forzata di bambini ucraini da parte di famiglie russe sia la cosiddetta "educazione patriottica" dei bambini ucraini. È considerata, inoltre, tra le maggiori sostenitrici dei decreti firmati dal presidente Putin il 25 maggio e l’11 luglio che hanno facilitato l’ottenimento della cittadinanza russa per i bambini che provengono dall’Ucraina e la loro adozione.
I provvedimenti internazionali
Lvova-Belova è stata “sanzionata” negli Stati Uniti ai sensi della EO 14024[1] in quanto alto funzionario esecutivo del Governo russo. Ma l’iniziativa statunitense non è isolata, la commissaria russa è stata sanzionata anche da Australia, Canada, UE, Svizzera e Regno Unito. Nel corso di questi mesi anche le Nazioni Unite hanno affermato che ci sono accuse credibili secondo cui le forze russe hanno inviato bambini ucraini in Russia per l'adozione come parte di un programma di trasferimento forzato e deportazione su larga scala.
L’Ambasciatrice Ilze Brands Kehris[2], Segretario generale aggiunto per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato nel corso di una recente riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che l’esercito del Cremlino sta anche conducendo operazioni di "filtrazione" in cui gli ucraini nei territori occupati devono affrontare controlli di sicurezza sistematici. In particolare, l'Ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR) ha documentato casi di "filtrazione" durante i quali «le forze armate russe e i gruppi armati affiliati hanno sottoposto le persone a perquisizioni corporali, a volte comportando nudità forzata, e interrogatori dettagliati sul background personale, i legami familiari, le opinioni politiche e le fedeltà dell'individuo in questione».
L'intervento della Nazioni Unite
Brands Kehris ha affermato che, in questo contesto, ci sono state accuse credibili di trasferimenti forzati di bambini ucraini nel "territorio occupato dalla Russia o nella stessa Federazione Russa", aggiungendo: «Siamo preoccupati che le autorità russe abbiano adottato una procedura semplificata per concedere la cittadinanza russa ai bambini senza cure parentali e che questi bambini possano essere adottati dalle famiglie russe».
Anche Linda Thomas-Greenfield, Ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, è intervenuta sulla questione, affermando: «Abbiamo prove che centinaia di migliaia di ucraini, compresi bambini, sono stati interrogati, detenuti e deportati con la forza. Alcuni semplicemente svaniscono. Un numero crescente di testimoni oculari e sopravvissuti alle operazioni di filtrazione racconta le minacce, molestie e tortura da parte delle forze di sicurezza russe. Sono stati oggetto di perquisizioni invasive, interrogatori in circostanze disumane e umilianti. Ciò a cui si riduce è una serie di orrori che accadono in tempo reale in Europa che ricordano un periodo molto oscuro del passato». Secondo quanto riferito dall’ambasciatrice statunitense: «più di 1.800 bambini sono stati trasferiti dalle aree occupate dell'Ucraina alla Russia».
Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari politici, Rosemary Di Carlo, ha affermato che «Le persistenti accuse di sfollamento forzato, deportazione e cosiddetti “campi di filtrazione” gestiti dalla Federazione Russa e dalle forze locali affiliate sono estremamente inquietanti». Del resto, anche la parte russa sono giunte alcune conferme, sebbene in modo indiretto. La conferma che si tratti di bambini ucraini arriva dalle stesse autorità di Rostov sul Don, che però parlano di minori “salvati” dai soldati russi e portati fuori dalle zone di guerra e soprattutto orfani, quando in effetti spesso questi piccoli hanno ancora almeno un genitore che potrebbe prendersi cura di loro. Kseniya Mishonova, il difensore civico per i bambini nella regione di Mosca, ha affermato che, da aprile, decine di bambini sono già stati assegnati alle “cure temporanee” di famiglie nel territorio della capitale.
Le spiegazioni del Cremlino
Il governatore della regione di Mosca, Andrey Yuryevich Vorobyov, ha parlato espressamente di «preparare una opportunità di adozione» per questi bambini, mentre veniva mostrato su un canale TV russo mentre li accoglieva alla stazione, insieme con un gruppo di psicologi, che aveva il compito di farli sentire a loro agio il più possibile. Questi luoghi divengono quindi dei veri e propri centri di smistamento per il nuovo futuro da cittadini russi, lontani dai propri cari e dalla terra in cui sono nati e strumenti nelle mani di Mosca per riequilibrare il saldo demografico del Paese.
La Russia non ha ratificato la Convenzione dell’Aia del 1993 sulla protezione dei bambini e la cooperazione in materia di adozione internazionale, unico quadro legale transnazionale che consente le procedure di adozione internazionale. Secondo Dmytro Lubinets, Commissario del Parlamento ucraino per i diritti umani, lo scorso 20 luglio, 108 bambini ucraini - originari della regione di Donetsk - sono già stati adottati.
Come temono gli inquirenti nominati dal Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni unite, questi minori rischiano tutti di essere adottati da famiglie russe.
Non dovrebbe accadere eppure accade, con l’aggravante che oggi tutti sappiamo.
Note
[1] Executive Order 14024 del 15 aprile 2021 “Blocking Property With Respect To Specified Harmful Foreign Activities of the Government of the Russian Federation”, Presidential Order, https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://home.treasury.gov/system/files/126/14024.pdf&ved=2ahUKEwjpt7O2hZn6AhWkMewKHdAKBdgQFnoECA8QAQ&usg=AOvVaw39ETI4Hej595NIC0Z_hfC1. [2] Segretario generale aggiunto per i diritti umani e capo Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) a New York - Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR).
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