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Addio al "ragno nero" di Milan e Roma, Fabio Cudicini

di Vice


Dopo Aldo Agroppi, un altro grande del calcio italiano ci lascia, è Fabio Cudicini. La sua è stata una carriera strana. Ma simile a tanti altri campioni che per un destino singolare e fortuite coincidenza si sono ritrovati a vivere una seconda giovinezza.

Quando arrivò al Milan, nel 1967, non pochi storsero il naso. Che cosa avrebbe potuto aggiungere al Diavolo rossonero un portiere non più nel fiore dell'età, trentaduenne, "parcheggiato" al Brescia, dopo una carriera in una squadra, la Roma, che poco aveva vinto - una Coppa delle Fiere e una Coppa Italia - e ancora meno brillato in campionato in quel decennio?

Ma Nereo Rocco, il paron, triestino come lui, che ne aveva caldeggiato l'acquisto come secondo portiere, dietro il giovane e titolare Pierangelo Belli (classe 1944), aveva visto giusto e ancor più intuito le potenzialità di quel lungagnone - oltre l'1,90 - e magro, che aveva preso l'abitudine di vestirsi in nero, alla Jascin, il grande e celebre portiere della nazionale sovietica, e per questo soprannominato il "ragno nero". Del resto, il Paron non si negava il piacere di scommettere sulla carta d'identità dei calciatori, e in quella stessa stagione aveva richiesto l'ingaggio di un altro "vecchietto", lo svedese Kurt Hamrin, classe 1934, prelevato dalla Fiorentina, e convinto la società a trattenere l'italo-brasiliano Angelo Sormani, detto il "Pelè bianco", che mai del tutto aveva convinto alla Roma alla Sampdoria.

Fabio Cudicini, figlio d'arte, suo padre Guglielmo (morto nel 2007 all'età di 104) aveva giocato come difensore nella Triestina ed aveva avuto compagno di squadra anche Nereo Rocco, si ritrovò così in un Milan stellare, guidato dalla bacchetta magica di Gianni Rivera, primo in classifica già il 10 dicembre del 1967, e campione d'Italia al termine del campionato con ben 9 punti di vantaggio sul Napoli. Tuttavia, in quella squadra gli esordi non erano stati esenti da critiche. In Milan-Spal, 3-2., in molti avevano rimpianto il titolare Belli, contestando le scelte di Rocco che cocciuto, testardo, avrebbe riproposto Cudicini anche la settimana successiva a Firenze (2-0 per il Milan) e da quel momento sempre, anche nelle partite che nel '68 e nel '69 diedero al Diavolo i trofei di Coppa delle Coppe, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale.

Fabio Cudicini, padre di Carlo, portiere del Chelsea e del Totthenam, appese i guanti al chiodo nel 1972 innalzando con i rossoneri la Coppa Italia. Le statistiche ci restituiscono un atleta che dai 32 ai 27 anni giocò ancora 183 partite subendo 108 gol. Un grande esempio di passione e serietà sportiva.

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